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Multe e tasse non pagate, il governo accelera per «recuperare» 1.100 miliardi

Margini di effettivo incasso solo per il 10% dei crediti. Strategia a due vie per ridurre l’arretrato e accelerare le attività

di Dario Aquaro e Giovanni Parente

Partite Iva, come risparmiare sulle tasse

3' di lettura

La riscossione delle tasse arranca. E sciogliere qualche briglia di legge, semplificare le attività, potrebbe «incrementare l’efficienza dei sistemi della riscossione, nazionale e locali», così dice la delega fiscale. Di fronte, però, c’è una montagna di crediti da recuperare: gli ultimi dati, aggiornati a fine 2022, parlano di oltre 1.153 miliardi di euro non (ancora?) riscossi e accumulati dal 2000.

Nullatenenti, soggetti falliti, deceduti, ditte cessate, contribuenti già sottoposti ad azione cautelare ed esecutiva (i più “pesanti” con 515 milioni di euro): i vari debitori dell’Erario – quasi 23 milioni di contribuenti – sommano 290 milioni di singoli crediti e 172 milioni di cartelle. Per circa metà dei debitori si tratta di cartelle fino a mille euro. Mentre il 70% del “carico contabile” affidato all’agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) è composto dai grandi debiti, superiori a 500mila euro.

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Spiega la Corte dei conti che tra il 2000 e il 2022 l’amministrazione finanziaria, gli enti locali e quelli previdenziali hanno affidato il recupero di 1.263,7 miliardi di euro. Ma «il volume complessivo delle riscossioni a mezzo ruoli è stato di 170 miliardi», con un indice di riscossione del 13,5 per cento. Insomma: ogni cento euro accertati, lo Stato ne incassa appena 13,5. Con percentuali che variano naturalmente in base «alla diversa origine e natura dei crediti sottostanti e alle diverse posizioni patrimoniali dei debitori» (si va dal 6% dei ruoli degli “altri enti statali” fino al 71,5% degli ordini professionali).

Il magazzino continua a riempirsi soprattutto di debiti erariali: solo quelli con le Entrate valgono il 78% del totale. Come accelerare allora lo smaltimento? Muovendosi – afferma la legge delega 111/2023 – «secondo i princìpi di efficacia, economicità e imparzialità e verso obiettivi di risultato». Un’espressione che riecheggia quella già letta nello schema di delega del governo Draghi e che si può così tradurre: orientare le attività in base all’entità del credito da riscuotere e alle caratteristiche del debitore. Anche perché, su 1.153 miliardi di arretrato, quelli poi concretamente recuperabili sono appena 114: poco meno del 10 per cento.

Le due strade della riforma

La strategia obbligata è, da un lato, puntare a fare finalmente pulizia degli importi che non potranno più essere riscossi e, dall’altro, evitare che si accumulino ulteriori carichi, accelerando sui tempi del recupero. Ciò presuppone innanzitutto una pianificazione annuale, da concordare con il ministero dell’Economia, per definire le procedure di recupero che l’agente della riscossione deve svolgere, passando anche a una logica di raggruppamento per codice fiscale, in relazione al valore dei crediti.

L’operazione di pulizia del magazzino passerà dal “discarico automatico” delle quote non riscosse, al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell’affidamento. Con temporanea esclusione delle quote per cui sono in corso procedure esecutive o concorsuali, accordi di ristrutturazione o transazioni fiscali o previdenziali, e di quelle interessate da dilazioni di pagamento e con possibilità di discarico anticipato in assenza di cespiti utilmente aggredibili o di azioni da avviare.

In pratica, con il discarico, la palla torna nel campo dell’ente creditore, che avrà una seconda chance riaffidandosi alla riscossione qualora emergano «nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali» (ossia se ci saranno i presupposti per andare a recuperare quel credito), oppure rivolgendosi a concessionari privati dopo una gara d’appalto e riconoscendo a questi ultimi una commissione percentuale sull’importo effettivamente riscosso.

L’accelerazione della riscossione, invece, passerà per il tempestivo tentativo di notifica della cartella, non oltre il nono mese successivo a quello di affidamento del carico. Ma all’orizzonte c’è un’operazione più ampia: il progressivo superamento dello strumento del ruolo e della cartella di pagamento per gli importi da affidare all’agente della riscossione, «al fine di anticipare l’incasso, da parte di quest’ultimo, delle somme dovute dal debitore, riducendo i tempi per l’avvio delle azioni cautelari ed esecutive», anche attraverso la semplificazione dell’accertamento esecutivo (si veda l’articolo a lato). Sempre per garantire una maggiore rapidità dell’azione di recupero, verrà anche esteso il termine di efficacia degli atti di riscossione.

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