Nell’inchiesta Airbnb sotto esame del Fisco i contratti di tutti gli host
Negli scorsi mesi sono stati esaminati tutti i contratti stipulati dal 2017 al 2021
di Angelo Mincuzzi
2' di lettura
Sono migliaia i proprietari che tra il 2017 e il 2021 hanno affittato il loro appartamento utilizzando Airbnb e hanno mancato di versare la cedolare secca del 21% sulla provvigione incassata. Tutti sono finiti nel mirino del Fisco. Dopo il sequestro preventivo di 799,4 milioni di euro ai danni di Airbnb Ireland, accusata di evasione fiscale per non aver svolto il ruolo di sostituto d’imposta previsto dalla legge, l’indagine parallela sugli host avviata dalla Guardia di Finanza e dall’agenzia delle Entrate già la scorsa estate (si veda Il Sole 24 Ore del 10 agosto) prosegue e potrebbe portare a sanzioni tributarie nei confronti dei proprietari che non hanno versato la ritenuta del 21 per cento.
Le verifiche fiscali effettuate dalla Guardia di Finanza hanno accertato che, nel periodo al centro dell’inchiesta, gli affitti brevi hanno generato in Italia un giro d’affari di oltre 3,7 miliardi. La cifra si riferisce soltanto alle provvigioni incassate dagli host non professionali, cioè da coloro che posseggono uno o più appartamenti ma per i quali l’affitto delle abitazioni non costituisce l’attività principale.
Airbnb, nullatenti che affittavano
Negli scorsi mesi sono stati esaminati tutti i contratti stipulati e l’analisi minuziosa della Guardia di Finanza ha consentito di far emergere situazioni anche più gravi, come affitti in nero e casi limite come quelli di alcuni proprietari che possedevano e affittavano diversi appartamenti pur risultando nullatenenti o denunciando redditi che non giustificavano il patrimonio immobiliare.
Airbnb, proprietari in attesa di notizie
Gli host che nel frattempo hanno versato la cedolare secca, invece, non hanno nulla da temere. Secondo la legge, confermata da due sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte di Cassazione, spettava ad Airbnb - come costituto d’imposta - versare al Fisco italiano l’aliquota del 21%. Ma la società irlandese del colosso californiano non lo ha fatto e adesso a farne le spese potrebbero essere anche i proprietari che in buona fede ritenevano magari che Airbnb avesse provveduto a effettuare i versamenti. Airbnb Ireland ha confermato, intanto, di avere in corso un’interlocuzione con l’agenzia delle Entrate dallo scorso giugno e ha affermato di essere sorpresa e amareggiata dalla decisione della Procura di Milano di avviare il sequestro preventivo.
Ieri i pm Giovanni Polizzi, Cristiana Roveda e Giancarla Serafini hanno avuto una riunione con il Procuratore di Milano, Marcello Viola, e con gli uomini della Guardia di Finanza e dell’agenzia delle Entrate. L’inchiesta potrebbe essere estesa anche agli anni fiscali fino al 2023. Nel frattempo sono pronte le rogatorie verso l’Irlanda.
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