Nasce l’hub delle acque minerali, anche Friulia entra nel capitale
La finanziaria regionale diventa partner di Cristallina Holding che possiede i marchi Gocce di Carnia e Pejo. Tra i progetti futuri l'acquisizione di operatori di acque regionali e di soft drinks
di Valeria Zanetti
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Investimenti e semplificazione. Le Regioni di Nord Est valorizzano il tesoro “acque minerali”, incentivano scoperta e coltivazione di nuove fonti oppure sostengono le esistenti. La ragione è semplice. Il mercato mondiale dell’acqua in bottiglia è in crescita, per un valore stimato di 155milardi di euro. L’Italia è il secondo Paese per consumo pro capite con un incremento dal 2010 al 2019 del +19% e, di conseguenza, un balzo del fatturato complessivo del settore del +24%. È inoltre il secondo esportatore di acqua confezionata minerale della Ue con 605 milioni di euro, alle spalle della Francia (761 milioni), e il terzo mondiale preceduto anche dalla Cina, come evidenzia il Report Mediobanca dedicato al comparto, che aggrega i dati economico-finanziari di 82 aziende nazionali con volume d'affari 2019 superiore al milione di euro.
Ci sono possibilità di sviluppo, quindi, non tanto in termini di marginalità sul mercato interno, dove il prezzo al litro è tra i più bassi (20 centesimi), quanto in termini di quote di mercato dentro e fuori i confini nazionali e di export, dove le quotazioni si alzano a 40 centesimi al litro (media al mondo); a 30 centesimi nell’Ue.
Fiutando le occasioni offerte dal contesto, Friulia, la finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia è entrata quindi con circa sette milioni, nel capitale di Cristallina Holding che detiene il 100% dei marchi Gocce di Carnia (Forni Avoltri, in provincia di Udine) e Pejo (Trentino). L’operazione prevede un aumento di capitale di 5 milioni e un finanziamento di ulteriori 2 milioni. «Friulia è pronta a sostenere il piano di sviluppo di Cristallina Holding con l’obiettivo di creare un gruppo di rilevanza nazionale», spiega la presidente, Federica Seganti. «Due sono gli elementi che più di tutti ci hanno spinto a credere in questo progetto: il prestigio di due brand storici e con solide radici nel Nordest e le grandi prospettive di sviluppo dei marchi che già oggi producono più di 210 milioni di litri di acqua di qualità». Il punto di forza di Cristallina Holding risiede, infatti, nella gestione autonoma dell’intero processo produttivo, che parte dall’estrazione dell’acqua dalle sorgenti alpine di Fleons, nell’Udinese e del Parco nazionale dello Stelvio, in Trentino. L’acqua viene poi dirottata sulle tre linee per l’imbottigliamento in plastica (Pet) e sulle due per il vetro. Ogni passaggio è automatizzato e ottimizzato perché la minerale mantenga il suo basso contenuto calcareo e le sue proprietà. Nonostante la pandemia il Gruppo ha dimostrato resilienza: i ricavi sono passati dai 32,9 milioni del 2019 ai circa 31,4 del 2020, a marginalità incrementata, grazie all’ottima organizzazione del processo produttivo e della distribuzione, anche in periodo di lockdown. Mentre per il futuro l’obiettivo è di realizzare importanti investimenti in marketing e negli impianti di imbottigliamento, con la possibilità di acquisizione di operatori di acque regionali e di produttori di soft drinks.
Il settore è attenzionato anche in Veneto, dove la settimana scorsa è stato discusso in seconda commissione Territorio e Ambiente il progetto di legge numero 58, che propone modifiche alla legge veneta di 40/1989 di riferimento. A presentarlo i consiglieri Silvia Rizzotto, che è anche presidente della commissione, con Roberto Bet e Gabriele Michieletto (tutti lista Zaia Presidente). Il pdl si propone obiettivi di semplificazione e di adeguamento della disciplina regionale alla Direttiva comunitaria, cosiddetta “Bolkestein” (2006/123/CE), che prevede alcune prescrizioni in materia di tutela della concorrenza. «Il testo proposto sottolinea inoltre la necessità di una revisione organica e urgente della legge regionale», ormia troppo datata, evidenziano i firmatari. Per quanto riguarda la semplificazione, vengono aggiornate e riviste le procedure per i permessi di ricerca e per le concessioni di acque minerali e termali. Sui permessi di ricerca, si determina anche l’importo delle garanzie finanziarie da presentare per la ricomposizione dell’area, nel caso in cui non sia oggetto di successiva concessione; la riduzione da 30 a 3mila euro del diritto proporzionale annuo che il ricercatore deve corrispondere alla Regione per la superficie relativa al permesso. Cambia anche la documentazione da presentare per la concessione, così come le procedure e le modalità di evidenza pubblica per l’assegnazione delle concessioni, in sintonia con i principi comunitari di concorrenza. Viene, infine, introdotto l’istituto del differimento del termine di scadenza della concessione da parte del titolare, che può smettere prima del previsto la sua attività.
L’adeguamento della normativa locale alla Bolkestein era già entrato, nell’autunno scorso, nell’agenda della Provincia Autonoma di Trento, dove ora occorre attendere il via alla nuova procedura di assegnazione, che dovrà essere indetta entro fine ottobre.
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