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Msc vuol creare un hub logistico nelle aree ex Ilva di Genova

Il gruppo Aponte con Messina, Number 1 Logistic e Interglobo puntano a 270mila metri quadrati di terreni inutilizzati delle acciaierie

di Raoul de Forcade

3' di lettura

Msc Group, Ignazio Messina & C., Number 1 Logistic e Interglobo: sono le aziende che hanno presentato, in accordo tra loro, una manifestazione di interesse al Comune di Genova per creare un hub della logistica predittiva su 270mila metri quadrati di proprietà della Società per Cornigliano, attualmente assegnate, con diritto di superficie, alle Acciaierie di Cornigliano ma inutilizzate. Le aziende sono intenzionate a collaborare con l’amministrazione per agevolare un’operazione di assegnazione delle aree in questione.

Previsti 400 nuovi posti di lavoro

L’obiettivo finale è creare di un hub di rilevanza nazionale: sono previsti oltre 400 nuovi posti di lavoro e una significativa ricaduta sociale e produttiva nonché un aumento dell’offerta di servizi con opere infrastrutturali che valorizzino le aree.

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Le quattro aziende, impegnate a livello nazionale e internazionale nel settore trasporto e shipping hanno manifestato, mettendola nero su bianco, la propria volontà di intenti d’insediare attività produttive legate alla logistica in una porzione di zona oggi non pienamente utilizzata.

Obiettivo: la logistica predittiva

Si tratta, come si è accennato, di 270mila metri quadrati, rispetto alla superficie complessiva di circa 1,2 milioni di metri quadrati delle aree ex Ilva (che oggi occupa circa 6 addetti a ettaro), con il disegno strategico di realizzare un hub di logistica predittiva (che si serve quindi dell’Internet delle cose e di modelli intelligenti per la gestione di magazzini e consegne), che consenta a Genova di essere al passo con gli sviluppi degli altri porti mondiali.

Il progetto è stato presentato a palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, alla presenza del sindaco, Marco Bucci, del consigliere comunale delegato ai nuovi insediamenti aziendali, Davide Falteri, del presidente dell’Autorità di sistema portuale, Paolo Emilio Signorini, del vicepresidente di Società per Cornigliano, Santiago Vacca, e di Arnaldo Rampini, di Number 1, gruppo logistico di Barilla (nato, nel 1997, da un suo spin-off).

«Nessuno - afferma Bucci - vuole mettere in discussione l’acciaio di Cornigliano; anzi, vorremmo che ci fosse un’azienda che lavora il triplo. Ma se ci sono delle aree dove, da cinque anni e mezzo, non si vede neanche una persona, è nostro dovere di amministratori fare in modo che siano messe a frutto».

Un addendum all’accordo di programma Ilva

Quelle aree, peraltro,sono regolate dall’accordo di programma per Cornigliano del 2005, che destina quegli spazi alla filiera dell’acciaio. «Quell’intesa - aggiunge Bucci - è stata qualcosa di fondamentale per il territorio e non abbiamo intenzione di toccarla; la strada, probabilmente, sarà quella di fare un addendum all’accordo. Devo dire che i primi che non l’hanno rispettato, però, sono stati i vertici dell’azienda che, in base a quell’intesa, oggi dovrebbe occupare 1.200 persone e invece ne occupa 950, molte delle quali in cassa integrazione».

Lasciare inutilizzate ampie porzioni dell’area di Cornigliano, sottolinea Bucci, «è un errore che non possiamo sopportare oltre. Lo dico pensando, innanzitutto, alle occasioni di lavoro che si perdono, alla possibilità di costruire ricchezza là dove oggi non abbiamo altro che spazi deserti. L’impegno dell’amministrazione comunale è di attrarre aziende a Genova: a fronte di tante richieste e del forte interesse che c’è nell’investire su questo territorio, dobbiamo poter fornire gli spazi adeguati».

Manifestazione di interesse aperta

Quella delle quattro aziende, precisa Falteri, è «una manifestazione di interesse aperta che, quindi, potrà vedere altre aziende aggiungersi (dovrà esserci, infatti, un bando di evidenza pubblica, ndr)». Ma si tratta, prosegue, di «un impegno scritto su nuove assunzioni per lo sviluppo di un hub di logistica predittiva, come ci chiede la logica del futuro. Le aree ex Ilva, fortemente infrastrutturate e servite dalla vicinanza dei collegamenti via mare, ferro e aria, sono oggi sottoutilizzate, con una densità occupazionale molto ridotta».

Con il nuovo hub, conclude, «in una porzione di aree inutilizzata, e che non interferirebbe con l’attività delle acciaierie, si avrebbe un effetto moltiplicatore sull’occupazione, di almeno cinque volte, rispetto alla densità lavorativa dell’area in oggetto».

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