Banche

Mps, sul tavolo il rebus dell’aumento: i 2,5 miliardi possono non bastare

La cifra finale verrà cristallizzata solo nei prossimi mesi, una volta che il nuovo piano industriale sarà formalmente approvato dalla Banca Centrale Europea e si capirà, a quel punto, il deficit patrimoniale definitivo

di Luca Davi

Mps, Orcel (Unicredit): "Operazione poteva essere realizzata, ma non ad ogni costo"

I punti chiave

  • L’insediamento di Lovaglio
  • La premonizione di Franco
  • Il verdetto della Banca centrale europea

3' di lettura

La cifra finale verrà cristallizzata solo nei prossimi mesi, una volta che il nuovo piano industriale sarà formalmente approvato dalla Banca Centrale Europea e si capirà, a quel punto, il deficit patrimoniale definitivo. Ma già ora sul mercato si inizia a ipotizzare che l’aumento di Banca Mps sia destinato a lievitare. Di quanto? Le indiscrezioni riportate da Bloomberg, parlano di un miliardo in più rispetto alle stime circolate fino ad oggi: 3,5 miliardi circa, infatti, sarebbe la nuova size del rafforzamento su cui si starebbe ragionando, ben oltre i 2,5 miliardi finora previsti. Il miliardo in più rispetto a quanto previsto dal piano della banca approvato dal cda a dicembre, «è visto dal Tesoro come necessario per rispettare i requisiti di capitale specifici per la banca» fissati dalla Bce, aggiunge l’agenzia. Il numero tuttavia non trova conferma da parte della banca, che nella serata di ieri era pronta a una smentita.

L’insediamento di Lovaglio

Fonti vicine alla banca evidenziano che è ancora presto per fare qualsiasi valutazione sul deficit di capitale, visto che il nuovo Ceo Luigi Lovaglio si è appena insediato e deve ancora mettere mano al nuovo piano. E solo in quel contesto si inizieranno a trattare con Bruxelles e Bce le condizioni per la relativa ricapitalizzazione. Ricapitalizzazione che, e su questo c’è invece certezza, dovrà essere realizzata a condizioni di mercato, senza quindi alcun coinvolgimento degli obbligazionisti subordinati e, almeno negli auspici del Mef, in grado di attrarre nuovi potenziali investitori nell’azionariato.

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La premonizione di Franco

A ventilare l’ipotesi che la magnitudo del fabbisogno prospettico di Siena potesse essere oggetto di una revisione al rialzo in caso di futuro stand alone era stato però nei mesi scorsi lo stesso ministro del Tesoro, Daniele Franco. Che, lo scorso agosto, nell’ambito di un’informativa alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, quando ancora le trattative con UniCredit erano in piedi e al timone c’era il Ceo Guido Bastianini, aveva avvertito che riportare i coefficienti patrimoniali di Mps sui valori medi delle banche europee avrebbe richiesto «un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel Piano 2021-25», che nel momento della sua stesura (dicembre 2020) era quantificato tra i 2 e 2,5 miliardi.

Quella stima di fabbisogno era stata poi subito dopo definita in 2,5 miliardi nel capital plan inviato alla Bce alla fine di gennaio 2021. Ma da subito era stata letta come sottodimensionata: i 2,5 miliardi non consideravano le risultanze degli stress test pubblicati a luglio. Da qua, non a caso, nasceva la necessità di trovare un partner che aiutasse a chiudere il gap. «L’esito dello stress test per Mps conferma l’esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata», aggiungeva lo stesso Franco sempre in agosto.

Il verdetto della Bce

Oggi dunque qualcuno inizia a parlare di un ampliamento del rafforzamento. Si vedrà quali saranno le richieste esatte della Bce, che punta ad evitare che una banca storicamente fragile come Mps (che ha bruciato oltre 20 miliardi di euro di aumenti di capitale in 10 anni) sia poi esposta a ulteriori rischi e incertezze. Nel computo del fabbisogno finale dovrà rientrare anche la valutazione dei costi che la banca dovrà sostenere per la ristrutturazione e, in particolare, per finanziare gli esuberi della banca e riportare così il cost/income ratio a livelli più bassi dal 71% attuale circa.

A tracciare la linea finale, come detto, d’intesa con il Tesoro, sarà il nuovo Ceo della banca Luigi Lovaglio, subentrato a Guido Bastianini lo scorso 7 febbraio. Il banchiere ex Creval, che gode della stima del mercato, avrà il compito di scrivere la nuova rotta e dare una nuova identità al Montepaschi. In questi il manager sta iniziando a prendere contatto con la struttura. Poi toccherà al piano e all’aumento. Che scatterà con tutta probabilità nell’ultima parte dell’anno.

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