Murdoch punta su MCH, organizzatore di Art Basel
Il figlio del magnate dei media starebbe trattando per entrare nel capitale della società svizzera che organizza la fiera di arte moderna e contemporanea, di cui si è appena conclusa la seconda edizione online. Liste confermata a settembre
di Silvia Anna Barrilà
5' di lettura
Rupert Murdoch, il magnate dell'intrattenimento e dei media, sarebbe interessato a entrare nel capitale di MCH Group AG , la società che organizza la fiera d'arte moderna e contemporanea Art Basel , secondo quanto riferito dal quotidiano svizzero Finanz und Wirtschaft e riportato da Bloomberg .
MCH Group ha annunciato all'inizio di questo mese che sta esaminando un aumento di capitale per finanziare investimenti finalizzati all'attuazione della sua strategia aziendale. Il gruppo ha affermato che era alla ricerca di nuovi investitori, oltre agli azionisti esistenti, per partecipare alla raccolta di capitali. La società svizzera di eventi sarebbe in trattative avanzate con le parti interessate e con J ames Rupert Murdoch, figlio di Rupert Murdoch ed ex amministratore delegato di Twenty-First Century Fox Inc, che starebbe negoziando il possibile investimento per conto di suo padre, secondo fonti non identificate del quotidiano svizzero.
Gli azionisti
Lo scorso mercoledì, la società ha dichiarato che l'azionista di maggioranza, il cantone svizzero della città di Basilea, che detiene una quota del 33,5%, ha deciso di rinunciare ai suoi diritti di sottoscrizione dell'aumento di capitale, consentendo a un potenziale nuovo investitore di assumere il controllo della maggioranza. Il governo del Cantone ha, inoltre, approvato la conversione in capitale azionario di un prestito di 30 milioni di franchi svizzeri. Mch group è stato gravemente colpito dai divieti di assembramento degli ultimi mesi imposti per fermare la diffusione del Coronavirus e ha dovuto annullare la fiera di punta Art Basel, che si è svolta online dal 19 al 26 giugno (preview per i Vip il 17-18 giugno).
La fiera online
Era la seconda edizione della fiera in formato digitale dopo quella di Hong Kong a marzo. Ha attratto 230mila visitatori virtuali. In mostra c'erano più di 4.000 opere presentate da 282 gallerie da 35 paesi con valori tra 500 dollari e 10 milioni di dollari. Al momento dell'apertura, il 17 giugno, la stima totale dell'arte presentata ammontava a 740 milioni di dollari. Nel corso della fiera digitale le gallerie potevano presentare ciascuna 15 opere per volta, potendole sostituire in caso di vendita. Di sicuro, una piattaforma online non può sostituire l'esperienza reale di Art Basel a Basilea, con tutto il business che vi gira attorno, ma per le gallerie è stata un'occasione di contatto con la clientela in un momento difficile, in cui non avere spese di partecipazione ad una fiera e trasporto delle opere è altrettanto importante. Rispondere alle richieste e valorizzare le opere online per molte gallerie è stata una sorta di maratona tra i fusi orari. Rispetto alla prima edizione della fiera, gallerie e acquirenti sono sicuramente più confident. I galleristi hanno sfruttato le nuove possibilità offerte dalla fiera, per esempio di condividere video e organizzare eventi online. I collezionisti sono oramai avvezzi alle presentazioni Zoom, se non quasi un po' stufi.
Le vendite
Molte gallerie hanno sfruttato le possibilità fornite dall'online a loro favore, creando presentazioni che non avrebbero potuto realizzare nella realtà. Per esempio, il gallerista francese Jocelyn Wolff ha giocato con i colori, cambiando ogni giorno le opere in mostra e raggruppandole per colore, mettendo in dialogo opere di artisti emergenti, mid-career e affermati. Nel giorno del color acciaio e argento, per esempio, c'era una grande installazione di William Anastasi del 1968 da 55.000 dollari, realizzata con tubi in acciaio da costruzione, accanto ad una scultura a pavimento di Franz Erhald Walther da 80.000 dollari, accanto ad una scultura della tedesca Isa Melsheimer, “Blondie”, 2019, da 8.000 dollari. Pace ha sfruttato l'assenza di limiti di spazio e di costi di trasporti per presentare opere di grandi dimensioni da installare in esterno, che saranno in mostra nella galleria di East Hampton in estate. In mostra c'erano opere monumentali di Louise Nevelson (4 milioni di dollari), Alexander Calder (più di 1 milione di dollari), Jean Dubufett (2,8 milioni di dollari). Rodeo Gallery , invece, ha puntato sul suono, con opere sonore di cinque artisti e una serie di poster a 100 euro l'uno venduti in beneficenza per Melissa Network, un'organizzazione che aiuta le rifugiate in Grecia. Il Covid apparentemente non sembra aver frenato il business delle più forti gallerie internazionali, che il primo giorno di apertura online hanno comunicato vendite eccezionali a compratori in Europa, Usa e Asia. Tra queste, l'opera “Balloon Venus Lespugue (Red), 2013-2019” di J eff Koons è stata venduta da David Zwirner ad un compratore europeo per 8 milioni di dollari; “The Press of Democracy 2020” di Mark Bradford è stata venduta da Hauser & Wirth a 5 milioni di dollari; Thaddaeus Ropac ha venduto un dipinto di Baselitz, “Elke in Frankreich III” del 2019, a 1,35 milioni; sempre di Baselitz, White Cube ha venduto “Komplementär bräunlich” del 2012 a 1,475 milioni di euro; Gagosian ha ceduto un dipinto di Katharina Grosse a 195.000 euro.
Il ritorno alla realtà
In occasione di Art Basel OVR, molte gallerie hanno installato nelle proprie sedi le opere offerte in formato digitale. A Berlino le gallerie hanno organizzato l'evento collettivo Basel by Berlin, controparte fisica all'evento digitale, alcune arrivando a ricostruire le pareti dello stand di Basilea in galleria, come Kewenig , che ha allestito una presentazione sul genere del paesaggio nell'arte contemporanea. Anche Esther Schipper ha allestito in galleria le opere che avrebbe mostrato a Basilea, titolando la mostra con le coordinate dello stand a Basilea, PS81E. Le opere scelte sono installazioni che richiedono la presenza fisica del visitatore, una sorta di affermazione anti-digitale. König Galerie ha addirittura creato una propria fiera intitolata “Messe”, con un gioco di parole che fa riferimento ai significati del termine in tedesco, fiera, ma anche messa (la galleria ha sede in una ex chiesa brutalista) e rimanda ai pellegrinaggi religiosi all'origine delle fiere. In mostra c'erano opere di primo e secondo mercato della stessa galleria e di altre gallerie internazionali. Per quanto le fiere offrano opportunità sul digitale, l'arte si apprezza di persona, per cui il Covid ha sicuramente accelerato il ritorno in galleria che tanti agognavano.
Liste a settembre
La fiera per l'arte emergente Liste , addirittura, ha annunciato che, nonostante la cancellazione di Art Basel a settembre, l’appuntamento si svolgerà. La 25° edizione dell'evento si terrà dal 17 al 20 settembre con 49 gallerie da 32 paesi tra cui due italiane, Fanta da Milano e Veda da Firenze. La sede non sarà il solito Werkraum Warteck PP , bensì la Dreispitzhalle al Campus der Künste , dove in futuro si trasferirà la Kunsthaus Baselland, vicino allo Schaulager e alla House of Electronic Arts . La maggior parte delle gallerie che erano state selezionate per l'evento hanno deciso di partecipare pur sapendo che sarà un evento locale o al massimo europeo. Per quelle che non potranno essere presente ci sarà un nuovo modello di ospitalità, secondo cui le altre gallerie presenti mostreranno anche gli artisti delle altre gallerie. Inoltre, ci sarà una piattaforma online con opere e poster d'artista.
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