Finanza & virus

Nasce il CoronaCoin: 7,6 miliardi di monete virtuali che speculano sull'epidemia

Si tratta di una moneta digitale, lanciata su una piattaforma registrata nelle Isole britanniche dell'Oceano Indiano, che consente ai trader di scommettere sulla diffusione dell'epidemia di coronavirus, sulla base di quante persone si ammalano o muoiono

di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi

Perché il Coronavirus ha contagiato i mercati

2' di lettura

Figurarsi se poteva mancare la criptovaluta CoronaCoin (il simbolo è “$nCoV”). E' una moneta digitale – lanciata poche ore fa su una piattaforma registrata nelle Isole britanniche dell'Oceano Indiano – che consente ai trader di scommettere sulla diffusione dell'epidemia di coronavirus, sulla base di quante persone si ammalano o muoiono.

La rapida diffusione del virus ha provocato una frenetica svendita nei mercati globali, con i tre principali indici azionari statunitensi che hanno appena vissuto la settimana peggiore dalla crisi finanziaria del 2008. «Al momento del lancio – ha scritto il 26 febbraio sul sito Coinspice.io l'inventore di CoronaCoin, Alan Johnson – il mondo è in preda al panico per la rapida e senza precedenti ascesa del coronavirus».

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La diffusione
Il numero di CoronaCoin in circolazione corrisponde alla popolazione mondiale, cioè leggermente superiore a 7,6 miliardi. «Con l'aumentare del numero di infetti/morti a causa del virus – si legge nel libro bianco – il numero di token viene aggiornato ogni 48 ore e, per ogni infezione o morte, viene cancellato un token».

Infezioni e morte sulla blockchain
«Inserendo le informazioni relative al numero di infezioni e decessi sulla blockchain – si legge nel libro bianco – i dati faranno capolino nei Paesi autoritari senza censure. Questo consentirà alle persone di tutto il mondo di comprendere il vero impatto del virus e prepararsi di conseguenza a potenziali conseguenze».

Muro contro muro
I commenti sui social sono stati spesso impietosi e «amorale» è il giudizio più tenero. Johnson non se ne cura e afferma che «CoronaCoin è un'aggiunta radicale e preziosa al ricco arazzo di criptovalute che oggi è sul mercato. È la prima e unica criptovaluta supportata dalla prova di morte, basata su statistiche ottenute dall'Organizzazione mondiale della sanità».

E per dimostrare la bontà del progetto, Johnson ha annunciato che il 20% dei fondi dalla vendita delle moneta virtuale sarà donato alla Croce Rossa.
Il fatto che il numero di token diminuisca nel tempo, significa che questo ecosistema è deflazionistico e, spiegano gli inventori che accompagnano Johnson, «dovrebbe per questo diventare sempre più prezioso nel corso del tempo. La moneta non è estraibile come i classici bitcoin e affini e, quindi, non sarà mai possibile creare nuovi CoronaCoin».

Progetti futuri
Il team di CoronaCoin ha deciso di utilizzare la blockchain Ethereum, già stato adottato da un gran numero di sviluppatori e utenti. Entro marzo il team punta a sviluppare nuove applicazioni.

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