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Multilateralismo, la parola chiave per salvare il pianeta

Per l’ambasciatrice all’Onu Mariangela Zappia il ritorno a un dialogo costruttivo tra Paesi può mitigare climate change, pandemie e diseguaglianze

di Laura La Posta e Rita Fatiguso

L'ambasciatrice Mariangela Zappia (la prima a destra) relaziona le Nazioni Unite sulla COP26, nel marzo 2020

6' di lettura

La pandemia da Covid-19 e la crisi economica conseguente assorbono tutta l’attenzione internazionale, ma anche altri fattori stanno modificando lo scenario globale, con impatti diretti sulla vita dei cittadini.

Le elezioni presidenziali americane, il ruolo sempre più forte della Cina a tutti i livelli, le guerre commerciali in atto con dazi molto pesanti (nel triangolo Usa, Cina ed Europa) e la transizione energetica avviata per rispondere ai cambiamenti climatici stanno rimodellando gli scenari geopolitici internazionali.

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Sullo sfondo c'è la crisi del multilateralismo (il modello fin qui positivo di alleanze di più Paesi che perseguono obiettivi comuni), testimoniata dalle difficoltà riscontrate dalla Ue con la Brexit, dall’Onu con i veti incrociati, dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dalle Conferenze sul clima.

Proprio un ritorno al multilateralismo, magari favorito dalla presidenza Biden negli Stati Uniti (che si preannuncia più dialogante rispetto a quella Trump) può avere effetti molto positivi sul pianeta e sulla sostenibilità del suo sistema economico, sociale e ambientale.

Italia in primo piano

In questo scenario, il multilateralismo tanto predicato dai diplomatici e dalle Nazioni Unite è una leva positiva da azionare, perché il ritorno a un dialogo più costruttivo fra i Paesi può aiutare a combattere più efficacemente i cambiamenti climatici in atto, le pandemie e le diseguaglianze sociali in aumento. E l’Italia può giocare un ruolo di primo piano in quest’ottica, nel 2021, perché ha la presidenza del G20 e la co-presidenza della conferenza sul clima Cop26 (assieme alla Gran Bretagna che la ospiterà a Glasgow nell’autunno, Covid-19 permettendo).

Su questi temi ha portato l’attenzione l'ambasciatrice Mariangela Zappia, Rappresentante permanente italiana alle Nazioni Unite, al live streaming di lancio di Diplomatia Milano, nuova organizzazione di dialogo e studio di temi geopolitici e business internazionale, che nasce dalla trentennale esperienza di Diplomatia Roma e dal Canova Club. Un organismo presieduto da Gaetano Cavalieri (anche presidente di Cibjo – The World jewellery confederation e quindi rappresentante di 7 milioni di imprese della filiera dei preziosi alle Nazioni Unite), che fa del multilateralismo la sua bandiera.

Perché questa parola “magica” non è solo appannaggio dei diplomatici e dei Governi.«Tutti i soggetti pubblici e privati responsabili possono contribuire alla creazione e al mantenimento di un dialogo multilaterale proficuo», ha ricordato l’ambasciatrice Zappia.

Questo dialogo, peraltro, è reso urgente dalla pandemia da Covid-19, la cui diffusione è stata purtroppo involontariamente agevolata dalla diffidenza tra la Cina e buona parte del mondo occidentale e dalle preclusioni americane sull’Organizzazione mondiale della sanità.

La pandemia ha peggiorato le diseguaglianze

È necessario e urgente, quindi, ripristinare e rafforzare il dialogo fra i Paesi, anche per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile Onu, controfirmati praticamente da tutti gli Stati del mondo ma sempre più distanti, proprio a causa del Covid-19.

«La pandemia ha amplificato squilibri, diseguaglianze, linee di frattura - ha spiegato l’ambasciatrice Zappia -. Il sistema multilaterale, e le Nazioni Unite che ne rappresentano il centro nevralgico, hanno in qualche modo riflesso questa frammentazione della comunità internazionale. Una risposta multilaterale, tuttavia, c’è stata ed è stata improntata a uno spirito di unità, solidarietà e pragmatismo. Il virus si sconfigge solo se lo si affronta assieme, rafforzando l’assistenza ai paesi più vulnerabili e trasformando la crisi in un’opportunità di rinnovamento radicale. Multilateralismo e cooperazione internazionale sono fondamentali per affrontare l’emergenza e costruire la ripresa».

Le difficoltà non mancano. E il presidente designato Joe Biden non ha la bacchetta magica per risolverle da solo. Ogni Paese, organismo pubblico e privato, profit e non profit deve fare la sua parte per ripristinare la fiducia indispensabile alla ripresa.

«Il sistema multilaterale va senz'altro riformato, presenta inefficienze e sclerosi - ha riconosciuto l'ambasciatrice -. Basti pensare, nel caso delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza la cui struttura e composizione riflette ancora oggi equilibri del dopoguerra ormai superati. Ma questi limiti non debbono indurre a un disimpegno dal multilateralismo. Bisognerebbe piuttosto rinnovare l’impegno a cambiare queste istituzioni per il meglio. Se organizzazioni come le Nazioni Unite, l’Oms, l’Omc non ci fossero, inventarle oggi, in un mondo più articolato e complesso, sarebbe molto difficile».

Il ruolo chiave dell’Onu

Eppure, fra i cittadini e queste organizzazioni aumentano la diffidenza e il distacco emotivo. Disillusione e critiche abbondano, alimentate purtroppo dalla disinformazione e dalle fake news.

«Nei suoi 75 anni di vita le Nazioni Unite hanno contribuito a un innalzamento del benessere complessivo globale - ha fatto notare con orgoglio l’ambasciatrice - hanno garantito il mantenimento della pace, codificato e vigilato all'attuazione di un corpus giuridico internazionale che rappresenta un codice comune universale a tutela degli Stati e dei diritti della persona. L’Onu fa la differenza ogni giorno sul terreno per milioni di persone che sono vittime di insicurezza alimentare, conflitti, terrorismo, catastrofi ambientali, ed ora a causa della pandemia. L’assegnazione del Premio Nobel al Programma Alimentare Mondiale è un riconoscimento giusto e meritato di questo impegno, oltre ad essere motivo di orgoglio per l’Italia che ospita il polo agroalimentare a Roma e che con la base logistica di Brindisi sostiene il braccio operativo indispensabile alle operazioni di pace e agli interventi umanitari dell’Onu in tutto il mondo».

Tutto vero, ma quanti cittadini sono a conoscenza di questa realtà e del ruolo italiano fondamentale al suo interno? Sia l'Onu sia il nostro Paese non sono bravi a comunicare i loro successi e le loro potenzialità al grande pubblico. Ma ora si apre una finestra straordinaria di nuove possibilità (naturalmente, nel silenzio generale dei commenti sui social media).

«Il caso vuole che l’Italia sia protagonista in una fase di rilancio dell’agenda internazionale e di profonde trasformazioni – ha evidenziato l'ambasciatrice Zappia -. La presidenza del G20 è più importante che mai in un anno, il 2021, che sarà quello della salute e dell’impegno per una ripresa globale fondata su sostenibilità e resilienza. Una grande responsabilità che affronteremo concentrandoci su tre dimensioni chiave (Persone, Pianeta, Prosperità) e affrontando i temi prioritari della produzione e distribuzione universale del vaccino, della transizione verde, della sicurezza alimentare, del debito dei paesi più poveri e della riduzione delle profonde disuguaglianze che la pandemia ha acuito. Il G20 riunisce i Paesi che rappresentano l’85% del Pil globale: le soluzioni comuni a cui si giungerà in questo consesso avranno un peso fondamentale».

Transizione verde significa anche creare lavoro e rispondere quindi a una duplice preoccupazione delle giovani generazioni: quella di poter vivere in un ambiente sano e quella di avere una prospettiva per il futuro

Rappresentante permanente italiana alle Nazioni Unite Mariangela Zappia

La sfida della sostenibilità ambientale

Altra grande leva di cambiamento può essere la prossima conferenza sul clima Cop26 di novembre 2021, di cui l’Italia ha la co-presidenza, proprio in un momento chiave per le strategie di sostenibilità internazionali.

«Con il Green deal europeo, l’impegno della Ue per la decarbonizzazione entro il 2050, e i recenti annunci nella stessa direzione di Giappone e Corea (al 2050) e della Cina (entro il 2060), si è innescata una dinamica positiva per il rilancio dell’azione climatica - ha raccontato la Rappresentante italiana all’Onu -. Il ritorno degli Usa negli Accordi di Parigi, annunciato dal Presidente eletto Biden, rappresenta un elemento molto importante non solo per la dimensione del Paese (la più grande economia globale, ricordiamolo) ma anche quale segnale di apertura e sostegno alla cooperazione multilaterale su temi esistenziali per la comunità internazionale».

«L’Italia - ha raccontato l’ambasciatrice - avrà un ruolo centrale nel quadro della partnership con il Regno Unito per la Conferenza sul clima Cop26. Con la PreCop26 a Milano coordineremo lo snodo essenziale del negoziato. È soprattutto importante il contributo che stiamo dando nel coinvolgere i giovani in questo sforzo: a Milano organizzeremo Youth4Climate, una grande conferenza in cui raccoglieremo la voce dei giovani (dal 28 al 30 settembre 2021, ndr). Transizione verde significa anche creare lavoro e rispondere quindi a una duplice preoccupazione delle giovani generazioni: quella di poter vivere in un ambiente sano e quella di avere una prospettiva per il futuro».

Il nodo della sostenibilità sociale

In questo momento di transizione e rinnovamento, in cui si cercherà di accelerare sull’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile Onu e sugli Accordi di Parigi per il clima, una delle chiavi prioritarie è quella della parità di genere. Tema molto caro non solo all'ambasciatrice Zappia, ma anche al Segretario generale dell’Onu António Guterres, che si definisce orgogliosamente femminista.

«Se non consideriamo il ruolo delle donne e della dimensione di genere in questa strategia di “recover better”, non riusciremo ad uscire dalla crisi più forti - ha spiegato l’ambasciatrice -. È impensabile che le nostre società possano prosperare senza tenere conto delle esigenze e dell'apporto che dà metà della popolazione mondiale. La crisi ha messo in evidenza come ancora una volta le donne siano state vittime doppiamente, del virus e della violenza domestica, in prima linea fuori e dentro casa. Sono necessarie politiche attive per recuperare ritardi, per abbattere pregiudizi e situazioni discriminatorie che non sono più accettabili e che persistono in ogni paese».

Il gap della digitalizzazione

Infine, Mariangela Zappia ha puntato l’attenzione della platea qualificata di Diplomatia Milano (composta da imprenditori, manager, professionisti, diplomatici, consulenti, docenti universitari, esponenti del mondo della finanza e del governo) sul tema del digitale.

«Su digitale, connettività, intelligenza artificiale la collaborazione internazionale va incitata e sviluppata - ha concluso -. La digitalizzazione rappresenta una sfida e un’opportunità per la creazione di lavoro, per la trasformazione dei sistemi produttivi, per la riqualificazione professionale. Si tratta di un insieme complesso di questioni su cui lo sforzo di cooperazione internazionale va intensificato ed è questo uno dei motivi per cui la digitalizzazione sarà tra i temi al centro della nostra Presidenza G20».Ancora una volta, solo il dialogo fra tutti gli stakeholder (i vari “portatori di interesse” pubblici e privati) può contribuire a colmare i gap fra aree geografiche e cittadini sul fronte del digitale. E la parola chiave è una sola: multilateralismo.

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