Appuntamenti

Nella Capitale, una mostra enigmatica per indagare l'ignoto

A Roma, da Contemporary Cluster, un dialogo fra design e arte del duo Draga & Aurel esplora il mistero. In attesa della 23esima Triennale di Milano Unknown Unknowns.

di Redazione

Jade coffee table, collezione Transparency Matters di Draga & Aurel. Foto Riccardo Gasperoni.

3' di lettura

Nell'era del sovraccarico d'informazioni e dell'illusione dell'onniscienza a portata di smartphone, una serie di mostre ed appuntamenti culturali sposta l'attenzione su quanto ancora oggi ci è ignoto: dell'universo, del nostro pianeta come del nostro corpo (ci sono aree del cervello di cui non si conosce ancora l'esatta funzione). Il tema sarà largamente esplorato con la 23esima Esposizione Internazionale di Triennale Milano Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries (dal 20 maggio al 20 novembre), che cercherà di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall'evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all'astrofisica. Fa un po' da preludio la mostra Per Speculum in Aenigmate, che s'inaugura il 25 febbraio negli spazi di Contemporary Cluster, a Roma. Visitabile fino al 13 marzo, offre un'angolazione per riflettere sul tema dal punto di vista artistico, visuale e materico attraverso il dialogo fra il nuovo corpo di lavori pittorici di Aurel K. Basedow e alcuni pezzi di design del duo Draga & Aurel, di cui lui stesso fa parte.

Il titolo della mostra fa riferimento ad un passo fondamentale della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, un testo biblico sul quale è stato fondato il dogma cristiano riguardo l'impossibilità di qualsiasi sapere umano rispetto al divino, mutato da Draga Obradovic e Aurel K. Basedow nel suo aspetto più evocativo e poetico e tradotto in oggetti enigmatici al confine fra il design e arte. Protagonista la resina che, con i suoi infiniti riflessi, dà alle superfici nuance siderali o le fa apparire quasi pietrificate, inglobando concrezioni cementizie. Ai pezzi design si somma il ciclo di lavori pittorici di Aurel K. Basedow, che hanno le fattezze di totem traslucidi, contenenti ora trame di tessuti ora immagini fotografiche.

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Il percorso pensato per Contemporary Cluster modula gli ambienti imponenti di Palazzo Brancaccio con un'alternanza cadenzata di elementi differenti: luci tubiformi, pale monocrome o sedute, collocate per evidenziare simmetrie spaziali o svelare contrasti policromi, come fra le grandi tele e i tavoli puntiformi. L'ultima stanza accoglie la sola opera artistica di Aurel. Un momento intimo che si concentra su alcuni temi interiori, come i concetti di paura o di costrizione, e li trasferisce attraverso pennellate acquose, ininterrotte e molto decise che camuffano gli aspetti peculiari di alcune immagini fotografiche, tutte selezionate dall'archivio personale dell'artista.

Draga & Aurel. Foto Fabrizio Cicconi.

Dall'inaugurazione della nuova sede di Palazzo Brancaccio, nel settembre scorso, Contemporary Cluster si propone come terreno di dialogo per l'ibrido. «Pezzi di design contemporaneo dentro un antico palazzo nobiliare romano: il nuovo e l’antico in un ibrido che è la grande bellezza». Così Lisa Corva lo aveva raccontato in anteprima per How to Spend it, rendendolo protagonista della sua rubrica Atelier nello speciale design Superior Interiors. A lei, Giorgia Cerulli, ideatrice del progetto insieme a Giacomo Guidi, ha raccontato che sono esposti più di venti brand che si muovono tra moda, design e arte: per l'appunto Draga & Aurel, e poi Forma&Cemento, A&B Living, Diaphan Studio, Diloer Ceramics, Medulum, Mentemano, Ocra Studio, Paradisoterrestre, Poltronova, Studio Nucleo, Tellurico, Testatonda.

Golia console, collezione Transparency Matters di Draga & Aurel. Foto Federica Lissoni.

 

Ma Contemporary Cluster non è dedicato solo al design. Al piano terra Tube, un lungo corridoio di 130 metri quadrati che ospita la mostra “Archivio Contemporaneo” curata da Visioni Parallele, accompagna i visitatori verso l’ingresso dello spazio espositivo chiamato l’Africano. Così chiamato perché un tempo archivio dei reperti storici africani del Museo Nazionale d'Arte Orientale, dedica i suoi 400 metri quadrati e le quattro sale ai giovani artisti selezionati da Giacomo Guidi. «Poi c’è Apartamento, al sesto piano, un vero e proprio appartamento dedicato al design da collezione, storico e contemporaneo», prosegue Cerulli. «Qui, come in alcuni miei progetti di restauro conservativo precedente, il boutique hotel G-Rough a Roma e Casa Iris in Toscana, ho cercato di tirar fuori l’anima dello spazio, svelare gli strati di pittura sotto le pareti. Le tinte sono quelle che abbiamo cercato con BludiPrussia, sofisticato colorificio di Roma: abbiamo scelto Emente, di Anversa». Nel racconta di Cerulli, Lisa Corva coglie la ricerca di lampi di brillantezza nel passato. «Amo il design storico dagli anni Quaranta ai Settanta, soprattutto i Settanta: forse perché sono nata subito dopo. Mi piacciono i mobili di Alain Delon per Maison Jansen, i lampadari di FontanaArte e le luci della Vetreria Vistosi, lo specchio futurista Ultrafragola, disegnato proprio nel 1970 da Sottsass per Poltronova». Infine, Spazio Field, al piano nobile del Palazzo, ospita eventi, workshop, presentazioni di libri e riviste e una nuova area lounge con uno spazio dedicato alla ristorazione gourmet.

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