ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’iniziativa italiana

Nasce l’hub per cercare soluzioni nella natura

Network tra enti di ricerca, Università, centri urbani e presto anche Pmi e Ong

di Chiara Bussi

(Adobe Stock)

2' di lettura

Dalla protezione delle foreste alla gestione delle acque fino alle città con edifici green, parchi, alberi, tetti e pareti verdi. Le soluzioni alla crisi climatica si trovano (anche) nella natura, ma per cogliere tutto il loro potenziale è cruciale un gioco di squadra tra pubblico e privato.

Per spingere l’acceleratore e accrescere la consapevolezza ha preso il via lo scorso maggio l’hub italiano per le Nbs (Nature based solutions) nell’ambito del progetto NetworkNature finanziato dalla Commissione Ue. Sono 18 i partner fondatori, tra enti di ricerca e università, insieme a quattro città metropolitane (Milano, Torino, Bologna e Palermo) coordinati dal Cnr-Iret, l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Centro nazionale delle ricerche.

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«L’Italia - afferma Carlo Calfapietra, direttore di Cnr-Iret e coordinatore dell’hub - è il primo grande Paese a istituire un organismo di questo tipo che agisce da catalizzatore. La funzione principale è raccogliere e disseminare informazioni legate alle opportunità delle Nbs collezionando bandi, linee guida, metriche, normative. L’hub costituirà inoltre una cassa di risonanza per le iniziative locali e servirà da punto di raccordo per tutti gli attori coinvolti». L’approccio, aggiunge, «è partecipativo con un modello a quadrupla elica: mondo della ricerca, autorità locali, cittadini e presto anche le Pmi e le organizzazioni non governative grazie al regolamento che stiamo mettendo a punto». L’obiettivo «è far comprendere a tutta la comunità che la rinaturalizzazione degli ecosistemi porta benefici in termini di riduzione dei gas serra, attutisce l’impatto del cambiamento climatico, rafforza la biodiversità e crea valore economico per il territorio». E snocciola qualche dato. Le Nbs possono mitigare l’isola di calore delle città europee dai 2 ai 9°C fornendo anche un notevole contributo sui consumi energetici e quindi risparmiando sulle emissioni di CO2. Riescono inoltre a immagazzinare fino a 40 kg di carbonio per metro cubo. Due benefici cruciali per raggiungere il traguardo delle emissioni nette zero entro il 2050. Non solo. «Secondo stime recenti - precisa Calfapietra - ogni euro investito in queste soluzioni porterebbe un ritorno di 20 volte tanto». Il terreno è fertile: l’Italia è il Paese Ue con il maggior tasso di biodiversità con 130mila ecosistemi, 60mila specie animali e 10mila piante vascolari. L’hub opererà in sinergia con il Centro Nazionale per la Biodiversità coordinato dal Cnr. Nato nel settembre 2022 e finanziato dal Pnrr con 320 milioni di euro, tra i vari prodotti rilascerà anche un catalogo digitale delle Nbs. «A livello nazionale - conclude - lavoreremo per includere le soluzioni basate sulla natura all’interno di politiche mirate. Su questi aspetti l’Italia ha ancora molto da fare». Il sentiero è segnato ma bisogna fare in fretta. Secondo il World Economic Forum per raggiungere la neutralità climatica a livello globale occorre triplicare gli investimenti in Nbs entro il 2030 e quadruplicarli entro il 2050.

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