Mps giù in Borsa, investitori freddi su M&A nonostante la "promozione" della Bce
Il giudizio della banca centrale, segnalano molti osservatori, conferma i progressi del percorso di rilancio della banca guidata dall'a.d. Luigi Lovaglio, che potrebbe tornare nel mirino di potenziali acquirenti. E secondo indiscrezioni, il Mef avrebbe già avviato colloqui con UniCredit, Banco Bpm e Unipol
di Paolo Paronetto
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - La "promozione" della Bce, che ha confermato i requisiti patrimoniali Srep e rimosso il divieto alla distribuzione dei dividendi, continua a non scaldare il titolo Banca Mps a Piazza Affari. Le quotazioni dell'istituto senese sono scese intorno a 1,907 euro (dopo il -0,68% della vigilia). Il giudizio della banca centrale, segnalano molti osservatori, conferma i progressi del percorso di rilancio della banca guidata dall'a.d. Luigi Lovaglio, che potrebbero riportare la banca nel mirino di potenziali acquirenti. In questo senso, secondo quanto riferito dal Messaggero, il Tesoro avrebbe avviato colloqui con Unicredit, Banco Bpm e Unipol. Il Mef deve vendere il proprio 64% del capitale, e in base al piano autorizzato dall'Europa, la scelta di un partner dovrebbe avvenire entro giugno 2024. Al momento, tuttavia, le possibili controparti avrebbero segnalato che alle condizioni attuali una fusione con Mps rimarrebbe ancora non conveniente.
Tra le ipotesi allo studio ci sarebbe così anche la cessione di circa 500-800 sportelli sui 1.368 totali per rendere l'operazione meno indigesta. «Non escludiamo che un possibile interesse M&A per la banca possa aumentare quando ci sarà più visibilità sulla sua redditività, presumibilmente tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024», scrivono gli analisti di Equita.
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