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Musica, le etichette indipendenti «valgono» 104,4 milioni

Studio Deloitte Afi: in Italia il contributo delle indie label al valore aggiunto dell’industria musicale tocca il 31%. Con 1.269 persone occupate

di Francesco Prisco

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3' di lettura

La discografia, grazie allo streaming, si è rimessa in moto lasciandosi definitivamente alle spalle la grande crisi di Napster e si avvia a centrare, nel 2021, il settimo anno consecutivo di crescita. Momento d’oro per le major Universal Music, Sony Music e Warner Music, certo, ma anche per le etichette indipendenti, universo affollatissimo di soggetti che qui in Italia fornisce un contributo al Pil da 104,4 milioni di euro impiegando 1.269 persone. Numeri che escono fuori dallo studio La musica che conta, condotto insieme da Deloitte e Afi, l’associazione confindustriale delle Pmi della musica.

Un peso del 31% sul valore aggiunto

Una ricerca che, per la prima volta, prova a effettuare un’analisi del peso delle cosiddette indie label sul mercato discografico italiano, senza tralasciare le implicazioni che il loro business ha con altri comparti come la musica dal vivo, il cui valore in era ante Covid si attestava sui 516 milioni, ballo e concertini, segmento da altri 1,051 miliardi. Secondo le stime di Deloitte, le etichette indipendenti contribuiscono per una quota pari a circa il 31% del valore aggiunto complessivamente creato dal settore della produzione musicale in Italia. Un dato che riflette soltanto la quota parte di valore aggiunto ufficialmente risultante dai bilanci. «Se infatti - si legge nello studio - si considerasse anche parte delle attività che i produttori indipendenti tipicamente demandano alle majors, il contributo “effettivo” dei primi risulterebbe maggiore». Rispetto ai 104,4 milioni di valore aggiunto delle etichette indipendenti italiane, 51 milioni sono stati generati dal sistema stesso (impatto diretto), altri 41 milioni derivano dalla spesa per beni e servizi, mentre 12,4 milioni arrivano dall’indotto.

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Aziende distribuite su tutto il territorio nazionale

Deloitte afferma che «il contributo delle etichette indipendenti al settore della produzione musicale in Italia risulta maggiore rispetto a molti Paesi del Nord Europa» come il Regno Unito, dove l’universo delle indie label «risulta contribuire a solo il 23% del totale del settore». C’è una certa vivacità imprenditoriale in questa classe di aziende, se consideriamo che nel periodo che va dal 2011 al 2019 i soggetti operativi sono cresciuti del 35 per cento. E mentre le major sono tutte concentrate a Milano, le etichette indipendenti sono distribuite su tutto il territorio nazionale. «Questo comporta - si legge nello studio - degli effetti positivi in termini di distribuzione territoriale del valore, sia generato direttamente che indirettamente lungo la catena di approvvigionamento».

Il peso della pandemia sulle indie label

Mettendo insieme attività discografiche, editoriali, manageriali e concertistiche delle etichette indipendenti, secondo Deloitte il peso della pandemia si è sentito eccome: tra 2019 e 2020 le nuove pubblicazioni sono cresciute del 15,3%, ma i ricavi calati del 48,4% tra crollo del fisico (-23,7%) e calo dell’incidenza del fatturato per eventi dal vivo e tour (-9,7%). Il tutto con un’inevitabile flessione del 2% del numero dei dipendenti.

«Lo studio», secondo Sergio Cerruti, presidente di Afi, «testimonia il grande peso che esercita la musica sull’economia del Paese e il ruolo importantissimo che nel music business giocano le etichette indipendenti. Durante i mesi del lockdown, se vogliamo, la musica è stata una forma di riappropriazione di identità per gli italiani. Purtroppo, quando si è trattato di varare misure a sostegno al settore, fatta eccezione per la conferma del bonus 18App il legislatore non si è dimostrato particolarmente sensibile alle nostre esigenze. E i ritardi nei ristori e nelle riaperture al 100% ne sono la prova. Abbiamo scelto di porre l’accento sui numeri, perché siamo economia. Ed è giusto che questa economia venga tutelata e valorizzata», conclude il presidente di Afi.

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