Mps, spuntano richieste per altri 1,8 miliardi. Ceduti Npl per 900 milioni
Atteso il via libera dalla Bce per l’aumento di capitale. L’assemblea fissata per il 15 settembre. L’utile del semestre a quota 27 milioni
di Luca Davi
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I punti chiave
4' di lettura
Banca Mps chiude il secondo trimestre con risultati in calo e scende in Borsa, complice anche un nuova doppia richiesta danni per complessivi 1,8 miliardi. Ma nel contempo allarga il consorzio delle banche d’affari a garanzia del buon esito dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi.
E’ un mix di buone e cattive notizie, la semestrale presentata oggi dal ceo Luigi Lovaglio, che sottolinea però come la banca stia «procedendo a tutta velocità nell’esecuzione del piano e siamo convinti che sarà impossibile fermare la nostra determinazione, raggiungeremo tutti gli obiettivi».
Sotto il profilo contabile, la banca fa segnare un calo: l’utile di 18 milioni registrato tra marzo e giugno porta il risultato netto semestrale a 27 milioni, dato che si confronta con un utile netto di 202 milioni dello stesso periodo 2021. Il risultato operativo netto frena così a 230 milioni dai 326,9 milioni del periodo corrispondente.
I conti del semestre
La frenata è dei ricavi complessivi, che flettono a 1,522 miliardi, giù del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: la banca spiega che la discesa si deve «principalmente» alla diminuzione degli altri ricavi della gestione finanziaria, sostanzialmente dimezzati, in particolare «minori utili derivanti dalla cessione dei titoli, un minore risultato della negoziazione e un minor contributo generato dalle partecipazioni assicurative nelle società collegate Axa».
Sotto il profilo del margine di intermediazione, la banca mostra una sostanziale tenuta, a conferma della vivacità della rete. Il margine di interesse cresce nel semestre sale del 12,8%, a 660 milioni, mentre flettono le commissioni nette, a 728 milioni (-3,5%). Ancora stabili gli oneri operativi (-0,4% a 1.068 milioni), voce su cui si faranno sentire nei prossimi trimestri i 3.500 esuberi concordati con i sindacati. «L’accordo con i sindacati prevede uscite per 3.500 unità. Abbiamo 4084 persone che possono uscire tramite il fondo di solidarietà, l’accordo sindacale copre l’80% e grazie a queste uscite ci aspettiamo una riduzione dei costi di 270mila euro anno su anno. L’accordo dovrebbe permettere di iniettare forze nuove nella banca, seguiremo attentamente la situazione e agiremo in base al piano industriale», ha aggiunto Lovaglio, in call con gli analisti
Nuove richieste danni per 1,8 miliardi
La vera sorpresa è la doppia nuova richiesta danni per complessivi 1,8 miliardi. Si tratta di richieste stragiudiziali pervenute nel secondo trimestre da una società di consulenza per conto di investitori istituzionali in relazione alle «note vicende relative alle informazioni finanziarie». A una prima richiesta danni da un miliardo, è seguita all’inizio di agosto un reclamo della stessa natura da 800 milioni di euro dalla medesima società di consulenza.
Per la banca si tratta di «posizioni palesemente disomogenee sotto più profili, di assoluta indeterminatezza e generiche». Ma nel contempo la banca ha effettuato accantonamenti al fondo rischi e oneri negativi per -78 mln di euro, dovuti prevalentemente a rischi legali. Anche a detta di consulenti legali della banca «non sussistono le condizioni per l’effettuazione di qualsiasi stima di danno, ciononostante la Banca ha provveduto ad effettuare accantonamenti», spiega la nota.
Per il ceo Luigi Lovaglio, «l’incremento delle richieste extragiudiziali è «seriale» e «abbiamo chiesto un parere ai nostri legali e, secondo loro, queste richieste sono estremamente dubbie quasi da non giustificare accantonamenti da parte della banca, abbiamo dato mandato ai legali di proteggere gli interessi della banca».
Frena la raccolta diretta
Segnali di contrazione arrivano dalla raccolta diretta, che scende del 6,6%, a 84,3 miliardi, con finanziamenti alla clientela in lieve calo (-1%, a 78,6 miliardi), di cui però la componente performing, al netto dei pronti/termine, si pone in crescita dell'1% anno su anno.
Il totale dei crediti deteriorati del gruppo al 30 giugno pari a 4,1 miliardi lordi, in lieve aumento rispetto a fine marzo (4 miliardi) scende a 3,2 miliardi, in calo del 25% annuo, tenuto conto dell'operazione di cessione appena finalizzata, col rapporto fra crediti deteriorati lordi e crediti totali (Npe ratio) pari al 3,9% proforma, in calo di 100 punti base rispetto al 30 giugno 2021.
La cessione degli Npl
Buone notizie invece arrivano dal derisking: la banca ha firmato per la cessione di un portafoglio di 900 milioni di crediti deteriorati. La gara è stata vinta da tre società: Intrum, cui è andato un portafoglio di Npl di 365 milioni; Amco, società pubblica controllata dal Tesoro, che ha annunciato la firma di un accordo vincolante per l'acquisto di 208 milioni (valore lordo) di crediti in sofferenza garantiti; Illimity, che ha comprato la parte di portafoglio rimanente. L'acquisizione è attesa perfezionarsi nel quarto trimestre del 2022.
Si allarga il consorzio, autorizzazione Bce attesa a settimane
Si allarga il consorzio di banche che dovranno garantire il buon esito dell’aumento di capitale della banca. In una nota la banca rivela che Banco Santander, Barclays Bank Ireland, Societe Generale e Stifel Europe Bank, in qualità di joint bookrunners, si sono unite a BofA Securities Europe, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca (in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners), entrando a far parte del consorzio di garanzia per l'aumento. E intanto la banca stima che l’autorizzazione della Bce per l’aumento di capitale possa arrivare nelle prossime settimane «e comunque prima del 15 settembre, data di convocazione dell’assemblea». Mps aggiunge che sta continuando «a fornire tutti i chiarimenti necessari richiesti dalla Bce, nel contesto della relativa attività istruttoria».
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