Nel calcio dei veleni Giroud prende per mano il Milan
Diavolo capolista grazie all’attaccante che s’improvvisa portiere. Continua la crisi del Napoli, mentre spunta la sorpresa Fiorentina. E se per le romane fosse la volta buona?
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Da dove cominciare? Dall’insostenibile pesantezza del calcio, con suoi ricorrenti veleni, o dalla bellezza di questo stesso calcio che, pur in situazioni di estrema tensione agonistica, s’inventa una storia bella come quella di Olivier Giroud, centravanti-portiere che fa vincere il Milan non per un suo gol, come da prassi, ma per una sua straordinaria parata in extremis che dà ai rossoneri il primo posto in vetta con grande scorno dei cugini interisti?
Di solito, fa più rumore la cattiva notizia. E infatti giornali e tv ne sono sempre pieni, perfino quando non ce ne sarebbe bisogno visto quello che già in abbondanza succede in questo povero mondo.
Però, questa volta, facciamo un’eccezione perché la storia di Olivier Giroud, centravanti francese di 37 anni, che a Genova sostituisce l’espulso portiere Maignan tra i pali, è troppo suggestiva per non essere valorizzata come merita. È bello e incoraggiante che in un calcio super specialistico come il nostro, ormai dominato da schemi e algoritmi, un attaccante come Giroud non esiti un secondo a mettersi tra i pali per salvare la vittoria. Il Milan infatti, dopo il contrastatissimo gol di Pulisic, era schiacciato dai rossoblù disperatamente alla ricerca del pareggio.
Diciamo la verità: Giroud avrebbe potuto fare un figura barbina, rendersi perfino ridicolo, coi suoi 37 anni e una onorata carriera da bomber infallibile. Invece, proprio come un ragazzino in un campetto di periferia, il nostro Olivier, con il suo bell’ingaggio milionario, ha infilato i guantoni pensando a una cosa sola: salvare i preziosissimi tre punti. Cosa non facile nella furibonda bolgia del Marassi.
Una prima volta, su punizione, l’improvvisato portiere è stato salvato dalla traversa. Ma poi, con Puscas lanciato verso la sua porta, Giroud è uscito dai pali buttandosi tra le gambe dell’attaccante avversario, stupito più tutti di trovarsi tra i piedi non un portiere ma un altro centravanti. Che ci fai tu qui? Togliti di mezzo, non scherzare, avrà pensato Puscas, ben deciso a sfruttare quell’occasione d’oro per entrare nella storia del Grifone. E invece, il francese, con tempismo perfetto, gli ha portato via il pallone custodendolo poi tra le mani come fosse un neonato.
«Una parata bella come un gol», ha commentato Giroud con quell’ allegra faccia luciferina e l’erre arrotata. «Da piccolo mi è sempre piaciuto stare in porta, così quando è stato espulso Maignan non ho avuto dubbi a sostituirlo».
Bravo Giroud, grande diavolo di un piccolo Diavolo. Perché il Milan, diciamo la verità, a Genova non è stato irresistibile. Però a volte, quando si lotta per lo scudetto, contano anche queste vittorie «sporche», sporche come i guanti dei portieri.
Si affolla la corsa al titolo
Dopo la bella favola di Giroud (a proposito: il Milan, per ricordare la sua impresa metterà in commercio in edizione limitata, una maglia da portiere con il numero 9), andiamo ai veleni e alle polemiche di questi ottava giornata di campionato diventata rovente, come succede ogni volta che la corsa allo scudetto si allarga a più squadre. Perché, pur avendo il Milan (punti 21) sorpassato l’Inter (19), è evidente che quest’anno non sarà come l’anno scorso, cioè una passeggiata del Napoli sulle macerie delle rivali. No, questa volta la platea dei concorrenti è più folta. A parte l’Inter, frenata a San Siro dal Bologna (2-2) dopo essere già caduta col Sassuolo (che soffra di «emilianite»?), c’è anche la Juventus che piano piano, come un vecchio macinino, risale la classifica. Nel derby col Torino (2-0) i bianconeri vincono un po’ così, grazie a due uscite balorde di Milinkovic-Savic (anche lui portiere per caso?) che permettono a Gatti e Milik di chiudere una partita abbastanza inguardabile. Però chi vince ha quasi sempre ragione. E la squadra di Allegri, priva di Chiesa e Vlahovic, è comunque terza, con la Fiorentina, a due punti dall’Inter. Non dovendo giocare le Coppe, diciamo che non se la passa male.
Nuova caduta del Napoli
Va invece peggio al Napoli, che al Maradona, perdendo proprio contro i viola (1-3), ritorna brutto come in avvio di campionato. Scarsi di idee e pure di gambe, con la stessa formazione battuta dal Real Madrid, i partenopei sono andati sotto dopo solo 7 minuti (Brekalo) riuscendo a pareggiare con un rigore di Osimhem alla fine del primo tempo. Ma nella ripresa, anche a causa di alcuni cambi molto opinabili di Garcia (fuori Politano e lo stesso Osimhen), il Napoli è stato di nuovo colpito, prima da Bonaventura e nel finale da Gonzalez.
È la terza caduta al Maradona per la squadra di Garcia. Una squadra lenta, involuta, e in rotta di collisione con il suo stesso allenatore. Il contrario della Fiorentina che, con questa nuova vittoria ,aggancia la Juve al terzo posto affollando il vagoncino della prima classe
I veleni del professor Zangrillo
Il campionato, insomma, entra nel vivo. E quindi il clima s’arroventa. Non è una novità, ma lo spettacolo è sempre indecoroso. Lo si è visto nel dopo Genoa-Milan, con lo sfogo del presidente rossoblù, il luminare Alberto Zangrillo, che ha gettato sale sulle ferite al posto di curarle.
«In questo modo si rovina il gioco, invoco rispetto per i nostri tifosi», ha tuonato il presidente, prima dando dell’«assassino» a Maignan per il suo intervento su Ekuban e poi alludendo al gol di Pulsic forse viziato da un tocco col braccio. Ma dove sta il punto? Il punto è che se il Var non trova l’immagine che chiarisca se il pallone sia stato effettivamente smorzato col braccio, è inutile scatenare la caccia alle streghe. La regola è quella: se il monitor non sgombra il dubbio, vale la decisione dell’arbitro in campo. Solo che le regole, per molti, sono elastiche. Se ti favoriscono bene, altrimenti si scatena la sindrome del complotto. Sperando naturalmente che, dopo tanto rumore, qualcuno, per compensazione, la prossima volta ne tenga conto.
Le romane alzano la testa. Forse è la volta buona per le squadre della Capitale. La Lazio, battendo l’Atalanta (3-2), dà una ritocco alla classifica raggiungendo il Sassuolo quota dieci. Il gol della vittoria è firmato da Vecino entrato al posto di Luis Alberto. Un pareggio sarebbe stato però più giusto perché l’Atalanta, pur cedendo nel finale, non ha sfigurato. Per la Roma, al terzo successo consecutivo, un passo avanti e uno indietro. Il passo avanti è la facile vittoria (4-1) sui resti di un povero Cagliari in caduta libera. Lukaku realizza un’altra doppietta e Mourinho, traballante, torna a sorridere. Il passo indietro è il nuovo infortunio di Dybala, costretto a uscire in lacrime per una distorsione al ginocchio sinistro.
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