Nel 2020 il lusso perderà 110 miliardi, si «salva» la cosmetica
McKinsey, Pitti Immagine e Camera della moda hanno sintetizzato le opinioni di ceo e i dati post lockdown, ipotizzando la «nuova normalità»
di Giulia Crivelli
3' di lettura
La fine del lockdown e l’inizio delle varie “fasi 2” (ogni Paese ha le sue definizioni e tabelle di marcia) ci riporterà, gradualmente, alla normalità, alla realtà pre-pandemia, si sente ripetere. Lo studio condotto da McKinsey in collaborazione con Pitti Immagine e Camera della moda per disegnare lo scenario post Covid usa di proposito un termine diverso: “new normal”. Perchè quello che è successo in Cina a partire da gennaio e nel resto del mondo dalla fine di febbraio non è un semplice intervallo, un’ibernazione delle attività di persone e aziende. Crollo del Pil 2020 a parte (per l’Italia si stima superiore al 10%), un periodo di appena tre mesi ha scosso nel profondo le abitudini di acquisto e di consumo e ridisegnato, almeno in parte, i rapporti tra clienti del lusso e marchi (nella foto in alto, il negozio del marchio Giada in via Monte Napoleone, a Milano).
Oltre i numeri
Lo studio orchestrato da Antonio Achille di McKinsey, Carlo Capasa, presidente della Camera della moda e Raffaello Napoleone parte dai numeri, certo, ma il suo valore aggiunto sono le oltre cento opinioni raccolte tra ceo di aziende del lusso e imprese dell’intera filiera, incrociate con sondaggi tra i consumatori e dati di vendita dei department store e del retail in generale. Le stime di McKinsey stimavano, prima della pandemia, che nel 2019 il mercato del lusso globale avesse raggiunto i 390 miliardi di euro (280 per i beni di lusso personale, 110 per la parte esperienziale, come i viaggi). Per il 2020 si prevedono perdite tra il 10 e il 45% del fatturato, senza contare che all’orizzonte si profilano ulteriori incognite per Hong Kong e Macau e per gli Stati Uniti.
Impatto differenziato sui settori
«Osservando i dati delle vendite nei mesi del lockdown, fatte esclusivamente online, e unendole con i risultati delle prime settimane di riaperture e con le impressioni dei manager stimiamo che la perdite maggiore l’avranno orologi e gioielli – sottolinea Achille –. Sarà compresa tra il 25 e il 45%. Subito dopo viene l’abbigliamento (20-40% in meno) e gli accessori (15-35%). A resistere saranno i cosmetici e l’enogastronomia, che comunque perderanno tra il 10 e il 30% delle vendite». A trainare la ripresa dei consumi saranno i cinesi, sia perché il lockdown è finito prima, sia perché hanno una consumer confidence diversa da quella della maggior parte degli altri Paesi, feriti più nel profondo dalla pandemia e comunque meno affamati di lusso perché avvezzi a comprarlo da molti più anni.
Difficile ipotizzare un unico scenario
La situazione però è in costante evoluzione: dipende dal comportamento del virus – che ovviamente sfugge a ogni controllo, come testimoniano le liti tra medici e ricercatori – e dalle politiche dei vari Paesi. «Nello scenario migliore, nel 2020 il mercato del lusso calerà di 100-11o miliardi e solo nel 2021 si tornerà ai livelli del 2019 – aggiunge Achille –. Ma in quello peggiore il ritorno alla normalità di appena un anno fa potrebbe arrivare nel 2023. Per questo è importante parlare di new normal».
Fattori di resilienza
Secondo Achille, Capasa e Napoleone a resistere meglio saranno i marchi e le aziende con più tradizione e storia, che vantano i percorsi più coerenti e che già prima della pandemia avevano intrapreso percorsi di sostenibilità ambientale e sociale. «Nessuno ha soluzioni pronte – aggiungono Capasa e Napoleone –. Ma sicuramente andranno rivisti i calendari, i tempi di produzione e distribuzione, il modo stesso in cui si valuta la sostenibilità di un prodotto e di un settore. Usiamo il futuro ma in realtà tutto questo sta già avvenendo, perché il lockdown è stato in un certo senso solo apparente: tutti hanno iniziato a riflettere sul senso profondo di ciò che facciamo e compriamo. Questi mesi sono stati preziosi per riflettere e siccome a problemi complessi servono soluzioni articolate, auspichiamo che prosegua il dialogo tra attori del sistema moda e, soprattutto in Italia, con il Governo».
Consigli24: idee per lo shopping
Scopri tutte le offerteOgni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link, Il Sole 24 Ore riceve una commissione ma per l’utente non c’è alcuna variazione del prezzo finale e tutti i link all’acquisto sono accuratamente vagliati e rimandano a piattaforme sicure di acquisto online
loading...