Nel Nord Italia smog in calo continuo da 20 anni
I dati degli studi scientifici raccolti dal programma europeo Prepair sulla qualità dell’aria nell’Italia del Nord e in Slovenia
di Jacopo Giliberto
I punti chiave
- Ecco perché il miglioramento non basta
- Però i cittadini sono convinti che invece l’aria peggiori
- I più inquinanti: merci, agricoltura, riscaldamento a legna
- L’effetto del confinamento sanitario 2020
- Il progetto europeo Prepair
- Intervenire sulle fonti vere dello smog
- Perché l’inquinamento è sceso
- La provocazione
4' di lettura
Con ordine, i dati della scienza e i fatti come sono. I dati e i fatti sono contenuti negli studi degli scienziati raccolti dal programma europeo Prepair sulla qualità dell’aria nell’Italia del Nord e in Slovenia.
Primo. Da più di 20 anni la qualità dell’aria nelle regioni dell’Alta Italia migliora in modo continuo ed evidente. È un ricordo remoto l’anidride solforosa che fino agli anni ’90 rendeva acida la pioggia da Torino a Venezia, da Verona a Forlì; continuano a ribassare ossidi di azoto, ammoniaca, polveri fini (tranne quando piove la sabbia sahariana che fa risalire le Pm10 e le Pm2,5). Lo dicono gli scienziati.
Le principali fonti di inquinamento sono quelle che molti cittadini non sospettano: sono il trasporto merci, l’allevamento e l’agricoltura, i caminetti e le stufe a legna e a pellet, mentre sono in secondo piano le fonti di inquinamento cui in molti attribuiscono un peso maggiore, cioè le auto e gli impianti di riscaldamento a gas o gasolio. Questo, dicono gli esperti, è uno dei motivi per cui hanno modesto effetto sull’aria strumenti come le piste ciclabili e i blocchi del traffico.
Ecco perché il miglioramento non basta
Secondo: l’aria migliora, sì, ma non basta. Lo conferma una condanna irrogata un anno fa dall’Ue all’Italia. L’aria padana resta fra le peggiori d’Europa.
E purtroppo lo resterà a lungo. Bisogna lavorare ancora molto perché troppo spesso sono superati gli obiettivi europei e il piano padano — per la sua natura di bacino chiuso, fertilissimo, umido e brulicante di vita vegetale e animale — è condannato ad avere per sempre aria lercia, anche quando sarà estinta la nostra disgraziata razza umana: di recente l’Oms ha abbassato i livelli sanitari di qualità dell’aria , cioè il massimo di inquinanti tollerabili per poter definire sana l’aria. I nuovi livelli Oms sono così bassi che, per quanto riguarda la pianura più fertile d’Europa, sarebbero inferiori perfino ai composti naturali di “fondo” del piano padano.
Però i cittadini sono convinti che invece l’aria peggiori
Terzo fatto. A dispetto dei dati, i cittadini padani sono straconvinti (circa il 63%) che no, che ogni anno l’aria sia sempre più irrespirabile e che la qualità peggiori in modo nettissimo.
Le domande poste dall’indagine d’opinione «Valuta l’aria» sono le stesse degli Eurobarometri europei, in modo che le rilevazioni siano omogenee, e ne emerge che le opinioni pessimiste dei settentrionali sulla qualità della loro aria sono meno pessimiste rispetto agli altri italiani, i quali percepiscono un’aria perfino peggiore di quella padana. [Indagine d’opinione « Valuta l’aria », 2019].
I più inquinanti: merci, agricoltura, riscaldamento a legna
Quarto, ciò che forma le polveri fini respirate da emiliani, lombardi, piemontesi, romagnoli, veneti viene da camion e furgoni merci (21%), agricoltura e allevamenti (19%), riscaldamento a legna o pellet con camini e stufe (17%). Sono fuori dal podio le emissioni delle fabbriche (16%), auto e moto (13%), il riscaldamento a gas o a gasolio (3%), le centrali elettriche e la produzione di energia (3%), altre fonti (8%). [« Il progetto Prepair per il miglioramento della qualità dell’aria », Paolo Ferrecchi].
L’effetto del confinamento sanitario 2020
La quinta analisi degli scienziati sull’aria padana dice che il confinamento sanitario della primavera 2020 è stato rilevato dall’olfatto dei sensori, ma non tantissimo e in modo contraddittorio. [« Le emissioni dei precursori del PM10 », Alessandro Marongiu].
La chiusura di moltissime attività ha permesso di scoprire molte cose.
Per esempio, alcuni inquinanti sono calati, ma altri hanno mostrato che il primo fattore di emissione di questo inquinante è il traffico merci di camion e furgoni, mentre è marginale il ruolo del traffico di auto e moto.
Nelle settimane più dure di clausura virale sono calati gli ossidi di azoto (traffico) mentre le polveri hanno avuto una flessione poco accennata: invece di creare traffico per andare al lavoro o per portare a scuola i ragazzi, i padani si sono chiusi in casa e hanno inquinato facendo marciare a manetta gli impianti di riscaldamento.
E nell’ora più buia della clausura più rigorosa lo smog addirittura è salito nei giorni 5-13 marzo e 15-22 marzo 2020. [« Qualità dell’aria e Covid », Arianna Trentini].
Il progetto europeo Prepair
Per due giorni all’inizio di ottobre a Venezia il programma europeo Prepair ha riunito scienziati e pianificatori di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto con le altre regioni e province autonome del Nord Italia e con i vicini della Slovenia. Gli assessori regionali all’Ambiente Irene Priolo, Raffaele Cattaneo, Matteo Marnati e Gianpaolo Bottacin hanno promesso nuovi investimenti, si sono impegnati con la delegazione di ambientalisti, come Barbara Meggetto presidente della Legambiente Lombardia e Giorgio Zampetti direttore generale della Legambiente nazionale, che ha diffuso un interessante documento di proposta .
Intervenire sulle fonti vere dello smog
Certo, le Regioni si sono impegnate in sforzi significativi dal 2005, coordinate dall’Accordo del bacino padano, ma i risultati importanti sono ancora lontani dagli obiettivi.
Più piste ciclabili, più metropolitane e così via, però le fonti primarie dell’inquinamento dicono che le maggiori fonti di smog sono altre (trasporto delle merci, agricoltura e allevamenti, caminetti e stufe) mentre il positivo contributo ambientale di biciclette, pannelli solari e blocchi alle auto è utile sì, ma non risolve.
Perché l’inquinamento è sceso
Ciò che ha fatto scendere l’inquinamento, dicono gli scienziati, sono stati soprattutto due processi grandi e poco visibili.
Le grandi fabbriche di una volta, che sfoggiavano ciminiere fumose come simbolo di attivismo, producono in altre parti del mondo.
E, soprattutto, sono cambiate le tecnologie: azzerate le caldaie a carbone, quelle a gasolio sono rare; i motori emettono decine di volte meno inquinanti, i processi industriali sono migliori.
La scomparsa dei grandi inquinamenti ha reso evidente ciò che una volta era in secondo piano, come l’agricoltura o i caminetti. Gli assessori del Nord Italia protestano perché nel Pnrr non è compreso il progetto interregionale per l’aria con interventi quantificabili in 2 miliardi di euro.
La provocazione
Nel frattempo, l’altra settimana l’Oms ha indicato quali livelli di inquinanti sono tollerabili per un’aria sana. L’Ue potrebbe adottarli. Sbotta, con la voce roca e il tono provocatorio che lo caratterizzano, l’assessore lombardo Cattaneo: «Il piano padano non raggiungerebbe questi obiettivi nemmeno se si deportassero i 25 milioni di abitanti». Purtroppo Cattaneo ha ragione, l’aria padana sarebbe sopra ai nuovi limiti Oms anche se si tornasse al Medioevo, ma per fortuna la sfida ambientale non prevede soluzioni così drastiche.
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