ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùCultura e digitale

Musei 4.0 per aumentare i ricavi

Secondo lo studio Ambrosetti, la digitalizzazione rafforzerebbe la competitività del sistema museale e aumenterebbe i ricavi tra il 44 e il 66%

di Margherita Ceci

(ANSA)

4' di lettura

Fino al 66% di ricavi in più per il “Museo 4.0”. È quanto emerso dallo studio «Musei pubblici, un patrimonio strategico per il sistema Italia», presentato nel corso della prima edizione del «Forum Cultura Italia» organizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con la piattaforma culturale Aditus. I risultati della ricerca, che il Sole 24 Ore ha potuto visionare in anteprima, colgono l’ampio margine di crescita dei musei in Italia e propongono cinque linee d’azione per sostenerne lo sviluppo. Ma andiamo con ordine.

La digitalizzazione dei musei italiani

Guardando la tipologia dei servizi digitali, meno di un terzo dei musei in Italia (31,2%) offre ai visitatori video e/o touch screen per la descrizione e l’approfondimento delle opere, mentre solo il 27,5% è dotato di Qr Code o di Wi-Fi. Meno di un museo su cinque mette a disposizione applicazioni per tablet e smartphone, e poco più di un museo su cinque (22,4%) è dotato di supporti multimediali come allestimenti interattivi, ricostruzioni virtuali o realtà aumentata. Non consolano neanche i numeri sulla digitalizzazione dei beni esposti al pubblico o conservati in archivio: a non aver ancora trasposto su supporti online quanto conservato è il 34,8% dei musei per quanto riguarda i beni esposti, il 37,8% per i beni di archivio.

Loading...

La situazione non migliora nemmeno per quanto riguarda servizi di base come sito web e biglietteria: ad avere un servizio di ticketing online è solo un museo su cinque, mentre il 37% ancora non ha un proprio sito dedicato. Persino le attività facilmente adattabili al web come convegni, conferenze e seminari o tour virtuali, sono organizzate solo da poco più di un museo su cinque. Metà delle istituzioni culturali, infine, non ha nessuna risorsa dedicata al digitale.

Le cinque linee d’azione

Partendo dai dati disponibili, lo studio di The European House – Ambrosetti ha provato a individuare cinque linee d’azione per rafforzare la competitività del sistema museale italiano e sostenerne lo sviluppo:

1) Gli istituti dovrebbero sempre prevedere l’offerta di un numero minimo di servizi aggiuntivi, come bookshop, servizi di caffetteria/ristorazione, servizi di visita interattivi, aule didattiche, iniziative educative per bambini.

2) Importante è ridare centralità al visitatore sulla base del suo giudizio sull’esperienza di visita, adeguando il layout museale e integrando tanto le infrastrutture fisiche, come aree di svago, intrattenimento e relax, quanto quelle digitali.

3) Per conoscere l’opinione dei visitatori occorrerebbe introdurre su scala nazionale un sistema di monitoraggio e valutazione della soddisfazione, basato su criteri omogenei e indicatori quantitativi per alimentare un database centralizzato accessibile agli enti della Pa e valutare le performance dei concessionari.

4) Per semplificare i rapporti fra i soggetti privati e le amministrazioni locali nella gestione degli enti museali e culturali, è utile ridurre il numero di interlocutori e prevedere gare che permettano di superare la parcellizzazione su base regionale.

5) Allo stesso scopo, è anche consigliabile introdurre nuove forme di contratti per la gestione dei servizi accessori dei musei pubblici statali che consentano una migliore capacità di programmazione e una maggiore flessibilità agli operatori privati.

«I musei – commenta Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile dell’area Scenari e Intelligence di Ambrosetti – rappresentano un asset diffuso del Paese su cui costruire un volano di creazione di occupazione qualificata, con ricadute economiche a beneficio dell’Italia. Vi sono opportunità di sviluppo nell’intercettare la nuova domanda di cultura attraverso modalità di relazione multicanale con i visitatori, la digitalizzazione e l’aumento dell’offerta esperienziale e dei servizi. Per abilitare questa visione occorre agire attraverso il completamento del percorso di autonomia e la valorizzazione della collaborazione pubblico-privata».

Il patrimonio museale in Italia

Per quanto riguarda i ricavi dei musei statali, fra il 2012 e il 2019 si è registrato un buon ritmo di crescita, che ha toccato i 242,4 milioni di euro nel 2019 (+10,8% sul 2012). Tuttavia, il numero rimane limitato rispetto ai principali Paesi europei, se si pensa che equivale alla somma dei ricavi di appena cinque dei musei e monumenti più visitati d’Europa (Musée du Louvre, Tour Eiffel e Musee d’Orsay in Francia e Museo Nacional del Prado e Museo Reina Sofia in Spagna).

Nonostante la distribuzione capillare sul territorio, le performance di attrazione dei musei in Italia sono molto differenziate e vedono in prima linea Lazio, Toscana e Campania, che da sole concentrano l’84% dei ricavi totali (Lazio con 87,3 milioni di euro, Campania con 60,2 milioni e Toscana con 55,2 milioni). Da solo il Lazio, con il 7% del patrimonio nazionale, attrae un quarto dei visitatori annuali totali in Italia. Poche sono le Regioni in cui c’è stato un incrementato sia di visitatori che di ricavi (Campania, Marche e Basilicata), mentre quelle che presentano la maggior incidenza di visitatori stranieri sono Toscana (54% del totale regionale), Veneto (52%) e Lazio (50%)

Secondo lo studio, il settore potrebbe essere un volano per lo sviluppo del Paese, grazie a un effetto moltiplicatore economico e occupazionale che consentirebbe di attivare 237 euro distribuiti in tutti i settori economici per ogni 100 euro investiti nelle attività museali e culturali e 1,5 occupati al di fuori del comparto per ogni posto di lavoro creato al suo interno.

I dati del Politecnico

A confermare la necessità di un maggiore impegno nel processo di digitalizzazione sono anche i dati 2019-2022 dell’Osservatorio Innovazione digitale per la cultura del Politecnico di Milano. La pandemia ha pesato sugli istituti culturali italiani portando una decrescita del 7% di visitatori nei musei, monumenti e aree archeologiche, mentre i ricavi da biglietteria sono diminuiti del 4 per cento.

E se il 72% degli istituti offre almeno uno strumento per arricchire l’esperienza di visita onsite, solo una minoranza investe in campi innovativi: appena il 16% realizza podcast, mentre il 18% ha sviluppato un progetto con l’uso di droni. Per quanto riguarda poi strumenti d’avanguardia come Nft e metaverso, per il primo solo il 24% ha realizzato un progetto o si sta informando, mentre per il secondo la percentuale si ferma al 27 per cento.

Secondo l’Osservatorio inoltre, importanti sono i servizi accessori come bar, bookshop e spazi ad accesso libero, soprattutto per quanto riguarda i musei non pubblici. Allo steso modo, anche contenuti online come piattaforme di streaming, contenuti di spiegazione e approfondimento o realizzato per particolari categorie di pubblico come i bambini, possono favorire l’accessibilità.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti