Nella Costa degli Dei lo strapiombo sul mare strega russi e americani
Tra il 2011 e il 2018 le presenze nella città calabra sono raddoppiate. Oggi il 60% dei turisti arriva dall'estero, da aprile a fine ottobre
di Giuseppe Chiellino
4' di lettura
«Allo spuntare del giorno scorsi la città, appollaiata su una roccia a picco proprio sopra le nostre teste. ..una piattaforma elevata e dominata da alte montagne… una terrazza molto ben coltivata e fertile. Abbondanti acque bagnano i bei giardini di aranci e di limoni da cui gli abitanti estraggono delle essenze che essi stessi portano in Francia insieme a delle coperte di cotone da loro coltivato e tessuto: industrie e attività molto rare nel Regno».
Il cuore di Tropea appare ancora così, come la descrive Dominique Vivant Denon, scrittore e antiquario francese vissuto a cavallo tra il ‘700 e l'800, nel Voyage pittoresque dell’abate del Saint-Non nel Regno di Napoli e di Sicilia pubblicato alla fine del XVIII secolo, un classico dell’epopea del Grand Tour dei viaggiatori stranieri in Italia.
La sua posizione, all’estremità dello sperone che a Sud del golfo di Lamezia si protende verso le Eolie e culmina nel Capo Vaticano, protetta dal monte Poro alle spalle e dallo strapiombo sul mare, la rende uno dei posti più affascinanti di tutta la costa tirrenica. E nei secoli l’ha tenuta al riparo da tanti nemici, esterni e interni, dal turismo di massa e dalla speculazione edilizia che tanti danni ha fatto altrove. Con la chiesa di Santa Maria dell’Isola e il suo isolotto ormai collegato alla costa, baluardo e insieme icona della città, Tropea è diventata un marchio, sinonimo di mare e di Calabria.
Intorno a questa cittadina di poco più di 6mila abitanti, con un passato le cui vestigia popolano le stradine ordinate del centro storico, tra chiese e conventi, in un territorio non particolarmente esteso è cresciuto un distretto del turismo balneare di qualità, la Costa degli Dei per il marketing, che da Pizzo a Nicotera si estende lungo quasi 70 chilometri di costa, tra calette e lunghi arenili, fino alle scogliere di Capo Vaticano. Le presenze sfiorano ormai i 2 milioni all’anno, in progressione costante negli ultimi dieci anni e con percentuali da capogiro: +99% gli arrivi a Tropea tra il 2011 e il 2018 secondo i dati dell’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria. Non meno sorprendente l’andamento negli altri comuni principali del distretto: +42% Ricadi-Capo Vaticano, +59% Zambrone. Altissima la percentuale di stranieri: a Tropea superano il 60%, con un effetto traino per tutta la costa, grazie a campagne di promozione internazionali e ad un’offerta turistica migliorata in modo tangibile, in quantità e qualità, e che riflette i progressi del settore turistico negli ultimi anni in tutta la regione.
È legittimo parlare di un successo su cui l’asse Tropea-Capo Vaticano svetta e di cui può essere considerato il principale artefice. Tedeschi, australiani, argentini, canadesi arrivano a queste latitudini mediterranee dove la stagione estiva può durare da aprile a fine ottobre. In parte ripercorrono, al contrario, le rotte dell’emigrazione calabrese.
«Quest'anno l'inizio è stato lento per via di un maggio freddo e piovoso – spiega il sindaco Giovanni Macrì, per tutti Nino, in carica da meno di un anno, avvocato e titolare di una struttura turistica – ma agosto è stato strepitoso. I tedeschi sono diminuiti attratti da altre destinazioni penalizzate negli ultimi anni, ma hanno preso il loro posto moltissimi russi. Da due anni a questa parte, poi, si è aperto un canale importante con gli Stati Uniti, grazie alla famosa classifica del New York Times che nel 2017 definì la Calabria una delle cinquanta mete turistiche imperdibili». Gli orizzonti, dunque, si allargano: «A gennaio saremo a New York per promuovere Tropea, in un evento dedicato proprio alle realtà come la nostra».
Una mano potrebbe arrivare dalla “Bandiera Blu”, il riconoscimento internazionale per le località che rispettano criteri di gestiome sostenibile del territorio, a cui Tropea intende candidarsi.
Ma l’obiettivo è anche diversificare puntado sulla cultura e sul patrimonio archeologico della regione con preziose carte da giocare, a cominciare dai Bronzi di Riace, nel museo di Reggio Calabria a poco più di un’ora di strada.
Di fronte a tanta ricchezza ritrovata, il sensibile termometro del mercato immobiliare non poteva non reagire. In 10 anni i prezzi medi delle abitazioni sono cresciuti di quasi il 28% (dati Agenzia delle entrate) a fronte di un andamento di segno opposto nella regione, a cominciare dal capoluogo, Vibo Valentia, ma anche di località balneari di pregio come Soverato, nel golfo di Squillace sullo Jonio, con quotazioni in calo di oltre il 20%.
Di recente un’ulteriore spinta è giunta anche dal rilancio del porto turistico che sta diventando un punto di riferimento per i diportisti che puntano verso Sud. Ma in una regione che è in coda alle classifiche europee per l’occupazione, a Tropea «si fa fatica a trovare personale qualificato nell’accoglienza, nella ristorazione e in generale nei servizi turistici».
Senza dubbio, dunque, si può parlare di un’isola di benessere in una delle aree più povere dell’Unione. Tuttavia, duole registrarlo, questo dato non trova conferma nei dati dell’Agenzia delle Entrate: il reddito procapite dei tropeani nel 2017 non superava i 14mila euro (13.825 euro), ben al di sotto della stessa Vibo e ai livelli di molti piccoli e piccolissimi comuni delle aree interne della Calabria. Non sorprende, dunque, la campagna a tappeto del comune per riscuotere l’imposta di soggiorno. «Incrociando i dati della Questura sulle presenze, quelli dei versamenti alle casse del comune e le disponibilità delle strutture ricettive rilevate sulle piattaforme online, nei primi sette mesi 2019 siamo riusciti ad aumentare questa entrata del 12,7%» dice - dati alla mano - il sindaco che conta di arrivare a +20% a fine anno.
loading...