Napoli va al rilancio sull’innovazione
Boom di start-up sul territorio tra software, ricerca e biomedicale
di Luca Orlando
3' di lettura
Il sapere che cambia, con i nuovi corsi attivati dall’Università Federico II. O ancora le multinazionali che investono sul territorio, con un rilancio che negli ultimi anni ha privilegiato in particolare l’information technology. E poi le tante aziende, di piccole e grandi dimensioni, che fanno dell’innovazione di prodotto, processo o mercato il perno della propria strategia, conquistando spazi crescenti sui mercati internazionali. Sono le linee guida del nuovo appuntamento di Innovation Days, roadshow del Sole 24 Ore che il 30 ottobre sbarca a Napoli per la quarta tappa, dopo gli appuntamenti di Milano, Bologna e Verona.
Scelta non casuale, quella del capoluogo campano, che proprio negli ultimi anni è diventato protagonista di una accelerazione evidente e per nulla scontata nel campo dell’innovazione. Territorio capace di attrarre academy delle grandi multinazionali dell’alta tecnologia, come accade per Apple e Cisco, ma in grado di sviluppare dal basso anche un numero crescente di start-up. Per produzione di nuove realtà innovative Napoli si pone in effetti ai primissimi posti assoluti in Italia: da sparuta e timida avanguardia, la platea di start-up innovative della Campania e in particolare di Napoli si è progressivamente allargata, arrivando ad occupare posizioni per nulla disprezzabil in ambito nazionale. In termini regionali la Campania è infatti quinta assoluta, con 859 realtà registrate a metà ottobre, a poche decine di unità di distanza da Veneto ed Emilia-Romagna. Merito soprattutto di Napoli, che avendo superato le 400 start-up si posiziona saldamente al terzo posto tra le province italiane, alle spalle soltanto di Milano e Roma. Risultato di un sistema che vede come perno principale l’Università Federico II ma che progressivamente si è articolato in una rete, costruita attorno a 7 atenei, 40 enti pubblici di ricerca avanzata, 21 laboratori che operano nelle principali filiere produttive regionali, 25 strutture per sostenere l’imprenditorialità tra acceleratori, parchi scientifici, centri di servizio.
In grado di sviluppare e sostenere giovani aziende impegnate nei campi più disparati, dagli algoritmi di simulazione per le prestazioni degli pneumatici al riutilizzo di materiali di scarto per pannelli destinati all’edilizia; dalle applicazioni spaziali ai software; dalla stampa 3D applicata al calcestruzzo al supporto per le tecnologie 4.0; dagli algoritmi per supportare il marketing digitale agli strumenti di misura per materiali compositi.
Terreno fertile che spinge del resto anche gruppi strutturati di altri settori a scegliere Napoli come sede per il sostegno e l’accompagnamento delle start-up. È il caso di Tim, che proprio nel capoluogo campano ha deciso di posizionare uno dei propri spazi di accelerazione WCap oppure di Unicredit, che anche in Campania ha attivato il proprio percorso Start Lab. Polo di San Giovanni a Teduccio arricchito dallo scorso anno anche dal secondo polo di Campania NewSteel, primo incubatore d'impresa del Sud certificato ai sensi del Decreto Crescita 2.0, partecipato da Città della Scienza (51%) e dall’Università Federico II (49%). Alla spinta “dal basso” si aggiunge però come detto un’innovazione realizzata grazie all’azione delle multinazionali, alcune delle quali hanno scelto proprio il polo campano per insediare le proprie academy, come hanno fatto ad esempio Apple e Cisco. Protagonisti dell’Ict che si aggiungono alle tante competenze già presenti, come quelle dell’aerospazio. Rappresentate in primis da Leonardo, che in Campania può contare su oltre 4500 addetti, impegnati in attività nelle aerostrutture, negli elicotteri, e nei sistemi elettronici. Attività arricchite ora dal nuovo Aerotech Campus di Pomigliano d’Arco.
loading...