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Navigare a vista verso la stella polare dell'essenza imprenditoriale

di Bernardo Bertoldi

(naka - stock.adobe.com)

3' di lettura

Il ritorno di una guerra in Europa ha avuto un impatto concreto ma soprattutto psicologico nel mondo delle aziende. Per la seconda volta, dopo la pandemia, un maremoto esplode fuori dal “mondo degli affari” e bisogna prepararsi ad un'onda anomala di cui non si conosce ancora la portata. Quando la Pandemia stava per diventare un fattore con cui le imprese e la società avevano imparato a convivere, la guerra ha reso chiaro che il mondo in questo secolo sarà più diviso e meno globale: è iniziata l'era della slowbalization.

Non è ancora chiara la portata dell'onda anomala ed è difficile immaginare gli impatti di breve sui vari settori. Autogrill e Ferragamo, ad esempio, non hanno dato guidance al mercato sul 2022 pur confermando i target 2024 (Autogirll) e la presentazione del nuovo piano strategico a maggio (Ferragamo). Questo dimostra che le imprese solide, con una strategia chiara ed un azionariato stabile possono navigare a vista perché sanno quale sarà la destinazione finale e possono seguire la stella polare della loro essenza imprenditoriale.

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Porter, il padre della strategia aziendale, ha affermato: “Dovremmo costruire teorie per spiegare il successo nell’arco di due o tre anni, di decenni o di secoli? Chiaramente, andando più in là nel tempo la probabilità di un cambiamento ambientale significativo sarà diversa, così come le variabili esogene ed endogene. Una teoria che mira a spiegare il successo nell’arco di 50 anni si concentrerà su variabili molto diverse, quasi inevitabilmente più interne… Questo perché è probabile che l’industria e le condizioni di concorrenza siano completamente diverse nell’arco di mezzo secolo, ponendo maggiore enfasi sulla capacità di trasformazione di un’azienda”.

È assodato che le aziende possedute da famiglie imprenditoriali abbiamo una visione di lungo termine, è meno chiaro cosa in concreto questo significhi. Come afferma Porter, se come proprietario l'orizzonte è 50 anni dovrò occuparmi di variabili diverse, dovrò focalizzarmi su cosa so fare perché è evidente che in un orizzonte del genere il contesto esterno sarà cambiato. La famiglia proprietaria deve focalizzarsi sull'essenza imprenditoriale dell'impresa, su ciò che l'impresa sa fare di diverso, che è utile e apprezzato dai consumatori ed è basato sulle qualità rare che il fondatore e i suoi successori hanno impresso nel modo di fare impresa.

Per il capitalismo familiare il “nel lungo termine siamo tutti morti” di Keynes non vale come alibi per non occuparsi del futuro lontano: la famiglia imprenditoriale ci sarà ed in quel lungo termine dovrà continuare ad essere il miglior azionista della sua impresa.

Banca Sella, ad esempio, è una delle più innovative banche europee perché l'essenza imprenditoriale della famiglia è la continua ricerca del nuovo sin da quando nel 1817 Pietro Sella andò a Manchester per studiare le grandi tessiture inglesi e portò i primi telai meccanici in Italia avviando in Italia la rivoluzione del settore. Duecento anni dopo, il suo omonimo alla guida della banca sta ancora cercando il nuovo. È cambiato tutto: il settore in cui la famiglia opera, i mercati di riferimento, il mondo ma l'essenza imprenditoriale è rimasta la stessa evolvendo per adattarsi al cambiamento.

Quando il mare è calmo, tutti sono buoni marinai. Nella tempesta attuale, per ogni impresa è difficile prevedere come andrà il 22 ma per le aziende possedute da una famiglia imprenditoriale è possibile, quasi naturale, navigare a vista seguendo la stella polare dell'essenza imprenditoriale. La sfida è proteggere ed evolvere quell'insieme di capacità e processi che nel tempo il fondatore ed i suoi successori hanno impresso nell'impresa e per farlo si ragiona in decenni o, come ci ha insegnato Porter, in quarti o metà di secoli.

Nella sua autobiografia, Salvatore Ferragamo ricorda i tempi terribili del nostro Paese: “I fascisti mi avevano accusato di tradimento perché avevo venduto scarpe in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti; i partigiani mi chiamavano collaborazionista perché avevo calzato piedi tedeschi, e sospettavano nutrissi simpatie fasciste perché avevo curato i calli di Mussolini e fatto scarpe per Donna Rachele e Claretta Petacci… E io replicavo: Mi accusate di questo e quest'altro. Va bene. Ma ora ditemi per favore: per chi posso fare scarpe?”.

Sono passati più di 70 anni e la Ferragamo fa ancora scarpe, anche se non comunica guidance per il 22 e naviga a vista in un periodo di tempeste seguendo la stella polare dell'essenza imprenditoriale del fondatore. Come fa ogni azienda familiare.

Docente di Family Business Strategy, Università di Torino – bernardo.bertoldi@unito.it

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