Musk punta sulla Cina, la Borsa plaude al viaggio diplomatico a Pechino
Il ceo di Tesla ha affermato che «gli interessi di Stati Uniti e Cina sono intrecciati, come due bambini gemelli». Pechino cerca una «una cooperazione reciprocamente vantaggiosa»
di Alberto Annicchiarico
I punti chiave
3' di lettura
Elon Musk ci riprova. Da oltre due anni ha tra i suoi obiettivi principali il raddoppio a 1 milione di veicoli della produzione nella gigafactory di Shanghai. Si tratta di un passaggio cruciale per continuare a fare crescere i volumi di Tesla, che fino ad oggi ha toccato un totale di quota 4 milioni, nel 2022 è arrivata a 1,3 milioni, ma che entro il 2030 vuole arrivare addirittura a 20 milioni all’anno, traguardo ritenuto troppo ambizioso da alcuni analisti. Una mossa importante a questo proposito è la realizzazione di uno stabilimento in Messico che dovrebbe produrre un’auto elettrica a costo più contenuto, basata sulla piattaforma di prossima generazione, la Model 2. Da sola questa elettrica più accessibile dovrebbe valere circa 4 milioni di unità.
Missione diplomatica, Wall Street plaude
Nel frattempo il ceo della prima casa produttrice di auto elettriche, come riportato da Reuters, è atterrato martedì mattina a Pechino. Un ritorno a lungo rinviato, causa pandemia. Musk ha incontrato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang. E Tesla avanza a Wall Street dopo l’incontro in Cina tra il ceo della casa automobilistica, Elon Musk, e il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang. Il titolo a metà pomeriggio guadagnava il 3,7%, oltre quota 200 dollari per azione. Musk, durante la visita, ha affermato che «gli interessi di Stati Uniti e Cina sono intrecciati, come due bambini gemelli». Tesla ha tutto l’interesse a continuare nell’espansione. Il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che il governo ha accolto con favore Musk - con altri top manager al seguito - e cerca di promuovere «una cooperazione reciprocamente vantaggiosa». Il tycoon si è unito così ad altri ceo del calibro di Tim Cook (Apple), Ola Källenius (Mercedes-Benz Group) e altri capi di aziende automobilistiche e tecnologiche nel sottolineare l’importanza di mantenere i legami con la Cina.
La Cina è il secondo mercato più grande di Tesla dopo gli Stati Uniti e lo stabilimento di Shanghai attualmente è il più grande polo del produttore di auto elettriche. Tesla ha appena ottenuto un traguardo storico, ovvero piazzare una delle sue vetture, la Model Y, in cima alla classifica delle auto più vendute nel primo trimestre 2023. Tutte le auto, non solo quelle elettriche. Ma la concorrenza dei produttori cinesi, che nel primo trimestre hanno superato i giapponesi nell’export con oltre un milione di vetture (ben il 58% in più rispetto al medesimo periodo del 2022), sta diventando sempre più dura. Mentre la congiuntura economica affievolisce la domanda. Anche per questo Tesla si è resa protagonista di una sequenza inedita di tagli al listino in questa prima parte dell’anno. Parole d’ordine: spingere i volumi anche a costo di limitare la redditività.
In lotta con oltre 100 produttori cinesi
L’azienda di Austin non ha ancora fornito alcun aggiornamento sui piani per aumentare di 450mila veicoli la produzione a Shanghai, anche se in aprile ha annunciato la costruzione di uno stabilimento, sempre a Shanghai, per produrre accumulatori di energia. Tesla ha poi presentato piani alle autorità locali per espandere la capacità di produzione di powertrain a 1,75 milioni di unità all’anno.
Richieste, ecco il problema, che vanno a scontrarsi con i piani di Pechino, alle prese con una capacità eccessiva nell’industria automobilistica (sono oltre 100 i produttori). Lo stesso Musk ha ammesso alla Cnbc qualche settimana fa che «ci sono alcune limitazioni alla nostra capacità di espansione in Cina». E «non è un problema di domanda». Nella stessa intervista, l’imprenditore di origini sudafricane ha detto che le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina non possono che preoccupare. Tra l’altro Musk è anche proprietario della piattaforma di social media Twitter, vietata in Cina.
Nel 2023 redditività in calo per l’Auto
Intanto, tornando a guerra dei prezzi e profitti, secondo uno studio della società di consulenza EY, si comincia verificare quanto temuto sin dall’autunno 2022. Ovvero, le case automobilistiche cominciano a fare i conti con un calo della redditività. Secondo l’analisi, il margine Ebit dei 16 carmaker presi in esame è sceso dal 9% all’8 per cento. Il nuovo numero uno tra le 16 case analizzate da EY è stato il gruppo Mercedes-Benz (che ha dichiarato di puntare sul lusso e di non voler abbassare i prezzi) con un margine Ebit del 14,7%. A seguire Bmw (14,6%) e Kia (12,1%). Tesla è scesa dal primo al quarto posto, con l’11,4%.
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