Cina, esercitazioni militari con lancio di missili intorno a Taiwan
La visita sull’isola della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi ha alzato la tensione fra Washington e Pechino. Mosca: le esercitazioni delle forze armate cinesi sono “un diritto sovrano della Cina”. Richiami da Asean e Borrell
I punti chiave
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La Cina ha dato il via a esercitazioni militari senza precedenti, che includono lancio di missili balistici, munizioni vere e l’interdizione di vaste aree di mare che circondano l’isola di Taiwan e lo spazio aereo. Si tratta di una sorta di prova muscolare e di risposta alla contestatissima visita a Taipei della speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Visita che si è conclusa mercoledì 3 agosto, con la tensione tra Stati Uniti e Cina arrivata alle stelle.
Il ministero della Difesa di Taiwan ha denunciato il lancio di 11 missili balistici cinesi Donfeng intorno all’isola, mentre almeno 22 caccia hanno superato la linea mediana dello stretto di Taiwan. Cinque missili sono caduti nella zona economica esclusiva del Giappone: quattro di questi avrebbero «sorvolato l’isola principale di Taiwan», riferisce il ministero della Difesa giapponese. Tokyo ha chiesto a Pechino lo stop immediato delle manovre. «Le azioni della Cina questa volta hanno un grave impatto sulla pace e sulla stabilità regionale - ha detto il ministro da Phnom Penh dove ha partecipato a una riunione dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico -. Chiedo ancora una volta l’interruzione immediata di queste manovre militari».
Esercitazioni prorogate fino al 7 agosto
Le esercitazioni, che dovevano concludersi domenica 7 agosto a mezzogiorno sono invece state prorogate fino a lunedì e ampliate ad un’altra area intorno all'isola. Le manovre sono focalizzate sull’addestramento congiunto con sessioni di blocco, assalto di target marittimi, attacchi sulla terraferma.
La comunità internazionale ha espresso la sua condanna per le esercitazioni intraprese da Pechino, scatenando le - ulteriori - ire della Cina. Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato che la Cina è «irresponsabile e ha avuto una reazione eccessiva alla visita della Pelosi». Washington ha annullato un test missile per stemperare la tensione con Pechino, ma il nervosismo resta ai massimi.
Il ministero degli Esteri di Pechino ha convocato gli ambasciatori dei paesi del G7, inclusa l’Italia, per esprimere «il più completo disappunto» sul comunicato firmato dai ministri degli Esteri di forte critica sulle esercitazioni militari. Pechino ha cancellato anche un faccia a faccia che fra il suo ministro degli Esteri Wang Yi e la controparte giapponese.
Cina: esercitazioni “giuste contromisure” a visita Pelosi
Per Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, si tratta delle “giuste contromisure” a tutela di “sovranità e integrità territoriale” della Cina in risposta alla visita di Pelosi a quella che Pechino considera una “provincia ribelle” da “riunificare”. A sostegno della Cina si è intanto schierata la Russia: il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, le esercitazioni delle forze armate cinesi sono infatti “un diritto sovrano della Cina”, e la tensione intorno a Taiwan “è stata provocata artificialmente” dalla visita della speaker Usa.
Dopo lancio missili cinesi attivati sistemi difesa
L’Esercito popolare di liberazione (Pla) nella giornata di giovedì 4 agosto ha «revocato il controllo marittimo e dello spazio aereo al largo della costa orientale dell’isola di Taiwan», con la riuscita delle manovre di lancio missilistiche che «hanno colpito con precisione tutti gli obiettivi». In una nota diffusa nel pomeriggio locale, il colonnello Shi Yi, portavoce del Comando del teatro orientale della Pla, ha osservato che le attività sull’area di mare predeterminata al largo di Taiwan hanno permesso di «testare le capacità di attacco di precisione e di blocco dell’area. L’intera missione di addestramento al lancio di munizioni vere è stata completata con successo».
Il ministero della Difesa di Taiwan ha intanto confermato il lancio di 11 missili balistici Dongfeng (DF) da parte dell’esercito cinese nelle acque nordoccidentali e sudoccidentali dell’isola. In risposta, le forze armate di Taipei hanno “attivato i relativi sistemi di Difesa e rafforzato la prontezza al combattimento”. Il ministero, inoltre, ha “condannato le azioni irrazionali” della Cina che “minacciano la pace e la stabilità regionali”. Alcuni missili sono finiti anche nella zona economica esclusiva del Giappone, secondo quanto riferisce la Difesa nipponica, protestando per l'azione di Pechino.
A conferma dell’escalation in corso il governo della città di Taipei ha incoraggiato i residenti a scaricare un’app che può essere utilizzata per cercare le posizioni degli oltre 5.000 rifugi antiaerei della città, riferisce l’agenzia Cna.
La preoccupazione internazionale
I ministri degli Esteri dell’Asean riuniti a Phnom Penh, in Cambogia, si sono detti preoccupati che la situazione possa «destabilizzare la regione e portare a errori di calcolo, seri confronti, conflitti aperti e conseguenze imprevedibili tra le potenze mondiali». Anche da Josep Borrell, titolare della politica estera Ue, arriva un monito: «Non c’è giustificazione all’uso di una visita come pretesto per attività militari nello Stretto di Taiwan». Borrell ha anche avuto un bilaterale con il segretario di Stato Usa Blinken con il quale ha affrontato i temi della pace da preservare nello Stretto di Taiwan, della guerra in Ucraina e del colloqui sul nucleare con l’Iran.
Global Times: manovre senza precedenti
Pelosi, nel suo viaggio di meno di 20 ore, ha assicurato che la sua presenza nell’isola ha reso «inequivocabilmente chiaro» che gli Usa «non avrebbero abbandonato» un alleato democratico come Taiwan. Il suo viaggio ha suscitato la furiosa reazione di Pechino, che ha promesso “punizioni” ed esercitazioni militari nei mari intorno a Taiwan, strozzando le rotte tra le più trafficate al mondo. Il Global Times, controllato dal Quotidiano del Popolo, ha affermato, citando vari analisti militari, che le manovre erano «senza precedenti» e che i missili avrebbero sorvolato Taiwan per la prima volta, ha aggiunto il tabloid nazionalista.
Ieri l’Ufficio marittimo e portuale di Taiwan ha emesso avvisi alle navi per evitare il transito nelle aree interdette. E il governo di Taipei ha riferito che le attività cinesi avrebbero colpito 18 rotte internazionali. Il ministero della Difesa, inoltre, ha riferito che le forze armate hanno sparato mercoledì notte un razzo per mettere in guardia un drone che sorvolava l’isola di Kinmen, che si trova a soli 10 km dalla città cinese di Xiamen.
Pechino ha definito le operazioni militari «necessarie e giuste», addossando la colpa dell’escalation a Usa e alleati. «Nell’attuale circostanza sulla visita di Pelosi a Taiwan, gli Usa sono i provocatori, la Cina è la vittima», ha commentato su Twitter la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying. Intanto, sale l’allerta a Tokyo. Le esercitazioni militari cinesi vicino al Giappone «potrebbero accelerare le discussioni già in corso sul suo ruolo in caso di contingenza taiwanese, costringendo i politici nipponici a pensare in modo più concreto a tale eventualità», hanno riferito i media locali.
«Non ci sono giustificazioni per le aggressive» esercitazioni militari della Cina nello Stretto di Taiwan, sottolinea il G7.
L’incursione di aerei cinesi
Il ministero della Difesa di Taiwan ha denunciato mercoledì un’incursione di 27 caccia cinesi nella zona di difesa aerea. «Ventisette aerei dell’Esercito di liberazione popolare sono entrati nell’area circostante la Repubblica di Cina il 3 agosto 2022», ha chiarito il ministero in un tweet, cambiando la tradizionale menzione alla Adiz (la zona di identificazione di difesa aerea) e facendo intendere che oggi possa essere avvenuto qualcosa di diverso. I caccia segnalati sono sei J-11, cinque J-16 e ben sedici Su-30.
Dall’esame delle cartine postate dal ministero della Difesa di Taipei emerge che sei J-11 e sedici Su-30 hanno superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan: la mossa, pur non essendo la prima del suo genere, dimostra la maggiore aggressività da parte delle forze armate cinesi. Da protocollo, il ministero della Difesa ha fatto decollare i suoi caccia, attivato i messaggi di avvertimento via radio e i sistemi missilistici di monitoraggio.
«L’America è con Taiwan, ora più relazioni economiche»
Nel corso della visita Nancy Pelosi ha incontrato la presidente Tsai Ing-Wen, in un faccia a faccia che la Cina considera una «grave provocazione». Pelosi è la più alta carica Usa ad aver visitato l’isola, rivendicata dalla Cina come parte integrante del suo territorio, negli ultimi 25 anni. Pechino ha reagito con minacce, l’invio dimostrativo di aerei nei cieli di Taiwan, le esercitazioni militari e ritorsioni commerciali.
Alle autorità di Taipei Pelosi ha promesso il «sostegno ferreo alla democrazia di Taiwan», anche su «questioni di sicurezza e stabilità, crescita economica e governance», temi anche al centro del suo incontro con la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Gli Usa vogliono «che Taiwan abbia sempre libertà con sicurezza e non si stanno tirando indietro», in un contesto di lotta «tra autocrazia e democrazia nel mondo», ha sottolineato Pelosi nella conferenza stampa congiunta.
Rilanciando il messaggio della sua missione Pelosi ha aggiunto che «l’America sta con Taiwan», e un accordo commerciale bilaterale potrebbe essere «imminente», grazie in parte alla legislazione sui semiconduttori approvata di recente dagli Usa che apre la strada «a migliori scambi economici». Pelosi ha anche colto l’occasione per criticare l’amministrazione cinese di Hong Kong.
«Democrazie unite di fronte alle sfide comuni», scrive invece in un tweet la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, dopo l’incontro con Nancy Pelosi. «È stato un piacere incontrare Nancy Pelosi e riconoscere il suo sostegno di lunga data per Taiwan - si legge nel tweet - La visita non rispecchia solo il forte sostegno del Congresso Usa per i rapporti bilaterali, ma manda anche un messaggio al mondo: le democrazie sono unite di fronte alle sfide comuni».
Le ritorsioni commerciali di Pechino
Oltre alle parole e alle esercitazioni militari, Pechino ha varato anche una serie di sanzioni commerciali. La Cina sospenderà l’importazione di prodotti alimentari dall’isola di Taiwan per protestare contro la visita della Speaker della Camera Usa.
Pechino ha anche sospeso l’export di sabbia naturale verso Taiwan, assestando un duro colpo almeno nell'immediato alla strategica produzione dell’isola di semiconduttori. La mossa, ulteriore ritorsione per la visita della speaker della Camera americana, è stata annunciata con una nota del ministero del Commercio, secondo cui la decisione è stata presa «in linea con le rilevanti leggi e regolamenti».
Pechino, inoltre, intende prendere di mira altri tipi di agrumi e pesce per il presunto rilevamento “ripetuto” di residui di pesticidi eccessivi e di test positivi al Covid-19 sulle confezioni. Da lunedì sera, quando i funzionari statunitensi e taiwanesi hanno confermato che Pelosi si sarebbe recata a Taiwan per incontrare la presidente Tsai Ing-wen, le Dogane cinesi hanno sospeso le importazioni di oltre 2.000 dei circa 3.200 prodotti alimentari in arrivo da Taiwan.
All’inizio del 2021 la Cina aveva bandito l’ananas taiwanese: la mossa, usata come mezzo di pressione di Taipei, è stata affrontata dal governo locale con la una campagna virale commercializzando il frutto come “ananas della libertà” e “ananas della democrazia”, contribuendo ad aprire mercati d’export alternativi. I funzionari taiwanesi, secondo i media locali, stanno ancora valutando il potenziale danno della stretta cinese, convenendo tuttavia che di ritenerlo considerevole.
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