Morto Davide Rebellin, travolto in bici da un camion
Ciclista professionista fino a quest’anno, è stato travolto da un camion mentre era in sella alla sua bicicletta oggi lungo la strada Regionale 11, a Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza
di Dario Ceccarelli
I punti chiave
3' di lettura
È una di quelle notizie che ti colpiscono allo stomaco. Che ti fanno male perchè sai già che verrà derubricata come «ennesimo incidente della strada». E che poi, consumato il dolore, non cambierà nulla. Tutto resterà come prima. Come spesso capita in Italia, e non solo, per il ciclismo. La morte di Davide Rebellin, 51 anni, investito da un camion lungo la Regionale 11 a Montebello Vicentino, lascia sgomenti e senza parole. La stessa dinamica dell’incidente è ancora frammentaria, con i soliti vuoti difficili da colmare. Rebellin, che dopo una carriera di 30 anni (1992-2022) aveva smesso proprio quest’anno di correre, sarebbe stato colpito da un mezzo pesante uscito da una rotatoria poco dopo l’ora di pranzo.
La dinamica
L’autista del mezzo veniva da una vicina trattoria e, dopo l’impatto, secondo una prima ricostruzione, si sarebbe allontanato senza neppure fermarsi. Non è neanche chiaro se sia accorto di cosa fosse successo. Quando sono arrivati i soccorsi Rebellin era già morto. E dell’autista, ricercato dagli inquirenti, non c’era traccia. Questo è il fatto, che verrà sicuramente aggiornato da nuovi dettagli. Che però aggiungeranno poco o nulla a quanto sappiamo: che in Italia questi incidenti, soprattutto quando c’è di mezzo un ciclista o un gruppo di ciclisti, si ripetono con una frequenza agghiacciante. Ogni anno ne muoiono 250. E i feriti sono migliaia. E crescono. Con la crescita, anche nelle città e nei piccoli centri, della diffusione delle due ruote.
Il precedente di Scarponi
Basti pensare che sono passati solo cinque anni dal 22 aprile 2017, da un altro drammatico incidente che ebbe come vittima un altro noto campione della strada, Michele Scarponi, anche lui travolto da un furgone che gli era andato addosso procedendo da direzione opposta. Scarponi era a tre chilometri da casa sua, a Filottrano un paesino in provincia di Ancona. «Sono stato abbagliato dal sole», disse in lacrime l’autista. Ma intanto Scarponi, campione amatissimo, era morto a soli 37 anni. Anche Rebellin è stato un ottimo corridore. Che ha firmato corse importanti e ha anche conquistato una medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008. Argento che gli venne tolto l’anno successivo per una accusa di doping che poi finì in nulla. Ma quello che più colpisce di Davide è la sua passione. Il suo attaccamento al ciclismo. «Mai visto un professionista come lui», ricorda commosso Davide Cassani, ex cittì azzurro.
Una carriera lunga 30 anni
«Rebellin era diventato professionista nel 1992, dopo le Olimpiadi di Barcellona. Eravamo alla GB-MG con Ferretti direttore sportivo. Si allenava tantissimo, sempre più di noi. Non smetteva mai. A lui piaceva soprattutto correre, andare in bicicletta. Era il suo mondo, la sua vita. E ha proseguito per 30 anni. Credo sia un record assoluto per un professionista. Anche nelle ultime stagioni, pur avendo 50 anni, l’ha fatto con grande dignità e orgoglio». Una vicenda amara, quasi paradossale quella di Rebellin. Poco più di un mese fa aveva partecipato alla Veneto Classic, la sua ultima corsa prima di ritirarsi. Ma prima, dopo gli anni d’oro, ha gareggiato per diverse formazioni minori. Senza mai lamentarsi, senza mai prendersela con qualcuno, lui che aveva un curriculum di prim’ordine. Che era famoso in tutto il mondo. Solo una cosa gli interessava. Che fosse riconosciuta la sua innocenza dalle accuse di positività al Cera, un prodotto dopante molto diffuso nel decennio scorso.
La sentenza del Tribunale di Padova
Il Tribunale di Padova, comunque, alla fine gli diede ragione. «Non mi interessano le medaglie», commenterà poi. «Mi preme poter fare questo mestiere a testa alta. Vecchio? No, non mi sento vecchio, almeno finché ho voglia di pedalare, di stare in mezzo al gruppo. La vecchiaia non mi fa paura, anzi per me è motivo d’orgoglio continuare ad alimentare la passione che ho fin da bambino». Nato il 9 agosto 1971, Rebellin ha attraversato la storia del ciclismo moderno. Ha pedalato tra due secoli con moltissimi big, a partire da Franco Chioccioli, Mario Cipollini e Franco Ballerini. Sono tante le classiche che ha conquistato, ma la sua annata d’oro fu il 2004, quando diviene il primo corridore della storia a vincere in otto giorni Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi Basto-Liegi. Ma nel suo palmares spiccano anche una Parigi-Nizza, una Tirreno-Adriatico, il Gp di Francoforte e di San Sebastian. Fu anche maglia rosa, ma sempre alla sua maniera. Con semplicità e modestia, come se vincere fosse una cosa normale, che fa parte del mestiere di un ciclista. Da non vantarsi troppo, ma da vivere con orgoglio e dignità. Addio quindi a Davide Rebellin, campione della strada come nessun altro. E rappresentante, anche nella cattiva sorte, di tutti quei ciclisti, campioni, amatori e gente comune, che ogni giorno pagano un inaccettabile tributo: quello della vita.
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