Nei Cahiers di Filiberti Proust si svela poco a poco
Con uno studio preparatorio il regista annuncia il progetto quinquennale su “La Recherche”
di Grazia Lissi
3' di lettura
Su un palcoscenico poco illuminato gli attori appaiono come un bassorilievo, formando un gruppo scultoreo sulle note di “Gymnopédie n. 1” di Erik Satie, e una classicità potente irrompe nei frammenti del tempo passato. É la prima immagine di “Cahiers d'Écriture”, due studi preparatori per “À la Recherche du Temp Perdu” di Marcel Proust, scritto e diretto da Marco Filiberti che ha scelto il Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve per questo primo, importante debutto. Un progetto teatrale declinato in cinque anni e modulato, in prima istanza, in una performance e alcuni studi, questi “Cahiers”, appunto, che conducono alla messa in scena dell'intera “Recherche” suddivisa in tre parti: le prime due, presentate separatamente a distanza una dall'altra, entreranno con la terza e ultima parte nella rappresentazione di un unico “accadimento” articolato in tre giornate consecutive. Una produzione ancora in fieri, capitanata da Dedalus con Le Vie del Teatro, in collaborazione con Quaderni Proustiani.
Uno spettacolo per sette volumi
La trasposizione del capolavoro si avvale di un rapporto dialettico fra regista e mondo scientifico-letterario proustiano; il lavoro di Filiberti si propone come il cartone della tela di un pittore, prima c'è il disegno poi verrà l'opera. Tre archetipi danno un tratto grafico ma la sintassi è comune; il primo Cahier è pensato “Sulla gelosia o dell'illusione del possesso di un altro essere umano”. La mitologia dell'amore, che per lo scrittore è ingannevole, dura solo un attimo, il tempo della passione/gelosia, come quella di Swann per Odette, di Charlus per Morel, del Narratore per Albertine/ Alfred Agostinelli, rappresentata/o in un gioco di doppi, femminile/maschile. Il teatro sconfina nell'arte e diventa emblema di classicità; per Proust, che si chiude in casa quindici anni per portare a compimento La Recherche, l'arte è salvifica. Nel romanzo, la Berma già gravemente malata, dà un ricevimento per un'ultima recita della “Phèdre” di Racine per accontentare la capricciosa figlia, ma nessuno si presenterà. La stessa figlia con il marito la abbandonerà per raggiungere il salotto dei Guermantes dove potrà ascoltare la mediocre Rachel declamare un testo simbolista. È la moda parigina del momento, la nuova arte non ha più bisogno del talento, non è immortale perché vive solo nel presente. Abbandonata dalla figlia arida, la grande interprete Berma/Phèdre/Racine resta sola, “doppiata” dal Narratore/Marcel in simbiotica identificazione, con il suo amore incompreso e colpevole per il bell'Ippolito, epitome di tutti i simulacri che, negandosi, affermano la loro inconsistenza.
Musica per Marcel
In ogni opera di Filiberti la musica è protagonista assoluta, affianca la parola, l'azione, il movimento creato dal coreografo Emanuele Burrafato che trasforma l'attore in una presenza che va oltre la dizione, magnetica e inafferrabile: e, per questo, diventa indimenticabile. Come una veterana attrice, la musica accompagna la scrittura scenica in ogni momento collocando spazio, racconto, ruoli, perché nessun brano è casuale, ogni frase musicale introduce al sentimento. Il Narratore rivede le sue infatuazioni estetiche come l'aristocrazia, le sue idee giovanili dell'arte, Gilberte, Oriane de Guermantes. Ogni quadro ha una composizione cesellata da una recitazione intensa e unica, ogni tassello del mosaico in divenire si avvicina all'altro. Non ci sono scene, i costumi, tutti bianchi, non vogliono collocare l'opera proustiana in un tempo definito per sospingere tutti noi a una continua ricerca verso “Il tempo ritrovato”. Marco Filiberti ha una capacità straordinaria di lavorare con gli attori con cui collabora da circa un decennio e già apprezzati, tra l'altro, nel suo ultimo film “Parsifal”.
Proust LA RECHERCHE Filiberti 2022-2027 , “Cahiers d'Écriture”, due studi preparatori per “À la Recherche du Temp Perdu” di Marcel Proust, scritto e diretto da Marco Filiberti
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