Negli aeroporti il 40% dei consumi va al food tra bar, ristoranti e prodotti tipici
La vendita di alimentari non ha mai completamente fermato l’attività con il Covid ed è poi ripartita più velocemente di altri segmenti. Crescono l’attenzione verso i cibi locali e la digitalizzazione
di Marta Casadei
4' di lettura
Le attività non si sono mai completamente fermate nemmeno durante la pandemia, quando gli aeroporti erano pressoché deserti e i voli in partenza e in arrivo ridotti a poche decine. Il fatto che cibo e bevande siano beni di prima necessità, dunque, ha dato al segmento un po’ di vantaggio. Il fatto che oggi – in un mondo in cui gli stimoli sono continui e di ogni tipo, così come le occasioni di spesa – siano anche e soprattutto un piacere più o meno alla portata di tutti, invece, ha spinto la ripresa più velocemente: secondo una ricognizione del Sole 24 Ore i servizi food&beverage valgono oltre il 40% dei ricavi che nel 2022 gli aeroporti italiani hanno realizzato nel travel retail, cioè le spese dei viaggiatori negli scali. E stanno assumendo un’importanza sempre maggiore anche in termini di investimenti.
Nuovi spazi in crescita
«La percentuale dei ricavi che arrivano da esercizi food & beverage nei nostri aeroporti arriverà presto al 50% di quelli generati, nel complesso, dalle vendite in esercizi, negozi e duty free - spiega Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Malpensa e Linate -. Attualmente il 44% della nostra superficie retail è destinata al food con 50 insegne e abbiamo deciso di rinnovarne 34 entro i prossimi due anni, con la riconversione a spazi food di circa 1.000 mq».
È in linea con questa percentuale anche quella snocciolata da Andrea Geretto, direttore Commerciale e Marketing Non aviation del Gruppo Save Spa, che gestisce gli scali di Venezia, Verona e Treviso: «Il food assorbe il 43% dei ricavi della società di gestione e ha sicuramente registrato una ripresa più veloce dopo il Covid: con il calo del traffico alcuni negozi hanno chiuso, mentre bar e ristoranti sono rimasti aperti. Ora che il traffico negli aeroporti sta tornando ai livelli pre Covid abbiamo deciso di rinnovare alcuni locali, aumentando anche il livello e la qualità delle offerte».
Che il peso del food sui ricavi del travel retail sia ben oltre un terzo viene confermato anche da Giorgio Fipaldini, cfo e cbo di Lagardère Travel Retail Italia, società che gestisce attività Travel essentials, Dutyfree&luxury e Food in alcuni aeroporti italiani (tra cui Venezia) e internazionali e, a livello globale, nel 2022 ha realizzato 937 milioni di euro di vendite nei food services: «Il canale ha registrato una ripresa più rapida, avendo risentito meno degli effetti della pandemia. Nel 2022, in Italia, il fatturato ha raggiunto livelli superiori al 2019, ovviamente in parte per effetto dell’aumento dei prezzi al consumo, ma in proporzione ha un valore del 40% circa sul mercato del travel retail italiano».
Digitale e offerta premium
Se dunque la ripresa post Covid è stata rapida, la pandemia ha portato diversi cambiamenti: chi viaggia sembra essere alla ricerca di pasti e bevande di livello superiore rispetto al passato. «Nel 2022 i nostri aeroporti - dice Battuello di Sea - lo scontrino medio è salito del 26% e non solo per l’inflazione: l’offerta della ristorazione negli scali si sta evolvendo in direzione premium e per questo abbiamo deciso di investire in una nuova food court, a Malpensa, con “Il banco di Antonino” dello chef tristellato Cannavacciuolo e “Fratelli Desideri” (marchio di luxury meal kit, ndr)».
Secondo la Tax Free World Association, il numero dei cosiddetti “short transfer” sarebbe in calo, dal 44% del 2019 al 37% del 2023, e quindi in passeggeri hanno (e forse avranno) più tempo per consumare. Complice l’accelerazione impressa dalla pandemia, però, fanno più attenzione ai servizi digitali. Entrambe le cose hanno avuto effetto sui comportamenti di consumo: «La richiesta di un’offerta più sofisticata, con un incremento delle richieste di servizio al tavolo, per ritagliarsi momenti di qualità in situazioni che, altrimenti, possono risultare un po’ congestionate, e poi di maggiore digitalizzazione, per esempio negli ordini e nei pagamenti. E poi la sostenibilità», spiega Fipaldini di Lagardère Travel Retail.
Focus su prodotti locali
Tra le grandi tendenze del food negli aeroporti (e non solo) c’è anche la domanda in salita di prodotti locali. «I punti vendita di cibi di gastronomia e fine food sono in rapida crescita - conferma Fipaldini - e a breve apriremo tre Botteghe dei sapori all’Aeroporto di Cagliari».
Anche a Roma Fiumicino – primo scalo italiano per passeggeri – si è investito molto ( e si continua a investire) nel food puntando su un’offerta sempre più ampia e ricercata: tra i progetti in corso d’opera c’è l’apertura di due aree con servizio “al tavolo” nella rinnovata area Schengen.
Il focus su fine food e prodotti tipici ha avuto il suo picco a maggio 2022 quando è stato inaugurato il primo Eataly mai aperto in un aeroporto: «L’italianità è uno dei pilastri su cui si fonda l'offerta commerciale dell’aeroporto di Fiumicino sia in ambito ristorazione che in ambito retail – ha dichiarato Marilena Blasi, chief commercial officer di Aeroporti di Roma -. In ambito food & beverage sono stati fatti importanti investimenti per realizzare e mettere a disposizione dell’utenza un’offerta ristorativa in grado di soddisfare i bisogni e le aspettative dei passeggeri».
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