Nell’ultimo mese reinfezioni aumentate: il 3% dei positivi aveva già avuto il Covid
L'Iss specifica come sia «probabile che con l’aumento della circolazione della variante Omicron il rischio di reinfezione possa aumentare
I punti chiave
2' di lettura
Crescono i casi di reinfezione da Covid. Dal 24 agosto 2021 al 19 gennaio 2022 ne sono stati segnalati 108.886, pari a 2,7% del totale dei casi notificati. In base ai dati dell’ultimo rapporto sulla sorveglianza integrata dell’Istituto superiore di sanità, nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni è stata del 3,2% sul totale dei casi segnalati: stabile rispetto alla settimana precedente, ma in aumento rispetto all’1% circa registrato tra ottobre e inizio dicembre.
Con Omicron rischio reinfezioni più alto
Va considerato che la variante Omicron (diffusasi velocemente tra dicembre e gennaio fino a diventare dominante in italia) è un catalizzatore di reinfezioni. L'Iss specifica infatti come sia «probabile che con l’aumento della circolazione della variante Omicron il rischio di reinfezione possa aumentare come riportato da un recente studio pubblicato nel Regno Unito dall’Imperial College che ha evidenziato come la circolazione della variante Omicron sia associata a un rischio relativo di reinfezione di 5,41 volte superiore rispetto alla variante Delta».
Sanitari e non vaccinati più a rischio
La probabilità di contrarre una reinfezione risulta più elevata nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con almeno una dose e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. Sono stati 21 mila i casi di reinfezione nei non immunizzati tra metà dicembre e metà gennaio, secondo il report dell'Iss, 2.800 casi tra i vaccinati con almeno una dose al momento della prima diagnosi e 65 mila tra coloro che hanno ricevuto il vaccino dopo la prima diagnosi. Nella categoria degli operatori sanitari le reinfezioni sono state oltre 4 mila in un mese, a fronte di 37 mila prime diagnosi (nel resto della popolazione l'Iss ha calcolato 72 mila reinfezioni a fronte di 2 milioni di prime diagnosi). Osservando le fasce di età, si sono riammalati più i 20-39enni (39% del totale delle reinfezioni), seguiti dai 40-59enni (34%).
Il tempo tra la prima e la seconda infezione
Il Ministero della Salute definisce «caso di reinfezione» la persona che contrae Sars-Cov-2 a distanza di almeno 90 giorni dalla malattia precedente, oppure a meno di 90 giorni ma con ceppo virale diverso, documentato da genotipizzazione.
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