Infarto nella notte

Morto Flavio Carboni, l’uomo d’affari al centro di molti grandi misteri italiani

Aveva compiuto 90 anni da pochi giorni. Dal crack del Banco Ambrosiano all’omicidio di Roberto Calvi, Carboni era stato tirato in ballo in molti grandi gialli italiani

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È morto a Roma Flavio Carboni, l’uomo d’affari al centro di molti dei grandi misteri italiani. Carboni, che aveva compiuto 90 anni da pochi giorni, sarebbe stato colpito da un infarto nella notte. Dal crack del Banco Ambrosiano all’omicidio di Roberto Calvi, fatti per i quali è stato assolto in via definitiva, Carboni era stato tirato in ballo in tutti i principali grandi gialli italiani, con alcuni dei quali però - come la Loggia P2 - aveva sempre negato di avere a che fare: «Non ho mai conosciuto Gelli, non ho mai fatto parte della P2». Anzi, «non ho mai fatto parte della massoneria in generale. Che poi abbia conosciuto tanti personaggi di primissimo piano - come tutti a quell’epoca del resto - che potessero avere simpatie o aderire a logge è un’altra storia», le sue parole in una recente intervista a un’agenzia di stampa, che riportiamo di seguito nelle sue parti più salienti.

L’ultima intervista

«Non ho mai conosciuto Gelli, non ho mai fatto parte della P2». Anzi, «non ho mai fatto parte della massoneria in generale. Che poi abbia conosciuto tanti personaggi di primissimo piano - come tutti a quell’epoca del resto - che potessero avere simpatie o aderire a logge è un’altra storia». A parlare, l’11 marzo dello scorso anno, è Flavio Carboni, morto oggi a Roma, imprenditore e uomo d’affari tirato in ballo in tanti misteri italiani, dal crack del Banco Ambrosiano all’omicidio di Roberto Calvi, fino alla cosidetta loggia P3, ribattezzata così dalla stampa proprio per sottolinearne l’asserita assonanza con la loggia P2 di Licio Gelli, caso ancora aperto per il quale nel 2018 Carboni è stato condannato in I grado a 6 anni e 6 mesi.

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Una storia, quella della P3, che l’imprenditore nell’intervista liquidava come «un’altra grottesca invenzione», sottolineando come «di tutti i personaggi che sarebbero stati coinvolti nella P2 non ce n’era uno in questa che hanno chiamato P3... Né nessuno peraltro che avesse una qualche partecipazione in organizzazioni massoniche di sorta...». Quanto alla loggia di Gelli, raccontava, «ho avuto un rapporto molto intenso con Armando Corona, gran maestro del Grande Oriente, e della P2 so quello che mi ha detto lui - racconta Carboni - Uno dei grandi protagonisti della formazione di quella branca massonica penso sia stato Umberto Ortolani, credo possa definirsi il ’padre’ della P2. Poi Gelli ne è stato un ottimo allievo nello svilupparla e nel raccogliere tutte quelle adesioni molto importanti, di qualità... Ci sarebbe stato perfino l’allora capo del Sismi, Giuseppe Santovito. Se c’è qualcosa da domandarsi, dunque, è come mai la P2 abbia raccolto il consenso di tanti autorevoli personaggi».

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