«The gloaming», nel crepuscolo soprannaturale
È un crime, ambientato in Tasmania, in cui al rapporto tra i due detective, inizialmente difficile, si lega la storia dell’isola, a lungo colonia penale. Le ombre del passato emergono grazie all’ottima fotografia di Marden Dean
di Gianluigi Rossini
2' di lettura
Forse tra qualche tempo inizieremo a parlare di tasmanian thriller: The gloaming (su Disney+ dall’11 maggio) si aggiunge alle apprezzate serie The Kettering incident e Lambs of God, e anche a The nightingale, il film di Jennifer Kent presentato a Venezia tre anni fa. Tutte produzioni ambientate in Tasmania e accomunate da crimini di sangue, forte suspense, fotografia cupa e densa, tendenza a sconfinare nel sovrannaturale. È un’estetica che ricorda quella del cosiddetto nordic noir, ma viene innestata nelle specificità culturali locali.
Tasmania
La Tasmania, d’altra parte, ha una storia doppiamente brutale: alle atrocità compiute dal colonialismo si aggiunge anche il fatto che l’isola è stata per lungo tempo una colonia penale, largamente popolata da criminali di basso rango, trasportati in catene dal vecchio mondo e messi ai lavori forzati in condizioni disumane in un luogo tutt’altro che ospitale. Non è difficile vedere nel riemergere di questo passato così aspro uno dei combustibili principali di questi racconti.
Crime convenzionale
La struttura su cui poggia The gloaming è quella di un crime piuttosto convenzionale: c’è una coppia di detective, una donna e un uomo, che inizialmente si detestano ma poco a poco legano sempre più; c’è un efferato delitto iniziale, che scuote una piccola comunità e porta a galla oscuri e inconfessabili segreti; c’è un vecchio trauma, un crimine insoluto che lega tutti i protagonisti. Tutte cose già viste, ma un po’ come in Broadchurch si viene subito conquistati sia dalla singolarità del paesaggio, sia dalla riuscita dinamica umana della coppia di protagonisti. Ancora più interessante ed efficace è la componente sovrannaturale: sin dall’inizio appaiono inquietanti presenze mute, che vivono nell’ombra e vengono percepite solo da alcuni. Si tratta, è chiaro, di un simbolo del passato irrisolto che ritorna, ma l’effetto sullo schermo è spesso genuinamente terrificante.
Al netto di qualche pecca, The gloaming funziona grazie a un’atmosfera riconoscibile ma peculiare, aiutato anche da un’ottima fotografia, fredda ma satura, di Marden Dean che sembra spargere uno strato di nebbia su ogni sorgente luminosa.
The gloaming Le ore più buie, Victoria Madden, Disney+, 11 maggio
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