ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùQuando l’arte diventa cronaca

Napoli, incendiata la «Venere degli stracci» di Pistoletto. Fermato un senza fissa dimora

Distrutta dai vandali l’istallazione d’arte contemporanea di piazza Municipio. Il sindaco Manfredi: «La rifaremo». L’artista: «L’evento riflette il nostro tempo»

di Francesco Prisco

Aggiornato il 13 luglio 2023 alle ore 7:41

Napoli, distrutta da incendio la 'Venere degli Stracci' di Pistoletto

3' di lettura

Sarebbe un senza dimora di 32 anni l’autore del rogo che ha mandato in cenere la Venere degli stracci di Pistoletto, a Napoli. L’uomo è stato fermato dalla Polizia con le accuse di incendio e distruzione di beni culturali. Le indagini svolte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato Decumani, attraverso le immagini del sistema di video sorveglianza cittadina, hanno consentito di individuare il probabile autore dell’incendio e di rintracciarlo in una mensa in via Marina.

Poche città al mondo sono così perdutamente innamorate degli stereotipi che le rappresentano come Napoli. Hai voglia a dire che la storia è quella che è; che quaggiù esistono delle eccellenze di rilevanza mondiale; che la città merita un ruolo di capitale europea per più di un motivo: prima o poi un «pezzo» di città uscirà allo scoperto e farà esattamente quello che l’opinione pubblica mainstream si aspetta da Napoli e dai napoletani. Può essere letto in questo senso l’incendio che all’alba ha completamente distrutto la Venere degli stracci, istallazione di arte contemporanea realizzata da Michelangelo Pistoletto che riproduceva il capolavoro del 1967 dell’artista biellese in versione monumentale.

Loading...

Napoli, in fiamme la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto

Photogallery24 foto

Visualizza

La pista del vandalismo

Le fiamme hanno sciolto la statua posizionata a piazza Municipio lo scorso 28 giugno, nell’ambito del programma del Comune «Napoli Contemporanea», riducendo in cenere gli indumenti vecchi che la «adornavano». Per domare il rogo, sulla cui origine si indaga, sono intervenuti vigili del fuoco e polizia municipale. «Sicuramente si tratta di un atto vandalico», ha detto subito l’assessore alla Sicurezza Antonio De Iesu. L’artista stesso era scosso: quanto accaduto «riflette situazione drammatica nostro tempo», dichiarava. «Si risponde a qualsiasi proposta di bellezza e pace con fuoco e guerra». A quanto pare non è stata né la bravata di qualche «muschillo», come succede per l’albero di Natale della Galleria trafugato per «tradizione», né qualcosa di più serio, come fu per il terribile incendio che distrusse Città della Scienza nel 2013. Da napoletani della diaspora appassionati delle dinamiche della città, tocca comunque registrare che, ogni volta che sul territorio si tenta una narrazione diversa dalla vulgata, arriva inesorabile l’episodio che ci riporta al solito cliché del paradiso abitato da diavoli.

Il legame di Pistoletto con Napoli

Vale comunque la pena sottolineare che Pistoletto, a Napoli, non è mai stato un artista qualsiasi. All’epoca del cosiddetto Rinascimento Bassoliniano, quando le Montagne di Sale di Mimmo Paladino addobbavano piazza Plebiscito e a Palazzo Donnaregina nasceva il museo Madre, il maestro dell’Arte Povera trovava una specie di patria elettiva ai piedi del Vesuvio. Nel 2012, ragionando della collocazione delle sue opere, il Corriere del Mezzogiorno si concedeva addirittura un titolo edipico: «Madre, il Pistoletto dove lo metto?»

La challenge sui social

La scelta della giunta di Centrosinistra guidata da Gaetano Manfredi di metterlo nel salotto buono di piazza Municipio sembrava voler recuperare un po’ della grandeur bassoliniana: lo scudetto portato di De Laurentiis, il successo dei De Giovanni, delle amiche geniali e di Mare fuori incoraggiavano scelte coraggiose ma pure stavolta è andato tutto in fumo. Con il sindaco che chiosa: «Sono sgomento» ma l’istallazione «si rifarà, ho già parlato con l’artista». In una certa fase si era pensato anche alla pista di una challenge social.

L’arte di provocare nella città che risponde alle provocazioni

Comunque la mettiate, l’Italia si è accorta del progetto di un ente pubblico che, fino a una manciata di ore fa, era sconosciuto ai più. Si sa che il mestiere dell’arte contemporanea è sempre stato quello di provocare, cosa sempre più difficile nell’epoca in cui il web ha banalizzato tutto. Questo rogo ha funzionato un po’ come lo studente coreano che si è mangiato la banana da 120mila dollari di Maurizio Cattelan, facendone un caso mondiale. Napoli, d’altra parte, è sempre pronta a rispondere alle provocazioni: proprio qui, alla Galleria Morra, negli anni Settanta un happening di Marina Abramović rischiò di finire male, eppure oggi se ne parla come una pietra miliare nella carriera dell’artista. Andasse a finire così pure con la Venere degli stracci, vedremmo il gotha dell’arte contemporanea mettersi in fila per esporre open air a Napoli. La città degli stereotipi in cui non tutti gli stereotipi vengono per nuocere. Forse.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti