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Muba, come fare dell’educazione una impresa sociale

Il Museo dei Bambini di Milano ha trovato una sostenibilità economica che gli consente di essere protagonista della scena culturale milanese

di Federica Belloni*

4' di lettura

«La raccolta fondi è la linfa vitale per la sostenibilità economica di una realtà come Muba gestita da una fondazione privata che non riceve finanziamenti pubblici», così si legge sul report annuale di Muba, il Museo dei Bambini di Milano. Con sede permanente nel centro del capoluogo lombardo, Muba si propone alla comunità come un centro culturale fatto, pensato e costruito per essere a portata di bambine e bambini, e volto a incoraggiare il pensiero creativo nei più piccoli.

Una doppia anima

L'ampia offerta culturale - che spazia da mostre-gioco, campus, corsi di teatro, percorsi formativi, rassegne culturali tematiche e molto altro – non viene tuttavia proposta da un'unica azienda culturale, ma – al contrario – da una realtà più complessa e articolata. Sotto la denominazione nota al pubblico come “Muba Museo dei Bambini” operano due soggetti giuridici diversi: da un lato, Muba Impresa Sociale – fino a pochi mesi fa denominata Fondazione Muba – e dall'altro Muba Cooperativa Sociale Onlus.

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Muba si inserisce quindi nell'ampio panorama di enti di Terzo Settore, e – in qualità di impresa sociale – si caratterizza come un ente privato che esercita in via stabile e principale un'attività di impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità di utilità sociale. L'obiettivo ultimo di Muba è infatti quello di erogare attività e servizi educativi e culturali per l'infanzia, incentivando il pensiero creativo e critico dei bambini nei confronti della realtà circostante.

Diversificazione delle entrate

Nonostante le sue peculiarità dovute alla presenza di due soggetti giuridici distinti ma sinergici, Muba presenta una situazione economica analoga a molte altre realtà culturali non profit. Infatti,in generale, le principali entrate della Cooperativa sono imputabili all'erogazione di campus,formazioni, corsi di teatro, consulenze nelle scuole e altre attività didattiche educative; mentre, la spesa principale – circa il 40% delle uscite - è rappresentata dal costo del personale che gestisce le attività e del personale amministrativo. Per quanto riguarda invece l'Impresa Sociale, questa ultima ha entrate proprie derivanti principalmente da biglietteria (circa 40%), donazioni, sponsorizzazioni e bandi (circa 35%) finanziamenti (per un valore attorno al 21%), canoni (circa 4%) ed eventi, mentre la spesa principale è legata ai costi relativi alla sede nella Rotonda di via Besana (circa 36%).

Una rete di relazioni con aziende e partner

Come si evince dal bilancio di esercizio, Muba - in qualità di ente privato - non riceve alcun sostegno pubblico. Per questo motivo, al fine di realizzare e sostenere proposte culturali nuove e originali, il Museo ha negli anni costruito una solida rete di relazioni con aziende, partner educativi e altre realtà culturali. Tuttavia, per la realtà museale, il sostegno economico non equivale alla mera erogazione di denaro, ma, come sostiene lo staff Muba: «La raccolta fondi per un'organizzazione non profit come Muba significa soprattutto costruire una rete di relazioni durature nel tempo; in quest'ottica si costruiscono le collaborazioni con le aziende che diventano sponsor del progetto ma soprattutto partner educativi e contribuiscono alla realizzazione delle proposte culturali del Museo»

Per questa ragione, l'organizzazione è sempre alla ricerca del supporto di aziende che credano nella sua mission e che permettano lo sviluppo e la produzione di progetti originali con un forte impatto sociale. Le partnership di Muba si fondano quindi su una componente relazionale, su un dialogo costante e continuativo, e sulla sinergia e comunanza d'intenti e di obiettivi: a dimostrazione di ciò la storica collaborazione con Fila Giotto che da più di 20 anni è partner didattico del museo, oppure la recente collaborazione con Hines per avvicinare - attraverso progetti culturali ed educativi - le nuove generazioni ai temi della sostenibilità, dei diritti umani e della cittadinanza attiva. Avere una doppia anima, se da un lato rappresenta una difficoltà per quanto riguarda il coordinamento delle attività e delle persone, dall'altra parte può rappresentare una grande risorsa in quanto offre a Muba la possibilità di poter partecipare a bandi e a gare d'appalto – di portata locale, nazionale o anche europea - con entrambe le due realtà giuridiche o con una soltanto, consentendole così di proporre alla comunità milanese e non solo attività sempre nuove e stimolanti.

«La voce bandi è cresciuta negli ultimi anni. Originariamente era circa il 3% delle entrate, mentre oggi è il contributo più significativo alla sostenibilità del Museo» afferma la responsabile dell'area bandi di Muba Alice Cagna. Inoltre, la partecipazione a bandi permette a Muba di venire a contatto con realtà nazionali e partner europei con cui instaurare un rapporto proficuo e reciproco di scambio di esperienze e conoscenze; ad esempio, la recente partecipazione ad un programma europeo consentirà a Muba di sviluppare uno kit di strumenti per la valutazione dell'impatto sociale dei musei dei bambini insieme a partner nazionali ed internazionali attivi nella promozione e definizione di attività culturali.

In conclusione, Muba rappresenta un esempio di realtà di Terzo Settore che è riuscita a valorizzare la sua complessità e la sua duplice natura per portare avanti in modo efficace la propria mission e i propri valori grazie ai proventi derivanti da biglietteria, sponsorizzazioni e bandi.

*Federica Belloni partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l'Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L'iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.

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