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Mutui, perché sta tornando in auge il tasso variabile

di Vito Lops

(Fotolia)

3' di lettura

Sono due anni che, tra surroghe e nuovi mutui, il tasso fisso sta monopolizzando il mercato. Per via di politiche particolarmente aggressive di alcune banche siamo arrivati al punto che quasi nove mutui su 10 negli ultimi mesi sono stati stipulati a tasso fisso.

Uno schiaffo di proporzioni epiche al tasso variabile nonostante questo dal 2015 poggi su un Euribor (l’indice che viene sommato allo spread deciso dalla banca per ottenere il tasso variabile da applicare mensilmente sul mutuo) addirittura negativo. E, di conseguenza, non è mai stato così conveniente.

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MUTUI, IL CONFRONTO TRA EURIBOR ED IRS A 25 ANNI

L’indice del tasso variabile resta sottozero mentre quello del fisso è risalito dai minimi

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L’accelerazione del fisso ha avuto un picco la scorsa estate quando gli indici Irs (quelli che si sommano allo spread deciso dalla banca per ottenere il tasso fisso da applicare per tutta la durata del mutuo) hanno toccato i minimi di tutti i tempi, intorno a 0,7% sulle principali scadenze che interessano i mutuatari (da 10 a 30 anni). La caduta degli Irs ha abbassato anche i tassi fissi finali dei mutui scesi la scorsa estate, nelle migliori offerte di mercato, intorno all’1,65%. A quei tempi il miglior variabile stazionava intorno all’1,05%. Cosicché il fisso costava appena 60 punti base in più a fronte di offrire la sicurezza di non mutare più, a differenza del variabile, nel corso del lungo piano di ammortamento che costituisce un prestito ipotecario.

Oggi il quadro è cambiato. I tassi Irs sono risaliti - per via della crescita dell’inflazione nell’Eurozona rispetto a un anno fa - e questo ha spinto in su anche il tasso fisso applicato dalle banche. «Oggi, a giugno 2017, i migliori tassi fissi viaggiano all’1,85%, mentre i migliori variabili allo 0,83% - spiega Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket.it -. Quindi i migliori tassi variabili sono diminuiti negli ultimi 10 mesi di circa uno 0,22% e i migliori tassi fissi sono aumentati di circa uno 0,2%. Risultato: se prima sottoscrivere un mutuo a tasso fisso comportava accettare un tasso maggiore di 0,6% rispetto ad un tasso variabile, oggi fare la stessa scelta comporta accettare un tasso maggiore di oltre l'1%. Il differenziale fra i due tassi è aumentato del 70% (da 0,6% a 1%) e quindi il differenziale fra le due rate a tasso fisso e a tasso variabile è cresciuto e parallelamente sta diminuendo l'attrattività di un mutuo a tasso fisso rispetto ad un mutuo a tasso variabile».

MUTUI, LA DISTANZA TRA FISSO E VARIABILE

Andamento storico migliori tassi finiti a tasso fisso e tasso variabile per un mutuo di importo 140.000 euro a 20 anni, valore immobile 220k (LTV 64%) - Fonte: MutuiSupermarket.it

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Questa distanza, peraltro, nasconde una strategia pro-fisso sostenuta dalle banche che non è detto che continuerà ancora a lungo. Dato che l’Irs è aumentato di 60 punti base nell’ultimo anno ma il costo del tasso fisso appena di 20 punti base, vuol dire, molto semplicemente che le banche si sono fatte carico, penalizzando i propri margini, della differenza. «Le banche hanno deciso di caricarsi di oltre il 50% dell'aumento degli indici Irs registrato sugli ultimi 10 mesi - continua Rossini - riducendo i propri spread di offerta e quindi i propri guadagni pur di privilegiare il fisso».

Il variabile è dunque diventato più competitivo. Anche perché molti mutuatari e/o aspiranti mutuatari si stanno rendendo conto che è vero che in futuro i tassi non potranno che salire ma che i rialzi dovrebbero essere lenti e graduali. Tanto che il governatore della Bce, Mario Draghi, ha più volte ricordato che i «tassi resteranno bassi a lungo». Una frase che sta incoraggiando molti mutuatari a partire con il variabile e ad approfittare di un risparmio certo nei primi anni. A fronte dell’incognita che i tassi in futuro potranno salire ma, stando alle parole di Draghi, non poi così tanto.

Del resto i future sull’andamento dell’Euribor a 3 mesi stimano che questo indice fra 5 anni (2022) salirà allo 0,7% rispetto all’attuale -0,3% (quindi 100 punti base in più).

LE PREVISIONI SULL'ANDAMENTO DELL'EURIBOR A 3 MESI

Lo scenario sull'indice dei mutui a tasso variabile

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Le previsioni quindi ci dicono che solo fra cinque anni l’attuale tasso variabile andrà ad eguagliare l’attuale fisso. Quindi - cresce il popolo che se lo domanda - perché pagare si da subito un tasso più caro di 100 punti base quando le aspettative indicano che il variabile eguaglierà l’attuale fisso (quindi potrebbe salire di 100 punti base) solo fra cinque anni? In un contesto generale in cui poi, stando sempre alle parole del governatore della Bce, in ogni caso i tassi resteranno bassi per tanti anni?

twitter.com/vitolops

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