«Nato in stato di morte cerebrale»: le ambizioni di Macron per Francia e Ue
Il presidente francese invita l’Europa a prendere atto del disimpegno americano in Medio Oriente e a prendersi cura del proprio vicinato, dal Medio Oriente alla Russia, diventando una potenza di equilibrio con una propria difesa e una visione strategica sia sul piano economico che su quello tecnologico.
di Riccardo Sorrentino
5' di lettura
«La Nato è in stato di morte cerebrale». È un’espressione forte, quella usata dl presidente francese Emmanuel Macron nella intervista all’Economist ( qui in francese ) pubblicata sul numero del 9 novembre. Tanto più se si considera che la Francia ha avuto in passato un rapporto difficile con l’Alleanza atlantica e che il Paese sarà presto - Macron lo ha esplicitamente ricordato - l’unica potenza nucleare dell’Unione europea.
Senza coordinamento
Macron ha spiegato che la Nato è cambiata, sotto il presidente Usa. «Guardiamo le cose in faccia. Ci sono degli alleati che sono insieme in una stessa regione del pianeta e non c’è alcun coordinamento delle decisioni strategiche degli Stati Uniti con questi alleati. Assistiamo a un’aggressione portata da un altro partner della Nato, che è la Turchia, in una zone dove i nostri interessi sono in gioco, senza coordinamento».
La nuova politica estera degli Usa
Il nodo è la politica Usa in Medio Oriente, che rappresenta il “vicinato” dell’Europa. «Dal punto di vista strategico politico, quel che è successo è un enorme problema per la Nato», ha detto Macron, riferendosi al «sacrificio» dei curdi nel nord della Siria. Quando Trump dice: che «I terroristi, gli jihadisti sono europei, non americani» e «È un loro problema non è il mio» - ha poi aggiunto - «dice una cosa che è uno stato di fatto» e, ancor più, che il presidente Usa non è più «d’accordo per pagare e garantire un sistema che è la loro sicurezza». La trasformazione della politica estera degli Usa risale però alla presidenza di Obama che disse, ha ricordato Macron, «sono un presidente Pacifico», che guarda alla Cina, quindi, non al Medio Oriente.
Una logica commerciale
La Nato quindi, «sta per cambiare la sua logica». Il problema è che Trump «pone il problema della Nato come un progetto commerciale. Secondo lui è un progetto in cui gli Stati Uniti assicurano una forma di ombrello geopolitico, ma come contropartita, occorre che abbia una esclusività commerciale, un motivo per “comprare americano”. La Francia non ha firmato per questo».
Rilanciare l’Europa della difesa
La soluzione è allora lo sviluppo dell’Europa della difesa, a cui la Francia - che sarà presto l’unica potenza nucleare dell’Unione - tiene molto. Il progetto era un tabù fino a qualche anno fa ma oggi raccoglie sempre più partner: dopo l’Italia, l’ultima arrivata, sono undici i Paesi che vi partecipano, e la Grecia potrebbe presto aggregarsi.
Uscire dalla logica economica
Il tema del recupero della forza strategica dell’Europa passa però, secondo Macron, attraverso la soluzione di due altri grandi problemi: quello della sicurezza tecnologica nel campo delle tecnologie - il nodo, in questo caso, è Huawei - e quello del budget europeo, che non cresce in linea con le necessità dell’Unione. «Mi sembra che l’Europa si sia mossa con una logica che privilegiava l’economia, con il sottinteso che l’economia di mercato soddisfa tutto. Non è così, o non è più così».
La grammatica della sovranità
L’Europa deve allora reimparare la «grammatica della sovranità». Anche dal punto di vista del suo budget, ormai troppo piccolo: «Dobbiamo cambiare i nostri schemi economici», ha detto aggiungendo poi: «Quando vedo i nostri livelli di investimento in intelligenza artificiale, a confronto con quelli della Cina o gli Stati Uniti, non giochiamo nella stessa divisione».
Europa potenza di equilibrio
Occorre allora una nuova politica estera per l’Unione. «L’Europa deve pensarsi come una potenza di equilibrio». Ripensando anche il rapporto con la Russia, che fa parte del vicinato. Forse non con la Russia di Putin - senza metterne in discussione la leadership, Macron lo ha descritto come «un uomo formato dai servizi con uno Stato più disorganizzato di quanto si pensi» - ma in un’ottica di lungo periodo. Alternative, per Macron, non ce ne sono, neanche per Mosca: «Il presidente russo è un figlio di San Pietroburgo. È nato lì, suo fratello maggiore è morto durante la grande carestia ed è sepolto lì. Non credo neanche per un secondo che la sua strategia sia quella di essere il vassallo della Cina».
Il rischio di scomparire
Il gioco è quello di non restare schiacciati dagli Stati Uniti e dalla Cina che, con la sua crescita economica e strategica, crea «un rischio di bipolarizzazione e marginalizza chiaramente l’Europa». A questo processo, spiega Macron, «si aggiunge il ritorno delle potenze autoritarie, vicine all’Europa, che ci rendono ugualmente più fragili, in modo molto profondo. Questo riemergere delle potenze autoritarie, essenzialmente Turchia e Russia, che sono i due grandi attori della nostra politica di vicinato, creano insieme alle conseguenze della Primavera Araba una forma di ebollizione. Tutto questo - è la sua conclusione - portano a una straordinaria fragilità dell’Europa che, se non si pensa come potenza in questo mondo, scomparirà».
Il no all’allargamento
Rafforzare l’Europa, per Macron, non significa però assecondarne a tutti i costi l’allargamento. Ha fatto discutere la posizione della Francia contro l’avvio delle procedure preliminari per l’adesione dei Paesi balcanici come Bosnia, Albania, Montenegro del Nord. «Bisogna porre la questione della reversibilità» delle procedure di adesione - ha detto nella parte meno solida forse della sua argomentazione - ricordando che il problema maggiore è quello della Bosnia-Erzegovina, una «bomba a orologeria che fa tic-tac al confine con la Croazia e che deve far fronte al problema del ritorno degli jihadisti».
La strategia francese: far leva sull’Europa
Le ambizioni della Francia, sotto la guida del suo giovane presidente, sono evidenti: riempire i vuoti che l’evoluzione geopolitica sta creando, in nome però dell’intera Europa. Macron sa bene che solo facendo leva sul potere - la sovranità la chiama lui, quasi sfidando i sovranisti di casa e del continente - dell’intera Unione potrà ottenere i risultati voluti.
La leadership a Parigi
Macron sa anche - malgrado i suoi errori e qualche gaffe, anche a livello internazionale - di essere l’unico leader consapevole, in Europa, delle sfide strategiche del continente. La visione che anima oggi i tedeschi, o gli italiani, o gli spagnoli (e i britannici, ormai quasi fuori della Ue) non è sicuramente all’altezza di quella francese - piaccia o non piaccia, la si condivida o meno.
Merkel: «Parole troppo drastiche»
Le parole di Macron hanno suscitato subito diverse reazioni, tutte ovviamente “politiche”. Per Mosca si tratta di «parole d’oro», mentre per Angela Merkel - che oggi ha ricevuto il segretario della Nato Jens Soltenberg - il presidente francese avrebbe usato «parole troppo drastiche»: «Non credo che un simile colpo a tutto campo sia necessario», ha detto, pur riconoscendo che l’Europa deve riprendere di più il futuro nelle sue mani.
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