Nel doloroso segreto di Elia
La nuova stagione della serie diverge dall’originale norvegese, da cui è stata tratta, per raccontare le sofferenze del ragazzo che nella compagnia affronta problemi di disagio fisico e sociale: un efficace ritratto dell’adolescenza
di Chiara Checcaglini
2' di lettura
La stagione 5 di Skam Italia è la prima che si discosta dai sentieri narrativi tracciati dalle quattro annate dell’originale norvegese. L’attenzione si concentra sul quinto protagonista, Elia (Francesco Centorame): è una scelta più coraggiosa di quanto possa sembrare, proprio per il tratteggio, fin qui piuttosto convenzionale del personaggio, un po’ bullo e donnaiolo, il meno serio del gruppo originario formato assieme a Giovanni, Martino e Luca.
Fin dal primo episodio Elia è efficacemente messo in una posizione di distanziamento spaziale ed emotivo rispetto agli altri: mentre gli amici veleggiano verso l’università, lui è stato bocciato, e si ritrova solo e demotivato ad attraversare i corridoi e le scale familiari del liceo Kennedy. Questa inadeguatezza è acuita da una conformazione fisica, l’ipoplasia peniena, che Elia tiene segreta e che è il centro di tutto il suo disagio, le cui ramificazioni emotive, sentimentali e sociali sono indagate con la consueta attenzione nel corso della stagione. Da questo tema portante emerge una riflessione, inedita per la serialità italiana, sul corpo maschile e sui danni di un’idea preconcetta di mascolinità, che è matrice di pregiudizi, stigma e di conseguenza ansia e dolore.
A una prima parte in cui gli ostacoli e i fraintendimenti si accumulano, fino a costringere Elia ad affrontare le proprie difficoltà, segue una seconda in cui diventano il punto di partenza per cambiare la prospettiva su se stessi e il mondo. In Skam questo passaggio è sempre connesso al confronto con i propri pari, sia gli amici che continuano a evolvere di stagione in stagione, sia i nuovi arrivi: mentre Elia è oppresso dalla vergogna, a scuola trova un’inaspettata sponda, da cui scaturisce anche la rappresentazione di un modo aperto e rispettoso di vivere l’affettività. Le trame secondarie soffrono di un leggero scollamento dal flusso principale, a cui si intrecciano in modo un po’ troppo meccanico, ma portano in evidenza altri temi cruciali e interconnessi, come il consenso e l’abuso (con storture anche sociali che lo rendono pervasivo e insidioso). Forse una stagione dalle ambizioni più contenute e dal respiro più circoscritto di altre, ma Skam continua ad aggiungere tasselli importanti al modo di raccontare l’adolescenza, con una sensibilità che non ha eguali sui nostri schermi.
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