Multipluto, il veicolo della Marina che sorveglia gli abissi del Mediterraneo
In corso fino al 27 ottobre l’operazione “Mare aperto” insieme a cinque nazioni Nato. Operativi 4mila militari e oltre 45 unità tra navi e sottomarini
di Marco Ludovico
I punti chiave
3' di lettura
Si inabissa fino a raggiungere tra i 2mila e i 4mila metri di profondità. Autonomia di otto ore, scende per un chilometro in venti minuti: un occhio virtuale su ogni minaccia, segnale ostile, immagine sospetta. Si chiama Multipluto, è un Rov (remote operated vehicle), mezzo subacqueo della Marina Militare guidata da Enrico Credendino. In azione da giorni insieme al PlutoGigas: più grande, pesa 600 chili, il Multipluto soltanto 50 kg. Sono mezzi cacciamine, ma anche con grande capacità di ispezione dei fondali. Silenziosi, si insinuano nelle profondità: riversano informazioni e immagini alle nostre unità della Marina.
Operazione “Mare aperto”
Da lunedì 3 ottobre è partita la seconda esercitazione di “Mare aperto 2022”, la più impegnativa della Marina militare. Le forze della Squadra navale, al comando di Aurelio De Carolis, si eserciteranno fino al 27 ottobre insieme a quelle dell'Alleanza Atlantica di alcune marine estere. Gli spazi marittimi interessati sono Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia. Un’esercitazione, certo. Ma misura la nostra capacità di prevenzione e sorveglianza su infrastrutture strategiche come i cavi sottomarini. A rischio a maggior ragione dopo l’attacco devastante nel Baltico ai gasdotti Nord Stream 1 e 2.
Eccellenze del made in Italy
L’utilizzo di PlutoGigas e Multipluto è mirata all’ispezione, identificazione, campionamento e manipolazione di materiali e oggetti sul fondo del mare. Sono costruiti da un'azienda italiana, la Gaymarine, costituiscono prodotti di eccellenza del made in Italy. Diventati a questo punto mezzi strategici di fronte alla minaccia di attacco russa in aumento incessante. Nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, al simposio internazionale delle Marine in corso a Venezia, ha rilevato come «assume rilevanza la dimensione underwater per la presenza di infrastrutture critiche civili come i corridoi per l’approvvigionamento energetico e i cavi di trasmissione dati. Sempre più vulnerabili e sempre più meritevoli di attenzione».
L’allerta al massimo
Nel Mediterrano dunque ci sono cavi strategici di telecomunicazione, oltre ai gasdotti. Si pattuglia il Tirreno, per esempio, perché lì c’è il Tap: assicura il flusso di gas dall’Europa orientale e corre sotto l’Adriatico in prossimità del canale d'Otranto, tra le coste pugliesi e quelle dell’Albania. L’attacco ancora da chiarire al Nord Stream 1 e Nord Stream 2, due gasdotti dal territorio russo estesi per centinaia di chilometri sul fondo del Mar Baltico, ha aumentato l’allerta dei nostri militari. L’esercitazione “Mare aperto 2022” è interforze: resa nota dallo Stato maggiore della Difesa, impiega i reparti anfibi della Brigata Marina San Marco così come gli incursori e i subacquei del Comsubin.
Impegno interforze
Ma proprio a testimoniare l’impegno di tutta la Difesa, a “Mare aperto 2022” partecipano anche Esercito ed Aeronautica, con l’integrazione di una compagnia di Lagunari nella forza da sbarco costituita dai fucilieri della Brigata Marina San Marco e la partecipazione di diversi velivoli dell'Aeronautica Militare, tra cui C27J per trasporto tattico ed attività aviolancistica, CAEW G550, caccia Eurofighter e velivoli F35 nelle versioni A e B. Tra mare, terra e aria, insieme alle nazioni alleate Nato, sono impegnati circa 4.000 militari e più di 45 unità tra navi e sottomarini.
Guerini: dimensione sottomarina «sempre più rilevante»
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in occasione del simposio delle marine militari in corso a Venezia ha sottolineato come «la dimensione sottomarina è sempre più rilevante: passano in quel contesto infrastrutture strategiche per le nostre società, come le pipeline che ci portano energia e i cavi sottomarini che ci permettono la connettività. Infrastrutture - sottolinea Guerini - oggetto di grande attenzione, di grande lavoro, di grande impegno per preservarne la sicurezza».
La minaccia russa incombe: agli inizi di febbraio, prima dell’inizio del conflitto con l’Ucraina, il ministro della Difesa russo, Sergej Šojgu, aveva già fatto dislocare due squadroni di Mig dotati di missili ipersonici Kinzhal nella base siriana di Latakia, davanti a Cipro. «Nel processo di incremento fino al due per cento del Pil della spesa militare, l’investimento nelle dotazioni della Marina diventa ormai essenziale» sottolinea Mario Mauro, ex ministro della Difesa.
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