intervista

Mustier (Unicredit): «Saremo una banca paneuropea vincente»

di Alessandro Graziani

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4' di lettura

Vogliamo essere vincenti tra le banche paneuropee. I primi risultati del piano triennale ci confermano che la direzione strategica è quella giusta, il nuovo board internazionale che sarà nominato dall’assemblea è di altissimo livello e credibilità in Italia e all’estero. Timori per l’Italia post-voto? Io vedo fiducia da parte dei consumatori, delle imprese e anche degli investitori».

A fine serata, il chief executive officer di UniCredit Jean Pierre Mustier mostra soddisfazione per i risultati del primo anno di piano «Transform 2019» che ha superato i target interni e le aspettative degli analisti. E guarda con fiducia al futuro, pur mantenendo i piedi ben saldi per terra. «Un anno fa stavamo realizzando un aumento di capitale da 13 miliardi dall’esito non scontato. Ora ci presentiamo al mercato con un profilo di rischio completamente diverso e con risultati superiori alle attese, ma sarebbe sbagliato cantare già vittoria o distrarsi: se fosse una maratona, avremmo percorso solo 14 dei 42 chilometri totali. E i primi sono i più facili. Quindi, massima concentrazione nel portare avanti il piano attuale».

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Da dove arriva la crescita superiore alle attese?

C’è stata una forte dinamica commerciale con una buona risposta della clientela sia in Italia che in Germania. Il margine d’interesse è stato resiliente, malgrado la compressione degli spread. In forte crescita sono risultate le commissioni, aumentate del 7,1% su base annua. Quello che è più importante è che tutti i target del piano per il 2017 sono stati raggiunti, e in molti casi superati. E questo è decisivo per la credibilità nei confronti degli investitori, a cui stiamo dimostrando trimestre dopo trimestre di mantenere le promesse fatte a inizio piano.

Il contributo dell’Italia, che in termini di ricavi pesa per il 48%, è migliorato?

Sì, c’è già stato un miglioramento ma possiamo ancora fare meglio perché l’economia sta vivendo una fase di significativo turnaround: l’ultimo trimestre è stato per l’economia italiana il migliore degli ultimi 8 anni.

Con la chiusura del progetto Fino sugli Npl, il piano di derisking è in fase avanzata. Pensate di aumentare ulteriormente le cessioni?

Rispetto al piano iniziale, già a dicembre all’investor day abbiamo annunciato di incrementare di 4 miliardi la riduzione degli Npl e l’azzeramento completo della non core bank, senza ulteriore impatto sul conto economico, entro il 2025. L’Npe ratio nella banca core è sceso per la prima volta sotto al 5%. Il derisking è importante perché gli investitori possono tornare a guardare al ritorno sul capitale della core bank, che è già al 9,1 per cento.

Visto che siete avanti con il piano al 2019, ha già un idea di UniCredit oltre quella scadenza?

Siamo convinti che nel mercato paneuropeo delle banche i protagonisti non saranno molti. Noi vogliamo essere tra i vincitori a livello paneuropeo. E per farlo non basta crescere ma trasformarsi guardando sempre più all’evoluzione digitale, che non è una rivoluzione ma un processo graduale.

Due giorni fa avete selezionato i candidati per il nuovo board. aumenta il profilo internazionale del gruppo?

Io non ho partecipato alla selezione ma posso dire di essere entusiasta per il profilo e le competenze di mercato, regolatorie e imprenditoriali. Con il candidato presidente Fabrizio Saccomanni, che ha una grande credibilità ed esperienza sui temi regolatori sia in Italia che a livello globale, stiamo già lavorando insieme. Sicuramente il nuovo board lavorerà nell’interesse di tutti gli azionisti.

Entro un mese saranno noti i dettagli dell’addendum Bce sul trattamento dei crediti deteriorati. Teme riflessi negativi per le banche?

Ogni nuova regola ha un impatto diverso. Credo che sia necessario, sia da parte delle banche che del regolatore, guardare al complesso delle nuove normative. Per questo noi a dicembre abbiamo detto al mercato quanto impatterà sul capitale ognuna delle nuove regole in arrivo nei prossimi anni.

Madame Nouy continua pure a chiedere che le banche procedano ad aggregazioni, anche cross border, per creare campioni europei. Che orientamento avete? Sul mercato circolano periodicamente rumors di un’aggregazione tra UniCredit e Société Générale...

Intanto, noi siamo già uno dei principali gruppi paneuropei. E in ogni caso niente fino a fine 2019 deve distrarci dal piano di crescita interna che stiamo portando avanti. In generale, aggiungo che le fusioni cross border non portano significative sinergie di costi e questo è un limite. Se il merger fosse trasformante per il business potrebbe essere diverso, ma non è affatto semplice. Per quanto ci riguarda, il nostro piano è basato solo su crescita organica e siamo focalizzati su quello. Dopo, se ci fossero opportunità le valuteremo, ma non sappiamo se ci saranno».

È vero che è stato contattato per diventare Ceo di Deutsche Bank?

Sono concentrato e totalmente dedicato alla realizzazione del piano di UniCredit.

Tra meno di un mese l’Italia vota alle elezioni politiche. Teme un ritorno del rischio Italia?

Noi siamo apolitici. Posso dire che non vedo rischi che possano compromettere la presenza dell’Italia in Europa. In assenza di questo rischio, osservo che in Italia sta aumentando la fiducia dei consumatori, delle imprese e anche degli investitori esteri come dimostra - per citare solo un caso degli ultimi giorni - l’offerta di un importante fondo Usa per i treni Italo. Quello che va bene per l’Europa va bene per l’Italia e ancora di più per UniCredit.

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