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Nei luoghi di Luigi Ghirri dalle montagne al mare

In questo week end cala il sipario su due mostre che hanno celebrato l’ottantesimo anniversario della nascita e il trentennale della scomparsa prematura di Luigi Ghirri

di Luca Bergamin

La casa sull’acqua nel Po in piena Argine Agosta Comacchio, 1989 fotografia di Luigi Ghirri (© Eredi di Luigi Ghirri)

4' di lettura

In questo week end cala il sipario su due mostre che hanno celebrato l’ottantesimo anniversario della nascita e il trentennale della scomparsa prematura di Luigi Ghirri, rispettivamente al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia e a Palazzo del Governatore a Parma. Anche se il suo occhio è stato spesso puntato sulla Bassa Padana, sugli inverni nebbiosi e ghiacciati, su scenari slabbrati della pianura emiliana, in realtà Ghirri ha viaggiato moltissimo in Italia, amando in particolare le montagne del Nord e i mari del Sud. Ecco un itinerario attraverso gli scatti di questo artista soggetto a una continua riscoperta.

Alpe di Siusi, Luigi Ghirri (© Eredi di Luigi Ghirri)

Sulla dolomitica Alpe di Siusi tra il Sassolungo e lo Sciliar

La vetta più stimolante per la sua macchina fotografica era l’Alpe di Siusi. Ritrovare a quota 1.600 metri di altitudine un altipiano vasto oltre 50 cinquanta chilometri con 60 km di piste per praticare lo sci alpino e 80 km per il fondo - è una rarità. Annunciati da alti campanili, soprattutto Castelrotto, i borghi di questo paradiso dell’Alto Adige, tra i quali Tires al Catinaccio e Fié allo Sciliar, regalano momenti di intimità con le montagne. Si compiono passeggiate con le ciaspole tra i boschi, si indugia al tavolo gustando canederli e kaiserschmarren nei masi o la cucina gourmet del ristorante Zum Turm della famiglia Sader. Ci si ritempra nella spa dell’Hotel Icaro, dove l’architettura in legno firmata Modus Architects si avvinghia alla natura circostante, aspettando il risveglio imminente della natura.

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Luigi Ghirri, Ritratto Boretto 1989 (© Eredi di Luigi Ghirri)

Lungo la Via Emilia slabbrata, metafisica e onirica

Ritrovarsi e ritrovare gli orizzonti di Luigi Ghirri in Pianura Padana, anche se questo è un febbraio mite, è esaltante, visto che sembra davvero, in taluni luoghi, di essere dentro il suo sguardo. Si comincia a Scandiano, dove la Rocca dei Boiardo, iniziata nel XII secolo, racchiuse nella sua facciata, stanze e cortili stilemi medioevali, rinascimentali, barocchi. Poi ci si dirige verso Solara, frazione di  Bomporto, dove casolari, piazze, bar e trattorie di campagna sembrano costruzioni metafisiche.

Il Cimitero di San Cataldo progettato da Aldo Rossi a Modena, fotografato da Luigi Ghirri, 1985 (© Eredi di Luigi Ghirri)

Luoghi eterei appaiono anche il Cimitero di San Cataldo progettato da Aldo Rossi a Modena, mentre il Parco del Popolo a Reggio Emilia conserva l’atmosfera di pace che piaceva tanto a Ghirri (dalle stanze ai piani alti dell’Hotel Mercure si gode una prospettiva botanica aerea): ci si sente protetti da vetusti platani, Sofore del Giappone potate a mo’ di candelabro, la Farnia, il Frassino Americano e soprattutto il totemico Cedro del Libano. Infine, bisogna andare a Comacchio e posizionarsi al cospetto dell’Argine Agosta, nei pressi del Bettolino di Foce - si può mangiare il pesce di fiume e mare ai suoi tavoli - per ritrovare quella casupola che durante una piena del 1989 Luigi vide praticamente galleggiare.

Trani, fotografia di Luigi Ghirri, 1981 (© Eredi di Luigi Ghirri)

La Puglia da Trani a Polignano a mare

Ridiscendendo la costa Adriatica con Ghirri si giunge in quella Puglia che l’artista emiliano imparò presto a percepire quale regione capace di far scattare la sua spontanea affettività. Ecco, dunque, che si arriva a Trani per lasciarsi tramortire dalla diafana, perfetta architettura della Cattedrale della Beata Maria Vergine Assunta, slanciata con la sua linda e luminosa sagoma normanna verso il cielo col mare alle spalle: Ghirri, stregato dallo sposalizio del bianco dei marmi con l’azzurro, è salito su di una delle due rampe di scale che conduce al portale e poi si sarà lasciato ammaliare dalla plasticità delle forme di questo edificio popolato da incisioni di figure zoomorfe e fitomorfe. Anche la Cattedrale di Bitonto dal raffinatissimo portale centrale lo ha incantato: bisogna davvero scendere anche tra le colonne della cripta, guardare da vicino il pulpito in marmo, l’ambone e i mosaici. Un’altra destinazione per lui elitaria fu Cala Paura a Polignano a mare in cui cattura l’interazione così stretta, palpitante, accaldata tra le rocce, l’acqua, le barche, i pescatori e i bagnanti. Gli piaceva anche la solitudine di certi vicoli immacolati del centro storico: adesso è il momento ideale, magari soggiornando al bed & breakfast Dei Serafini, per godere gli intrecci marinari di questo borgo, i suoi sapori mangiando da Pescaria, la fantasia di Pino Pascali alla Fondazione Museo a lui dedicata.

La Sfinge di Villa San Michele, Capri, 1981, fotografia di Luigi Ghirri (© Eredi di Luigi Ghirri)

Capri con vista sui faraglioni e la sfinge di Munthe

L’approdo altrettanto inaspettato di questo viaggio ghirriano è l’isola di Capri sulla costa tirrenica. La vista dei due faraglioni dal Monte Solaro, così come affacciandosi dai Giardini di Augusto e trovandoseli di fronte camminando lungo il sentiero panoramico del Pizzolungo, è una cartolina di bellezza senza epigoni. A Luigi piaceva molto la Certosa di San Giacomo, forse per quella certa atmosfera fané dei suoi chiostri tardo rinascimentali. Oggi c’è una piccola folla che sintonizza l’olfatto verso la dirimpettaia fabbrica di profumi Carthusia, mentre qualcuno ha la buona sorte di prenotare la vertiginosa Villa Castiglione dagli interni design style, però la vera icona dell’isola campana si trova ad Anacapri, precisamente nel giardino della casa museo appartenuta allo scrittore e neurologo svedese Axel Munthe, il quale era anche un grande appassionato di archeologica. La sfinge egizia della sua Villa San Michele che guarda verso Oriente non sfuggì all’occhio di Luigi Ghirri, Chissà se era conscio della sua nomea di opera d’arte che porta fortuna.

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