Napoli, Juventus battuta al 93’: lo scudetto stavolta è davvero a un passo
Il gol di Raspadori in recupero, dopo tre episodi arbitrali discussi, porta i partenopei a una manciata di punti dal titolo. Che potrebbe arrivare già domenica
di Dario Ceccarelli
I punti chiave
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Sventolano le bandiere azzurre. La gran festa s’avvicina. Mentre Milano s’accende per il derby europeo con la doppia sfida tra Milan e Inter, il Napoli chiude ogni discorso sullo scudetto battendo a Torino la Juventus con un gol al 93’ di Giacomo Raspadori, inserito pochi minuti prima da Spalletti al posto di Kvaratskhelia. Il tricolore è dietro l’angolo: se nella prossima giornata i partenopei battono la Salernitana, e la Lazio (seconda a 17 punti di distacco) non va oltre al pareggio a San Siro con l’Inter, il Napoli raggiungerà lo scudetto anche matematicamente.
L’impresa azzurra
A sei giornate dalla fine del torneo, sarebbe un’impresa straordinaria. Un’impresa che sancirebbe in Italia il dominio della squadra di Spalletti. Un dominio cominciato praticamente dall’agosto scorso e mai messo in discussione in tutti questi mesi dagli inseguitori. Perfino la fresca ferita della caduta in Champions con il Milan non ha lasciato tracce. Nessuna crepa, nessun cedimento psicologico. Anche a Torino infatti i partenopei, in una sfida combattuta fino all’ultimo respiro, hanno sempre cercato la vittoria nonostante abbiano anche rischiato, a loro volta, di affondare. Nella ripresa, dopo un primo tempo equilibrato, la Juventus era passata in vantaggio al 38’ con Di Maria (entrato con Chiesa) abile nel concludere a rete una ripartenza bianconera. Una gioia, quella dello Stadium, spenta dall’arbitro Fabbri dopo un intervento del Var per una precedente scorrettezza di Milik su Lobotka. Anche a Vlahovic, dopo un assist di Chiesa giudicato oltre la linea di fondo, era stato annullato un gol al 45’.
Due episodi discussi come anche, nel primo tempo, era stata molto discussa una manata di Gatti ai danni di Kvaratskhelia sulla quale l’arbitro non ha ravvisato alcuna scorrettezza nonostante il georgiano sia rimasto a terra diversi minuti. Il Napoli è stato però più graffiante, più determinato. Soprattutto quando Spalletti ha inserito Zielinski ed Elmas la pressione partenopea è aumentato portando Osimhen vicino al gol: una prima volta con una stoccata che colpisce il palo esterno; poi con una fiondata al volo che sfiora la traversa. Ma a decidere sarà il sinistro di Raspadori che, lasciato colpevolmente libero, s’infila sotto le gambe di Szczesny. Per il Napoli è una festa. Come se fossero già cominciati i fuochi d’artificio. Per la Juve invece rabbia e delusione. Sia per il colpo allo scadere di Raspadori, sia per i due gol annullati e il mancato sorpasso sulla Lazio. I bianconeri al terzo ko consecutivo restano terzi, a quota 59 Milan.
Una doppietta di Leao stende il Lecce
Hai dei problemi? Ci pensa Leao, of course. Stefano Pioli, lo ha dimostrato, è sicuramente un ottimo tecnico. Non a caso contro il Lecce a San Siro ha ottenuto la centesima vittoria da quando allena il Milan. Un successo che, per inciso, permette al Diavolo di effettuare il contro sorpasso sull’Inter, vittoriosa all’ora di pranzo a Empoli, e che butta altra benzina sulle aspettative per il doppio derby di Champions. Detto questo, Pioli deve fare un gigantesco monumento al pregiatissimo signor Rafael Alexandre de Conceicao, detto semplicemente Leao, che quando il Milan annaspa, come è successo a Napoli, oppure questa volta col Lecce, s’inventa un paio di numeri da lasciare senza fiato e ti saluto. Certo, ci sono tante altre cose nel Milan, da Maignan a Giroud, dal lavoro di Pioli a quello di Maldini, però Leao è Leao: con due guizzi scaccia via ogni pensiero. Vai Leao, pensaci tu.
Con il Lecce, dopo 40 minuti di indolenza, con il Milan in modalità post prandiale, è stato ancora Rafael a sbloccare la situazione. Nel primo tempo con una inzuccata di testa su corner di Tonali. Nella ripresa, con una sgroppata di 30 metri conclusa con un sinistro a fil di palo. Morale della favola: due stoccate del suo gioiello e il Milan torna a vincere dopo due pareggi consecutivi agganciando, almeno per un giorno, la Roma al quarto posto con 56 punti. «A volte è svagato, non si concentra», dicono i suoi critici. Se lo facesse sempre, sarebbero davvero guai.
L’Inter a Empoli torna vincere (0-3) con la Lu-La
Tante buone notizie dalla squadra di Inzaghi, finalmente sorridente dopo settimane di calvario. La prima interessante novità è che i nerazzurri tornano a vincere in campionato dopo cinque giornate. E già questo non era scontato. La seconda, quasi più clamorosa, è che Lukaku non solo è riuscito finalmente a segnare su azione (in serie A non capitava dal 13 agosto 2022) ma è riuscito a farlo due volte, realizzando cioè una doppietta che gli mancava addirittura dal 14 febbraio 2021, cioè da più di due anni, quando l’Inter superò la Lazio che - coincidenza - sarà anche la prossima avversaria di campionato dei nerazzurri. Ultima, ma non ultima, in questa epifania interista, è il ritorno al gol di Lautaro, assistito nella marcatura proprio da Lukaku. Come ai bei tempi della «Lu-La», la squadra di Inzaghi ritrova la sua coppia di bomber, e la ritrova proprio in un finale di stagione dove può succedere ancora di tutto.
Lo stesso Lukaku, che potrà giocare contro la Juventus mercoledi nella semifinale di Coppa Italia grazie all’intervento del presidente della Fgci, Gabriele Gravina, è naturalmente soddisfatto per la sospensione della squalifica per la sua reazione ai buuu degli ultra bianconeri nella partita di Torino. «Ringrazio Gravina per questa opportunità che secondo me è un passo avanti contro il razzismo», ha commentato il bomber belga. In precedenza, la conferma della squalifica a Lukaku da parte della Corte sportiva d’Appello era figlia di una mentalità da Medio Evo. E ben ha fatto Gravina intervenire d’autorità. Colpisce però che il presidente, per non farci coprire di ridicolo, sia dovuto intervenire in extremis. Cosa accade nelle curve è ormai noto da anni. Razzismo, violenza, spaccio e quant’altro. Cosa si aspetta a colpirle? Si parla tanto di sicurezza, di severità. Ma alla fine tutto continua come nulla fosse. Un vecchio film sempre in replica.
La caduta con il Toro della Lazio: un isolato scricchiolio?
Ha colpito la battuta d’arresto della squadra di Sarri, sconfitta all’Olimpico dal Torino grazie a un gol di Ilic. Perdere ci sta, nessuno è invincibile. Soprattutto davanti a un Toro così ben impostato. Ora però la Lazio deve stare attenta. Non solo ha perso la sua straordinaria striscia vincente, ma rischia anche, con questa scivolata, di far partire un corto circuito negativo per la sua corsa alla Champions. «Siamo stati meno brillanti per i carichi della settimana e l’aumento delle temperature», ha precisato Sarri che non ha perso l’occasione di criticare anche l’arbitraggio. È un suo vizio, quando perde, di dare la colpa al destino cinico e baro e alla perfidia delle giacchetta nere. Che non sono infallibili, anzi. Ma non lo è neppure il maestro Sarri.
Liegi 2023. Il campione del mondo Evenopel fa il bis
Ecco un altro della nuova generazione di fenomeni del ciclismo. Parliamo del belga Evenepoel, 23 anni, che ha vinto per il secondo anno consecutivo la Liegi-Bastogne-Liegi, la «Decana» delle classiche con 258 chilometri e 11 cotes da superare. Una prova magistrale, in una giornata caratterizzata da pioggia e freddo, in cui non solo il belga ha centrato il bis ma lo ha fatto con la maglia di campione del mondo, coincidenza che non capitava dal 1987 quando s’impose il nostro Moreno Argentin. L’ultimo a centrare una doppietta era stato un altro campione azzurro, Michele Bartoli, nel 1998.
Non ci resta che consolarci con le statistiche perché, anche in questa classica, nessun italiano - a parte Giulio Ciccone non entrato comunque nella top ten - è riuscito ad avvicinarsi al podio. Tutti si aspettavano un duello stellare con Tadej Pogacar, l’enfant prodige del ciclismo, recente vincitore della Hamstel Gold Race e della Freccia Vallone, ma il campione sloveno si è dovuto ritirare dopo 107 chilometri per una caduta in discesa provocata dal danese Honorè, scivolato per una doppia foratura.
Pogacar si è fratturato lo scafoide sinistro ed è già stato operato. Evenepoel, alla sua 41 vittoria, è scattato a circa 33 chilometri dal traguardo, quasi allo scollinamento della Redoute, la cote più selettiva. L’unico a resistergli è stato il britannico Tom Pidcock, ma dopo qualche chilometro ha perso terreno riuscendo comunque a conquistare il secondo posto davanti allo spagnolo Buitrago. Evenepol, insieme a Roglic, è uno dei favoriti del prossimo Giro d’Italia che scatta sabato 6 maggio da Fossacesia Marina (Abruzzo) per concludersi il 28 maggio a Roma.
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