Primi test sugli animali

Coronavirus, come funziona il super-vaccino italiano contro tutte le varianti

Il bersaglio del preparato è la proteina «N» che al contrario della più nota spike coinvolta nello sviluppo degli attuali vaccini non mostra quasi nessuna mutazione tra le varianti

di Marzio Bartoloni

I dati dei vaccinati al 14 febbraio 2022

3' di lettura

Una volta sviluppato potrebbe essere il vaccino ideale per i richiami annuali contro il Covid che molto probabilmente si cominceranno a fare dopo l’estate. Perché il bersaglio del preparato è la proteina «N», una proteina che al contrario della più nota spike coinvolta nello sviluppo degli attuali vaccini non mostra quasi nessuna mutazione tra le varianti finora note. Non solo: il coinvolgimento della proteina N sembra generare una memoria immunitaria a livello polmonare che potrebbe essere garanzia di un effetto protettivo duraturo nel tempo. Ecco la buona notizia di uno studio sviluppato dai ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità sui topi che mostra risultati molto promettenti.

I vaccini attuali sviluppati sul ceppo di Wuhan

Una delle questioni attualmente più dibattute è la protezione degli attuali vaccini contro le varianti e in particolare contro l’ultima, la contagiosissima Omicron. Se la protezione dalle forme gravi, soprattutto dopo la dose booster, è molto alta (sopra il 90% contro i ricoveri) non è così per i contagi. I vaccini attuali infatti non sembrano garantire uno scudo efficace contro le infezioni anche perché i sieri attuali sono stati sviluppati sul ceppo originario del virus, quello di Wuhan. Ora in vista della quarta dose o meglio del primo richiamo annuale da fare in autunno si ragiona sulla produzione di un nuovo vaccino sviluppato sulla variante Omicron: in questo senso Pfizer ha già annunciato che per marzo potrebbe già uscire dai suoi laboratori. Ma come ha ricordato anche l’Ecdc (centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) «non è detto che Omicron sia l'ultima variante che vediamo»

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Si punta alla proteina N che muta meno della Spike

Lo studio appena pubblicato sulla rivista Viruses e condotto dai ricercatori del Centro nazionale per la salute globale dell'Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato che questo nuovo approccio innovativo genera una risposta immunitaria efficace e duratura in topi infettati con Sars-cov-2. Il metodo, come detto, si basa su una nuova strategia che ha selezionato come bersaglio la proteina N, al contrario della più nota spike al centro degli attuali vaccini non mostra quasi nessuna mutazione tra le varianti finora note. Il nuovo meccanismo è basato sulla ingegnerizzazione delle nanovescicole naturalmente rilasciate dalle cellule muscolari e potrebbe superare i limiti degli attuali vaccini sul decadimento degli anticorpi e la perdita di efficacia contro le varianti emergenti.

Memoria immunitaria nelle vie respiratorie

Il gruppo di ricercatori Iss ha dimostrato che, quando le vescicole extracellulari vengono caricate con la proteina N del nucleocapside del Sars-cov-2, si può generare una reazione immunitaria in topi tale da indurre una sostanziale protezione dall'infezione con cariche virali molto elevate. Inoltre, nel modello animale studiato, la tecnica messa a punto è in grado di generare una memoria immunitaria a livello delle vie respiratorie, condizione essenziale per un effetto duraturo di qualsiasi strategia vaccinale contro patogeni respiratori. «Tutte le cellule rilasciano costantemente minuscole vescicole a base lipidica definite vescicole extracellulari - spiega Maurizio Federico responsabile del Centro e autore senior dello studio - e la tecnica messa a punto in Iss è in grado di caricare queste nanovescicole naturali con proteine di sars-cov-2. Queste nanovescicole così ingegnerizzate vengono elaborate dal sistema immunitario in modo da generare una forte immunità cellulare orchestrata da una famiglia di linfociti identificata come linfociti cd8».

Ora studi su sicurezza e tollerabilità

L’Istituto superiore di Sanità ora ha in cantiere degli studi addizionali per stabilire parametri come ad esempio la sicurezza della piattaforma vaccinale e la sua tollerabilità. Questi parametri saranno essenziali per porre le basi di futuri studi clinici atti a confermare in via definitiva l'efficacia di questa scoperta. Sarà inoltre necessario comprendere se eventuali vaccini sviluppati con la nuova piattaforma debbano essere integrati da forme di immunizzazione basate sulle tecnologie attualmente in uso, per esempio basate su mRNA.Lo studio, sovvenzionato tramite finanziamenti intramurali dall'Iss, dimostra l'impegno dell'Istituto e dei suoi ricercatori nella ricerca di strategie che possano condurre a vaccini contro il Covid di maggiore efficacia.

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