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Musica, derby Ultimo-Mahmood: chi vince nelle classifiche di inizio 2019

«Soldi» è prima nella chart singoli, il cantautore romano secondo classificato al Festival domina nella categoria album: che la kermesse organizzata dalla Rai abbia ritrovato appeal discografico?

di Francesco Prisco

Musica e soldi, quanto vale la «music economy»

3' di lettura

Vi ricordate il derby Mahmood-Ultimo? Fu il tema trainante dell’edizione 2019 di Sanremo, argomento di dibattito così mainstream da scomodare i dioscuri del governo gialloverde Salvini e Di Maio. Ebbene: sarà anche vero che in Italia Sanremo, nella settimana in cui si svolge, sembra la cosa più importante al mondo e poi va a finire che, dalla settimana successiva, a stento ci si ricorda il nome di chi ha vinto, sarà anche vero che il Festival ormai orienta meno dell’1% delle vendite discografiche, sarà vero tutto ma, una volta tanto, gli effetti della kermesse sulle classifiche si vedono eccome.

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Italia, mercato local
I dati della Top of the Music Fimi Gfk sui primi sei mesi del 2019 ripropongono infatti lo stesso derby che abbiamo visto a febbraio scorso in Riviera: Mahmood, primo a Sanremo, domina la classifica Singoli con il tormentone Soldi; Ultimo, secondo al Festival con I tuoi particolari, è primo in classifica Album con Colpa delle favole. Per il resto, l’istantanea che si coglie dalle charts tricolori è sempre quella di un mercato molto «local», nel quale gli artisti internazionali sono costretti a inseguire i talenti domestici. Che, per contrappasso, all’estero suonano come illustri sconosciuti.

Ultimo, tre volte tra i primi dieci
È un’opera indipendente, prodotta dall’etichetta Honiro e distribuita da Believe il disco Colpa delle favole con il quale Ultimo si è imposto in classifica Album. Ultimo è un vero e proprio fenomeno: gli altri suoi dischi Peter Pan e Pianeti sono rispettivamente quinto e nono. Alle spalle del cantautore romano c’è Fedez, il cui Paranoia Airlines (Sony) si è rivelato meno efficace del previsto, segno che probabilmente la parabola del rapper che veste i panni dell’influencer (o viceversa) è in fase calante. In terza posizione troviamo Start (Warner), disco del ritorno di Ligabue, grande vecchio con qualche problema di fan-base, sul versante live e non solo. Quarta piazza a Playlisyt, successo del 2018 partorito in casa Sony dal rapper Salmo. Le uniche due presenze internazionali nella Top 10 hanno a che fare con i Queen: Bohemian Rhapsody (Universal), colonna sonora del biopic sui Freddie Mercury è in sesta piazza e fa da traino anche alla Platinum Collection in ottava. Atlantico di Mengoni (Sony) è in settima posizione, mentre Dove gli occhi non arrivano di Rkomi è decimo. Mahmood, re dei singoli, con l’album Gioventù bruciata si colloca 13esimo. Come se la passa il cosiddetto indie italiano? La prima apparizione in Top 100 è quella di Thegiornalisti, recentemente passati alla corte di Universal: l’album Love, uscito per Carosello a settembre 2019, è 35esimo. Il fenomeno esercita indubbiamente un peso mediatico superiore a quello discografico.

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Singoli, tra trap e Latin
La Top 100 dei singoli come di consueto è territorio di caccia del fenomeno trap. Alle spalle di Mahmood, uno che ha tutte le carte in regola per essere ormai considerato esponente di rilievo del genere, c’è l’accoppiata Latin pop Pedro Caò-Farruko con Calma, poi Coez (È sempre bello), il tormentone sanremese Per un milione dei Boomdabash e Daddy Yankee con Snow (Con calma). I tuoi particolari, brano portato da Ultimo a Sanremo, è sesto davanti ad Ava Max (Sweet but Psycho), Salmo con Nstasia (Il cielo nella stanza), Marco Mengoni con Tom Walker alle prese con Hola (I say) e Shallow, duetto Lady Gaga-Bradley Cooper direttamente dal film del A Star is Born. Tra le compilation domina quella di Sanremo 2019, ancora una prova a favore del recupero di appeal della kermesse. Episodico o meno? Ve lo diremo l’anno prossimo. Nel segmento vinili furoreggiano ancora i Queen: prima la colonna sonora di Bohemian Rhapsody con i Greatest Hits I e II che si piazzano rispettivamente terzo e quarto. Beati i biopic.

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