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Mps giù, ora partono le scommesse su nuovi soci e tempi M&A

Per gli analisti di Equita M&A non è necessariamente uno scenario di breve termine. Intermonte si interroga sulla quota rimasta al Tesoro e le cedole

di Enrico Miele

.(Afp)

2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - A Piazza Affari è il grande giorno del Banca Mps, tra girandole di voci su possibili M&A, trattative Mef-Ue per i tempi di uscita dal capitale e ipotesi di ritorno al dividendo prima del previsto. La prima fase della privatizzazione bis di Rocca Salimbeni, infatti, si è chiusa con la cessione del 25% da parte del ministero dell’Economia e un incasso conseguente di 920 milioni. Le azioni sono state piazzate dal Mef a 2,92 euro l’una, valore al quale questa mattina si è subito allineato il titolo in Borsa.

Ma è solo l’inizio, perché con il Tesoro sceso dal 64,23% al 39,23% del capitale dell’istituto senese, il mercato si interroga su quale sarà il destino della banca nei prossimi mesi. Il piazzamento delle azioni da parte del Mef, scrivono a caldo gli analisti di Equita, «non è del tutto inatteso considerando la recente forte performance del titolo (+30% nell’ultimo mese), supportata oltre che dal miglioramento operativo della banca, anche dalla riduzione del ‘petitum’ di rischi straordinari (il 27 novembre ci sarà inoltre la sentenza d’appello sul caso Viola Profumo), dal recente doppio upgrade di Fitch sull’emittente e dal miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s sul rating sovrano». Secondo quanto emerso da indiscrezioni di stampa, sottolinea il broker, «il piazzamento non avrebbe visto l’ingresso di un operatore industriale nel capitale della banca». In ogni caso, «nell’attuale contesto di mercato continuiamo a non vedere necessariamente l’M&A come uno scenario di breve termine» concludono da Equita.

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Ma il nodo è anche il termine per l’addio definitivo del Mef dal capitale. «Il governo – ipotizzano gli analisti di Intermonte – dovrebbe ora poter chiedere un rinvio al 2025 per l'uscita definitiva da Mps, ovvero la vendita della quota residua del 39,2% (per la quale è stato concordato un ‘lock up’ di 90 giorni)». E mentre si moltiplicano le ipotesi sul risiko bancario, vengono tirate in ballo come più volte in passato Banco Bpm (-1,9%), Bper (-1,1%) e UniCredit (-1,2%) ma «tutte finora sono state smentite» e «in teoria, il governo potrebbe aver mantenuto una quota del 39,2% per costituire un eventuale terzo polo bancario».

Giorgetti: usciremo da Mps quando condizioni di mercato saranno congrue

Ora gli occhi si spostano anche sul palazzo di giustizia a Milano. Il prossimo evento «che potrebbe rappresentare un trigger per il titolo», ricordano gli analisti, è «la sentenza della Corte d'Appello di Viola/Profumo (la stessa di Vigni/Mussari, che sono stati assolti)». Intermonte chiude allora con un’ipotesi: «Ci chiediamo anche se la banca possa anticipare al 2023 il ritorno a una politica di dividendi standard (ora il primo ‘dividend per share’ in contanti è previsto sui conti del 2024, quindi pagabile nel 2025)» e nel frattempo «prevediamo una possibile volatilità a breve termine. In ogni caso, la potenziale domanda di investitori in ‘accelerated bookbuilding’ potrebbe suggerire un rinnovato interesse per la equity story della banca senese».Resta, come detto in premessa, il dubbio su chi siano i nuovi soci di Mps. Secondo indiscrezioni, raccolte da Il Messaggero, si ipotizzano alcuni big come BlackRock, State Street, Wellington Management e anche Amundi (controllata da Crédit Agricole).

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