Nel Regno Unito scoppia la guerra della pasta: bottino da 100 milioni di euro
È boom della pasta fresca (spinta anche dalla Brexit): da Barilla a Rana, tutti i colossi si sfidano. Ogni anno si vendono 150 milioni di confezioni.
di Simone Filippetti
4' di lettura
Dentro le Food Halls di Harrods, sfarzosamente addobbate per Natale, il bancone Pasta Evangelists offre un’invitante varietà di ravioli freschi: quelli al cotechino di Modena, o quelli con ripieno di piselli e scalogno. Costano una sterlina e mezzo l'uno. Nella zona ristorante, vengono anche serviti al piatto: una porzione di sedanini al sugo di gamberi è in menù a 32 sterline. Mangiare italiano di qualità ha il suo prezzo. D'altronde, nei “Saloni del Cibo” dei grandi magazzini più famosi al mondo, dove si dice che persino la Regina faccia compere, non si va per risparmiare e le vetrine offrono solo il meglio della gastronomia mondiale. Pasta Evangelists è una delle matricole delle Food Halls: nata dall'idea giovane italiano Alessandro Savelli nata come una App che consegna a casa pasta artigianale con tutto l'occorrente per cucinarsela da soli (dai bucatini al pesto ai cannelloni di tacchino), la start-up è ora passata dal mondo digitale direttamente a un corner dentro Harrods, dove è l'unico negozio di pasta fresca.
L’Eldorado di ravioli&c.
Assaporata dentro il tempio mondiale dello shopping, o più semplicemente cucinata a casa, la pasta fresca è il nuovo fenomeno di mercato nel Regno Unito. Tanto che è scoppiata la “Pasta Wars” tra gli italiani, a suon di cappellacci e di tortelloni: oltremanica si sfidano, per un mercato dai margini pingui, tutti i più grossi nomi italiani, da Barilla a Rana; e i tanti piccoli produttori di marche private e marche “bianche”. Si aggiungono, poi, gli outsider, come Napolina, marchio inglese di Manchester che produce in ItaIia; o Dell'Ugo, altro marchio soltanto inglese con lontane origini italiane: è la prima pasta fresca britannica come storia, nata nel 1929, e come vendite. La pasta fresca è il nuovo Eldorado del settore alimentare nel Regno Unito. Gli inglesi, complice anche l'aumento di immigrati ed expat degli ultimi anni, sono diventati un popolo di grandi mangiatori di pasta: l'anno scorso il paese ha importato pasta dalla sola Italia per un controvalore 89 milioni di sterline, rivelano i dati dell'ICE-ITA di Londra, il braccio commerciale della Farnesina guidato da Giovanni Sacchi. Di questa montagna di spaghetti e fusilli, la pasta fresca oggi copre il 13%, contro il 40% della pasta secca tradizionale: è una nicchia dagli alti margini. E che ora sta diventando un mercato in pieno boom.
Dalla BBC alla Barilla
Pasta Evangelists ha superato i 10 milioni di ricavi nell'anno del Covid, aiutato dalla gente chiusa in casa: lo stesso Savelli, però, ricorda che quando lanciò la sua App e aveva un fatturato di appena 70mila sterline, andò in tv da Dragon's Den, reality show della BBC dove in 3 minuti alcune start-up devono convincere dei Paperoni a investire nel capitale. Savelli cercava 75mila sterline in cambio di una quota del 2,5%: fu scartato. La formula delle ricette a casa ha invece attirato l'attenzione dell'Italia, tanto che a inizio 2021 la Barilla, il più grande produttore di pasta al mondo, ha comprato la maggioranza di Pasta Evangelists. Per la multinazionale di Parma è stato anche un modo per rilanciarsi sul mercato britannico dove a inizio 2020, i 4mila supermercati Tesco, la più grande catena del paese, aveva ridotto le referenze dei prodotti di casa Barilla sullo scaffale da 18 a 5. Oggi, commentano da Parma, “Barilla è il marchio che cresce di più nel paese”: biscotti Mulino Bianco, vasetti di sugo pronto e pasta si trovano ovunque a Londra, anche nei piccoli tabaccai dentro la metropolitana e con l'affondo su Pasta Evangelists ha piazzato una pedina strategica nel nuovo fenomeno alimentare.
Brexit scuoce la pasta?
La fame di pasta non si è saziata: fino alla prima settimana di Dicembre del 2021 i britannici hanno comprato 150 milioni di pacchi di pasta per un controvalore di 95 milioni di sterline (secondo la banca dati IRI). Dentro Borough Market, il mercato rionale radical chic sotto i ponti della ferrovia di London Bridge, hanno aperto due ristoranti-negozi di pasta fresca: La Tua Pasta e Padella. Ma dal giorno di Capodanno la Brexit ha reso più difficile importare la pasta fresca che ha una vita utile sullo scaffale di poche settimane e rischia di marcire alla reintrodotta dogana tra Ue e UK. Ecco che allora alcuni hanno deciso di attrezzarsi da soli: produrre nel paese senza dover importare. Il gruppo alimentare italiano Ticco Foods, di Francesco Vanoli, Giuseppe Pollara e Marco Oriolo, ha rilevato uno stabilimento in crisi e si è messo a produrre pasta fresca che rifornisce alberghi e supermercati, nonché la mini-catena di botteghe gourmet La Piccola Deli (tra i cui soci figura anche l'investitore egiziano Nabil Mankarious, proprietario delle pizzerie Franco Manca). E ora, sulla scia di Barilla, Ticco Foods si prepara a sbarcare nei supermercati Tesco con la pasta fresca “Trafila”, un marchio proprio: molti fornitori si stanno spostando più a valle nella catena, andando direttamente sullo scaffale con un loro prodotto.
La riscossa dei piccoli: il caso Trafila
Figlio d'arte, suo padre è stato il braccio destro di Michele Ferrero prima di andare a dirigere la Parmalat sotto la gestione Lactalis, Vanoli spiega così il fenomeno: “Il boom della pasta fresca dipende da due fattori: è veloce da cucinare, si cuoce in pochi minuti contro i 15 di una pasta di Gragnano e il tempo è una variabile che fa la differenza per i consumatori delle grandi città”. La pasta ripiena, poi “è un pasto completo, percepito come salutare ed equilibrato”. Sui vagoni della metro, a Londra, da mesi svetta la pubblicità dei piatti a domicilio di Pasta Evangelists. Da poco si è affiancata anche quella di Rana: ora anche il numero uno in Italia della pasta ripiena, che domina anche in tutti i supermercati inglesi, offre il suo “kit” per cucinare a casa le tagliatelle alla bolognese o gli gnocchi alla sorrentina. Il modello di Pasta Evangelists sta facendo scuola, aiutato anche dalla struttura del paese: il Regno Unito è un paese altamente digitalizzato: tutto si ordina online. Farsi spedire a casa un “corredo” per farsi la pasta casa, fa sorridere qualsiasi italiano e anche un milanese, emblema della persona che non cucina, ma nel Regno Unito è stato un successo enorme. In realtà il colosso italiano Giovanni Rana è il re della “Tube” da molto prima: è sbarcato nel Regno Unito nel 2005. Ed è un decano della pubblicità in metro. Durante il lockdown, con le inserzioni pubblicitarie bloccate, i cartelloni con i ravioli Rana sono rimasti affissi per mesi e mesi, gratis. Imprevisti (piacevoli) da pandemia.
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