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Nasce Terraelectae, super riserva del Chianti Rufina

Un marchio collettivo volontario che punta a qualificare i vini della Riserva Ambasciatori del Sangiovese

di Silvia Pieraccini

2' di lettura

Andare verso l’alto di gamma, valorizzando il territorio e avendo come modello il “cru” caro ai francesi. È la strada imboccata dalla denominazione Chianti Rufina, storica area di produzione vinicola (800 ettari di vigneti, 3 milioni di bottiglie) a nordest di Firenze, attraversata dal fiume Sieve e dominata dall’Appennino Tosco-romagnolo.
Lo strumento scelto è un marchio collettivo volontario, Terraelectae, che punta a qualificare i vini della categoria Riserva “ambasciatori” del Sangiovese, realizzati – questo è il vero plus – da una singola vigna dell’azienda, quella che meglio interpreta il vitigno-principe dei rossi toscani.

Punta di diamante

Terraelectae vuole essere, in pratica, la punta di diamante della Docg. Finora al marchio collettivo hanno aderito 13 dei 20 produttori del consorzio Chianti Rufina. La prima annata in commercio col marchio Terraelectae è la 2018, prodotta da nove aziende (Castello del Trebbio, Colognole, FattoriaLavacchio, Frascole, Grignano, I Veroni, Marchesi Frescobaldi, Marchesi Gondi, Villa Travignoli) per un totale di circa 40mila bottiglie. Dal prossimo anno, con l’aggiunta della produzione di altre quattro aziende (Podere Il Pozzo, Fattoria Lago, Selvapiana e Tenuta Il Monte), le bottiglie saliranno a 50-55mila.

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Sopra la riserva

Il marchio non comporta alcuna modifica del disciplinare, ma i vini Terraelectae devono avere 30 mesi di invecchiamento di cui 18 in legno e almeno sei in bottiglia. «Terraelectae si pone al di sopra del concetto di Riserva – spiega il presidente del consorzio Chianti Rufina, Cesare Coda Nunziante, che ha presentato il marchio insieme con gli altri produttori a Milano, al Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, con una degustazione guidata dal master of wine Gabriele Gorelli – e vuol trasmettere al consumatore il messaggio di un territorio unico, che negli ultimi vent’anni ha beneficiato del cambiamento climatico che qui ha reso più facile la vinificazione.

Fare vino da una sola vigna

Fare un vino da una singola vigna ora è una sfida ulteriore, perché le uve devono essere perfette». La volontà del Chianti Rufina, ha spiegato il presidente, è stata proprio quella di concentrarsi sulla singola vigna, senza aspettare l’eventuale arrivo della tipologia Gran Selezione – inventata dal Chianti Classico e ora richiesta tra le polemiche (è in corso l’istruttoria ministeriale) anche dal consorzio Chianti, di cui il Chianti Rufina è una sottozona – che, pur essendo legata a vigneti dell’azienda, può derivare da una selezione fatta in cantina, con uve provenienti da vigne diverse.

Fondamentale il posizionamento

Naturalmente i vini Terraelectae costeranno di più: la media è 20 euro franco cantina, e dunque circa 40-50 euro al ristorante, un prezzo superiore del 40-50% a quello del Chianti Rufina Riserva. «Il posizionamento è fondamentale – aggiunge Coda Nunziante – e per far meglio comprendere il nostro progetto presenteremo ogni anno le nuove vendemmie Terraelectae tutti insieme, in un evento comune».Il nuovo marchio è frutto anche di una nuova visione, scaturita dall’ingresso nelle aziende vinicole del Chianti Rufina delle nuove generazioni, ben rappresentate nelconsiglio di presidenza a partire da Gerardo Gondi e Tommaso Inghirami che, in qualità di vicepresidenti, hanno seguito da vicino il progetto Terraelectae.

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