1924-2018

Morto Bush senior, il presidente Usa che chiuse la Guerra Fredda

di Ugo Tramballi

(Reuters)

3' di lettura

Avere un figlio è un fatto privato, un figlio presidente no: l'unica ombra della carriera pubblica di George H.W. Bush è quella di essere stato il padre di George W. Bush, l'uomo che ha reagito all'11 Settembre come Osama bin Laden sperava, ha combattuto una guerra inutile (l'Iraq), ha lasciato l'America in una voragine economica, minando la grandeur americana che Bush il vecchio aveva portato al suo apice.

Se il figlio ha accelerato il declino della Potenza “indispensabile”, il padre aveva dimostrato la necessità dell'America nel mondo; se il figlio non è mai uscito da una mediocrità che il credito del nome di famiglia ha sempre protetto, il padre quel nome lo aveva reso nobile. Quando nel 2000 George W. diventò presidente, George H.W. cercò di affidarlo ai vecchi consiglieri dell'aristocrazia repubblicana internazionalista come Brent Scowcroft, James Backer, Henry Kissinger. George W. scelse invece i neocon imperialisti. Se dunque la stirpe dei Bush entrerà nella Storia americana, sarà per merito del padre, il 41° presidente; non del figlio, il 43°.

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La vita pubblica di George Herbert Walker Bush, nato nel 1924, sembra quella di un Capitan America. Studi a Yale, interrotti per combattere nel Pacifico come pilota da caccia a 18 anni; ritorno a Yale da eroe e ingresso nella società segreta Skull and Bones di Yale, dalla quale è uscita una parte rilevante della classe dirigente nazionale conservatrice. La prima elezione da deputato nel 1966 è l'inizio di una lunga carriera politica: ambasciatore degli Stati Uniti all'Onu e nella Cina Popolare, direttore della Cia, presidente del Partito repubblicano, vicepresidente degli Stati Uniti all'ombra di Ronald Reagan, per due mandati; presidente per uno, sconfitto per il secondo da Bill Clinton.

Ma quelli alla Casa Bianca da 41° commander in chief definiscono l'intero profilo di George H.W. La storia racconta che fu Reagan a vincere la Guerra fredda. Ma quando lasciò la presidenza nel 1988, si sapeva solo che l'Unione Sovietica era entrata in una crisi irreversibile: non come e quando sarebbe arrivata al dunque, quali conseguenze avrebbe avuto sulla stabilità europea, che mondo ne sarebbe venuto fuori e chi lo avrebbe guidato.

Dal 1988 al 1992 George H.W. diede le risposte. Aiutò la Russia a non implodere, cercò di salvare Michail Gorbaciov fino all'ultimo ma poi rafforzò Boris Eltsin affinché prendesse il potere: non sarebbero stati anni facili per la Russia ma Eltsin evitò che a un comunismo morente subentrasse un brutale nazionalismo russo: sebbene solo per un decennio. George H.W. mise in sicurezza l'arsenale nucleare sovietico, convinse gli europei ad accettare la riunificazione tedesca, iniziò un piano di aiuti economici per i Paesi dell'Est che stavano tornando alla libertà. In breve, impedì che in Europa scoppiasse la terza guerra mondiale.

Poi il Medio Oriente. Liberò il Kuwait senza invadere l'Iraq, affidando a Norman Schwarzkopf una coalizione militare mai vista prima né dopo: accanto agli occidentali combatterono tutti gli arabi, compresi i siriani. Piegato Saddam Hussein e distrutto il suo potenziale militare, George Bush si rivolse al conflitto fra israeliani e palestinesi. Fu lui a imporre a Yitzhak Shamir, premier ultra-conservatore del Likud, la conferenza di pace di Madrid, minacciando di tagliare gli aiuti economici se Israele non avesse sospeso la costruzione di colonie nei Territori occupati: “per ogni mattone posato, un dollaro in meno”.

Tutto questo fece George H.W. il politico. Nato nel New England, seppe anche trasformarsi con successo in un petroliere di Huston, facendo dei ranch del Texas e non più delle coste frastagliate del Massachusetts, il marchio geografico della famiglia. Eppure gli sfuggì sempre l'aspetto economico della politica: è ciò che gli fece perdere la rielezione del 1992. “It's Economy stupid” non è solo l'irrispettoso ma efficace slogan elettorale inventato dallo staff di Bill Clinton. Fu il passaggio storico dalla Guerra fredda, quando l'ideologia e la politica erano fondamentali, a un mondo in cui l'economia avrebbe definito più di ogni altra cosa la geopolitica. L'uomo del XX secolo, che aveva salvato il mondo dalla Terza guerra mondiale, non lo poteva capire.

Negli ultimi anni della sua vita “Bush 41” avrà fatto ancora più fatica a comprendere cosa abbia spinto i suoi concittadini a eleggere Donald Trump quarantacinquesimo presidente. Il destino ha reso omaggio a un grande amore, permettendo a George H.W. di morire pochi mesi dopo la moglie Barbara. Ma se ha deciso di far morire un uomo così coriaceo ai tempi di un repubblicano tanto diverso da lui, il destino aveva un secondo scopo: rendere ancora più triste il passaggio da una grande a una piccola America.

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