Il Graffio del lunedì

Nations League, trionfa la Francia ma vincono anche la Spagna e il calcio

Secondo tempo “marziano”: non sarà facile riabituarci a un calcio più ragionato, più cinico e più tattico

di Dario Ceccarelli

Calcio, Scaroni: "Donnarumma? Sentire fischi non mi piace mai"

5' di lettura

Che meraviglia. E adesso? Come faremo? Dopo questo secondo tempo di calcio marziano, che ha portato la Francia a battere la Spagna per 2-1 ma che avrebbe potuto finire anche col risultato rovesciato, sarà difficile tornare a quote più normali: cioè al solito tran tran che ci passa ll convento del nostro campionato. Non sarà facile riabituarci a un calcio più ragionato, più cinico e più tattico, con i soliti professori che ci riempiono la testa di numeri e di schemi, di ripartenze dal basso e di linee di gioco.

No, grazie, non ci interessa. Adesso preferiamo rivivere questo spettacolo fantastico che alla fine, dopo una ennesima rimonta, premia la Francia delle stelle iscrivendola nell'albo d'oro della Nations League. Un parziale riscatto, certo, che non cancella la macchia dell'Europeo, ma che permette ai blues di tornare a Parigi a testa alta dopo l'umiliazione di tre mesi fa.

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Uno show pirotecnico ma tutto racchiuso negli ultimi 30 minuti, dopo un primo tempo quasi noioso. Noioso fino a quando non scatta la scintilla: che arriva al 65' quando Teo Hernandez, il milanista, colpisce la traversa. Poco dopo, nel rovesciamento, Oyarzaball porta in vantaggio la Spagna con un diagonale imparabile. Il tempo di rimettere la palla al centro e la Francia pareggia subito grazie a una magia di Benzema che, con un destro a giro, infila l'incrocio dei pali. Il portiere spagnolo, Una Simon, la tocca con la punta delle dita, ma non c'è niente da fare. Quella palla, era scritto negli astri, doveva finire proprio lì.

E' una lotta senza calcoli, come quando due pugili non smettono di colpirsi. Ma il colpo finale, ancora su assist del milanista Teo Hernandez, è di Mbappè che va in gol con un diagonale che beffa il portiere. Il bomber francese sarebbe in fuorigioco, ma l'ultimo difensore iberico lo “risana” con un tocco in scivolata. La Spagna, nel recupero, per due volte sfiora il pareggio con Oyarzaball e Yeremi Pino.


Vincono così i blues, ma gli spagnoli escono a testa alta tra abbracci e applausi reciproci. Non ci sono ombre o code velenose come a Wembley dopo il successo dell'Italia. San Siro è in festa. Questa volta niente fischi. Alla premiazione, nessuno degli spagnoli fa il fenomeno togliendosi la medaglia come invece per rabbia, dopo la sconfitta con l’Italia, fecero gli inglesi. Uno spettacolo nello spettacolo che riconcilia ulteriormente col calcio dopo le superbe giocate di Pogba, di Benzema ed Hernandez. Curiosamente il meno convincente, pur avendo realizzato il gol decisivo, è stato Mbappè, impreciso in diverse conclusioni.

Anche la Spagna di Luis Enrique esce bene da questa torneo. Tanti giovani, a partire dal 17eenne Gavi, e tanta personalità nonostante le esclusioni dei madridisti. Una scelta coraggiosa che premia il tecnico spagnolo spesso contestato in patria.

L’Italia dei ragazzi batte il Belgio

E adesso parliamo dell'Italia che, con qualche fatica e qualche brivido negli ultimi minuti, supera il Belgio conquistando il terzo posto nella National League. Anche questa volta, come già all'Europeo tre mesi fa, li abbiamo superati per 2-1 raggiungendo tre obiettivi non banali: il primo che un terzo posto in un torneo comunque prestigioso certifica l'ottima qualità di questa nazionale. Poi che con questo successo sui belgi confermiamo il quinto posto nel ranking internazionale, quanto mai importante per essere testa di serie al sorteggio del Mondiale, Mondiale che si svolgerà tra poco più di un anno in Qatar. Ultimo ma non ultimo è che, dopo un periodo di visibile appannamento (2 pareggi con la Bulgaria e la Svizzera, 1 sconfitta con la Spagna e una vittoria con la non irresistibile Lituania), l'Italia si è data una bella svegliata rimettendo le cose al suo posto.

Certo ci siamo dovuti accontentare di un terzo posto nella “finalina”, però essere usciti vincenti da questa nuova sfida con il Belgio, prima squadra nel ranking mondiale, è un'ottima ripartenza in vista delle prossime tappe per arrivare senza complicazioni in Qatar. La prima sarà il 12 novembre a Roma contro la Svizzera che, se batte anche la Lituania, ci aggancia a quota 14. In pratica uno spareggio per arrivare primi nel girone ed evitare un imbarazzante play off di riparazione.

Detto tutto questo, tornando alla vittoria sul Belgio, c'è un'altra buona notizia da segnalare: il ritorno dello “Stellone”. In conformità con l’aureo pensiero di Arrigo Sacchi (“per aver successo nel calcio servono “occhio, pazienza e bus de cul”) questa volta ci è andato tutto bene. Un lato B notevole che, grazie anche buona prova degli azzurri, ci ha spianato la strada nei momenti più critici. I belgi infatti hanno preso tre pali impegnando Donnarumma a un surplus di lavoro che, dopo i fischi di Milano, gli fa solo onore. E negli ultimi venti minuti, con l'ingresso di De Bruyne, ci hanno messo sotto pressione riuscendo ad accorciare le distanze (86') con con un gol di De Katelaere che ha approfittato di una colossale distrazione degli azzurri ormai convinti d'aver chiuso la partita.

L'Italia però non ha rubato nulla. Il tiro al volo di Barella con cui siamo passati in vantaggio al 46' è stato un gioiellino di balistica. E anche il due a zero (rigore di Berardi al 64') è arrivato dopo una delle tante devastanti incursioni di Chiesa, ancora una volta trascinatore degli azzurri. L'arbitro, il serbo Jovanovic, nell'assegnazione del rigore stato generoso, ma ci poteva stare. Forse le supreme autorità arbitrali con un piccolo bonus hanno cercato di farci dimenticare la zelante severità (espulsione di Bonucci) applicata sugli azzurri nella sfida con la Spagna.

Bene il centrocampo che per più di un'ora ha giocato con una linea (Pellegrini, Locatelli, Barella) molto ringiovanita e dinamica. Non era scontato che senza i due play (Jorginho e Verratti) le cose girassero bene. Invece, soprattutto nella ripresa, gli azzurri hanno imposto il loro gioco alternando brevi fraseggi a improvvisi lanci che tagliavano via la mediana avversaria, un po' lenta a prenderci le misure.

In attacco, bene Chiesa e Berardi. Più disorientato Raspadori, schiacciato dalla fisicità dei belgi e poi rilevato da Kean. Resta un problema: a segnare facciamo sempre fatica: il gol di Barella è frutto di una sua splendida invenzione dopo un corner. Quanto al rigore, vabbè quello non fa testo.

Qualche crepa senza le due colonne d'Ercole (Chiellini e Bonucci) l'abbiamo registrata anche in difesa, soprattutto sulle corsie esterne dove Di Lorenzo ed Emerson non sempre hanno fatto buona guardia. Meglio Acerbi e Bastoni anche se Donnarumma è dovuto intervenire troppe volte. E poi tre pali sono tanti. Vuol dire che qualcosa va rivisto, e qualche sincronia va perfezionata.

E Gigio? A parte le ottime parate (e qualche piccola esitazione) il portiere azzurro, con la fascia di capitano, è entrato ed uscito tra gli applausi. Il pubblico di Torino è stato giustamente più generoso di quello di San Siro. Forse, ha notato qualcuno, perchè a Torino non c'erano tifosi milanisti. Ma queste sono le solite malelingue…

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