Musei aperti e proroga degli appalti, ma manca una strategia
I direttori chiedono di aprire anche nei weekend. La scelta politica del Mibact non ha coinvolto la Direzione Musei con fornitura di dati e statistiche per progettare la sostenibilità delle aperture a scartamento ridotto
di Giuditta Giardini
5' di lettura
Ancora si discute sulla decisione di aprire ai cittadini delle regioni gialle i musei solo nei giorni feriali e chiudere nei festivi: a Giovanna Melandri presidente del Maxxi e a Roberto Grandi, presidente dell'Istituzione Bologna Musei, fanno eco Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, e Filippo Del Corno, assessore alla Cultura di Milano, tutti si augurano che si arrivi presto ad una riapertura dei musei allungata ai fine settimana. Contrari e favorevoli alla riapertura concordano su un punto fondamentale: i musei sono luoghi sicuri, l'ingresso contingentato e la frequente sanificazione dei luoghi rendono difficile il contagio durante le visite. Altro dato certo è che “la scelta di riaprire i musei è stata presa dal ministro Dario Franceschini e dal suo entourage ed è quindi una scelta politica” dichiara Francesco Delù, dirigente di II fascia e Direttore del Servizio I del MiBACT . Per capire le ragioni dietro alla decisione di Franceschini: “la Direzione Musei non è il miglior interlocutore perché non è stata coinvolta nella fase decisionale. La Direzione non è intervenuta nemmeno con la fornitura di dati e statistiche”. Questo dettaglio non sorprende, infatti, come è già stato confermato dai portavoce dei principali musei italiani, Uffizi , Bargello , Capodimonte , Mart , la riapertura non è la diretta conseguenza di analisi economiche perché i musei fuggono la logica del profitto e sono un servizio pubblico essenziale dal 2015 (decreto legge 20 settembre 2015, n. 146). Però i conti prima o poi dovranno essere fatti, ma per il 2021 non è ancora stato stanziato nulla a sostegno dei musei. Secondo Francesco Delù: “i fondi emergenziali verranno messi a disposizione durante l'anno, sulla base degli stanziamenti previsti dalla legislazione. Per il momento i finanziamenti per il funzionamento dei musei statali sono 55 milioni di euro (si tratta del contributo ordinario), mentre per musei autonomi, per il momento, non sono previsti fondi non trattandosi di stanziamento ordinario, ma di elargizioni previste in disposizioni emergenziali, sulle quali non è possibile prevedere come e quando”.
I mancati incassi e i ristori
È difficile pensare che le ricche elargizioni dell'anno passato possano essere replicate. Nel 2020 sono state stanziate risorse aggiuntive volte a ristorare le mancate entrate della bigliettazione che si sono sommate al contributo ordinario di funzionamento. Per i musei statali sono stati stanziati 145 milioni di euro, per i musei non statali, ossia musei privati, musei civici, fondazioni anche aventi natura pubblica è stato destinato un fondo complessivamente da 103 milioni di euro. Il Decreto 270/2020 all'articolo 183 ha previsto un finanziamento di 6 milioni di euro comprensivo di 1.100.000 euro di contributo ordinario e uno straordinario di 4,9 milioni a favore di musei come il MAXXI , del Museo Egizio di Torino, e altri istituti culturali che sono musei partecipati e non statali.
La DG Musei dichiara che è troppo presto per avere dati riguardo la gestione dei grandi siti, la mobilità ridotta e il fatto che i musei e i grandi siti siano chiusi nei fine settimana comporta una perdita che, ad oggi, non è ancora quantificabile. È anche vero poi che molti musei hanno riaperto annunciando la prima settimana gratuita per i visitatori. Di certo anche quest'anno sarà previsto un ristoro parametrato sui mancati introiti della bigliettazione. Nel frattempo attendono valutazioni sull'impatto economico delle porte aperte, “ma è ancora presto per avere risposte” dice Delù.
Fronte lavoro
Mentre il personale ministeriale ha continuato a lavorare garantendo tutte le attività non connesse alle visite e alla fruizione, è tendenzialmente prevista una proroga dei contratti di appalto per la società in house ALES - Arte Lavoro e Servizi S.p.A. ossia la società in house del MiBACT, che ne detiene il 100% del pacchetto azionario. Si tratta di contratti di supporto sorveglianza e supporto uffici che scadevano a fine dicembre e che, per ora, sono stati prorogati fino a metà marzo. L'immobilismo dei mesi presenti e passati ha generato un risparmio e costi minori, questo ha permesso la proroga dei contratti. Per tutti gli altri affidamenti (183 in totale dal Ministero a Ales e da Ales alle società appaltatrici) valgono le norme del Codice dei contratti pubblici per cui in caso di sospensione dei servizi è prevista la proroga come norma generale. Queste decisioni sono comunque rimesse alle singole stazioni appaltanti. Un altro risparmio è arrivato dal fronte nuove assunzioni, infatti a fronte di tanti pensionamenti non ci sono stati nuovi bandi, selezioni, concorsi e anche gli orari sono ridotti. Altri fondi vengono direttamente dalla direzione bilancio e non passano attraverso la Direzione musei.
Riorganizzazione degli orari di visita
L'avvocato Antonio Tarasco, da studioso e da presidente della Società italiana per l'ingegneria culturale (SIC) , chiede che le riaperture siano valutate sul piano tecnico. “L'apertura indiscriminata rischia di coprire una problematica che nasce ben prima della pandemia. Il problema è quello della compliance (come adesione a normative generali non fatte su misura per il singolo museo) contro le reali esigenze” spiega il presidente di SIC. Secondo Tarasco: “le porte aperte di musei pubblici e privati, in tempi di Covid e non, devono essere calibrate in funzione del gradimento del pubblico”. Questo significa che ogni museo dovrebbe rivedere e ripensare i giorni di apertura e gli stessi orari in base ai flussi di visitatori. “A priori, senza dati alla mano (orari, costo del biglietto, giorni di grande affluenza, giorni di magra, flusso storico dei visitatori) è impensabile sapere se sia conveniente riaprire o no. Bisogna anche capire quanto il pubblico sia disposto a pagare per la visita”. In pratica, se un museo ha visite nei soli fine settimana (es. 300 visitatori spalmati su due giorni) e durante la settimana, pandemia o no, ne ha pochi (e.s 100 visitatori su 5 giorni), il museo dovrà rivedere gli orari e tenere aperto solo durante il weekend, salvo eventuali eventi, inaugurazioni, ecc..“La chiusura non scandalizza se supportata da solidi motivi tecnici – continua Tarasco – è bello tenere i musei aperti, qualche museo ha senso che resti sempre aperto, come gli Uffizi, nessuno discute questo, ma non ha senso dire sempre di sì”. Sì, inteso come, sì tutti i musei riapriranno. Ecce compliance! Spiega Tarasco: “Nel caso di Venezia, (è stata molto criticata la decisione del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro di tenere i musei chiusi) è palese che i visitatori dei musei siano per la maggior parte stranieri, se quei flussi durante la pandemia non sono garantiti, per chi apriamo? Aprire adesso a pieno ritmo un museo che prima faceva 5.000 visitatori per poche decine di persone, non ha molto senso, si dovrà se mai riorganizzare gli orari di vista, aprendo, per esempio, il musei due o tre volte al mese”. Ma a fronte delle richieste diffuse di aperture, Palazzo Ducale e il Museo Correr riapriranno – con ingressi contingentati e in sicurezza – per quattro giorni - 11, 12, 15 e 16 febbraio – in coincidenza con il Carnevale, quest'anno digitale, superata così la decisione del CdA della Fondazione Musei Civici che aveva stabilito la chiusura fino ad aprile di tutte le 11 sedi museali comunali. Sempre l'11 febbraio, dopo quasi cento giorni di chiusura, riapre anche la Fondazione Peggy Guggenheim - tutti i giovedì e venerdì - con ingressi su prenotazione e il 9 febbraio riapre anche l'attività espositiva, su prenotazione, la Fondazione Querini Stampalia , con la mostra “C'era una volta la peste. Venezia e le misure di contenimento del morbo tra '500 e '600”.
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