Nel giardino di Emily Dickinson tra atmosfere culturali e i fiori dell’ Hampshire
La casa editrice Ippocampo ha dato poco pubblicato un libro ricco di testi e immagini, un’ottima guida per scoprire le piante e i luoghi che hanno ispirato l’iconica poetessa
di Luca Bergamin
4' di lettura
Lungo la Main Street di Amherst nella contea di Hampshire nello stato americano del Massachusetts viene naturale pensare a lei mentre usciva dalla sua casa, lasciava l'adorato giardino e andava a compiere le commissioni o semplicemente a passeggiare. Adesso la cittadina natia di Emily Dickinson è cambiata, però quella che era la sua tenuta al civico 280 appunto di Main Street, oltre lo steccato in legno tinto di giallo ocra che la cinge, e al di là della siepe di tsughe canadesi, sembra che il tempo in un certo qual modo sia stato clemente con il lascito della poetessa.
Alla scoperta della contea di Hampshire
Già nella distesa di stoppie soprannominata il Campo dei Dickinson si potrebbe avere l'impressione che colei la quale invitava sempre a guardare i gigli come per conservare vivida davanti agli occhi, in qualsiasi momento della giornata un'immagine di bellezza, sia presente ancora in un certo qual modo tra i suoi fiori e piante. Naturalmente eccolo comparire il cottage di famiglia in mattoni intonacati, addossato su di un sottile declivio, che ha raccolto e custodito le tante emozioni bucoliche di Emily: “Caro, fiorellino fuori moda. E' fuori moda anche l'Eden. Sono tipi antiquati gli uccelli. Il cielo non cambia il suo azzurro”. Quando si è qui, viene naturale cercare i fiori che ha descritto nelle sue liriche, cominciando dagli amati tulipani e dalle care viola del pensiero. Lei che divise la sua esistenza tra la casa natale chiama Homestead e quella dirimpettaia, all'interno della medesima tenuta familiare, detta Evergreens, in cui vissero il fratello Austin con la moglie Susan e i loro tre figli, ha piantato semi che ancora danno frutti e fiori
Le piante e i luoghi che hanno ispirato l’iconica poetessa
Si guarda in su, verso la finestra dalla quale lei si affacciava per osservare chi stava attraversando il vialetto e si incantava a osservare i bambini dei vicini che giocavano a inseguirsi attorno all'isola di malvarosa. Poi Emily scendeva giù, a guardare i cavalli, calpestava le piastrelle di granito ed entrava nel giardino, appena oltre il prato verde e il frutteto di famiglia. I mughetti, le peonie, le rose rampicanti, i giacinti e i narcisi, così come i nasturzi e i gigli ancora oggi fioriscono e profumano l'aria.
Dal padre avvocato, appassionato di orticoltura, Emily apprese i primi rudimenti del giardinaggio, poi fece da sé. E imparò moltissimo, stringendo un patto segreto con alberi e fiori: lei si curava di loro e in cambio loro le dettavano versi, come questi: “Attende sopra al prato, mostra l'albero più lontano, sul pendio più lontano che conosci ti parla quasi. Poi come gli orizzonti avanzano e i mezzogiorni si rivolgono altrove senza la formula del suono passa e noi rimaniamo”. Qui, nei cespugli e aiuole selvagge si riconoscono la corolla della genziana sfrangiata, il Cistus canadensis, la Campanula aparinoides, che Dickinson raccoglieva, faceva essiccare sulla carta assorbente: “Tenevo un gioiello tra le dita e mi addormentai. Caldo era il giorno, i venti monotoni. Io dissi: Durerà. Sgridai, al risveglio, le mie oneste dita, la gemma era sparita, e il ricordo di un'ametista ora è tutto quel che ho”.
Le esperienze nel giardino di Emily
La casa editrice Ippocampo ha dato poco pubblicato un libro molto interessante e ricco di testi e immagini che possono fare da guida in un viaggio nel suo universo verde in Massachusetts (www.emilydickinsonmuseum.org), al quale si può arrivare comodamente in automobile da Boston e anche in treno. Si scopriranno, oltre alla sua camera da letto rimasta sostanzialmente la stessa dalla seconda metà del XIX secolo a oggi, anche la quercia bianca è ancora al proprio posto, più rigogliosa frondosa che mai. Così come si verrà circondati da nugoli di farfalle monarca, e si potranno cogliere i frutti dall'albero di fico di cui Emily andava piuttosto orgogliosa nonché ghiotta. Sono organizzate letture di poesie sul prato, ci si può affiancare ai volontari che si prendono cura delle piante, è possibile incontrare e parlare da vicino agli orticoltori dell'Amherst College mentre zappano, irrigano e farsi raccontare da loro quale significato avesse quella singola pianta per la scrittrice americana.
Gli erbari dell’ Houghton Library di Harvard
Per vedere da vicino, accarezzare solo con lo sguardo da pochi centimetri di distanza i celeberrimi quaderni che contengono gli erbari della poetessa-giardiniera, invece, bisogna poi tornare a Boston e raggiungere il Campus dell'Università di Harvard dove sono custodite ed esposte al pubblico non soltanto le raccolte dei fiori essiccati e dei piccoli arbusti effettuate dalla poetessa nell'intero corso della sua esistenza, ma anche tanti oggetti che le sono appartenuti: la Collezione conservata nella Houghton Library dell'ateneo è composta soprattutto dai fogli originali sui quali scrisse oltre mille poesie, centinaia di lettere, il piccolo scrittorio e la sua sedia.
Viene naturale pensare all'esistenza condotta da questa donna religiosa che, anche senza mai allontanarsi da questi posti per lei idilliaci in ogni stagione dell'anno, riuscì con la sua fantasia e spirito introspettivo a perlustrare luoghi dell'animo umano ai più sconosciuti e lontani: anche per questo venire a Amherst significa immergersi in quel suo universo intimo che la casa, le piante sono riuscite a conservare per gli amanti della sua poesia. “E' usanza nel separarsi scambiarsi, un ninnolo. Aiuta a tenere desta la fiducia quando l'amore è lontano. Può variare, come varia il gusto. La clematide, per un viaggio lungo mi regala una singola ciocca della sua chioma elettrica”.
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