Nella progettazione della luce i limiti sono utili: fanno immaginare l’impensabile
Come migliorare la vita negli spazi chiusi attraverso la luce artificiale: Carlotta de Bevilacqua, l’instancabile presidente e ceo del gruppo Artemide, racconta le sue ultime invenzioni brevettate.
di Cristina D'Antonio
3' di lettura
Carlotta de Bevilacqua non si stanca mai: principalmente, di inventare soluzioni per una permanenza più morbida sulla terra. Degli esseri umani, ma anche delle piante. Come possa riuscirci con una luce artificiale, è la sua missione di sempre: presidente e ceo del gruppo Artemide e presidente di Danese Milano, sale e scende dagli aerei – come accade il giorno di questo incontro – con mille appunti mentali e un faldone di progetti da trasformare in brevetti di invenzione. Sei nel 2021, due l'anno scorso, altri due nel primo trimestre del 2023. Alla Design Week milanese è arrivata con una coppia di progetti: Helgoland, riferimento al suo maestro di pensiero del momento, il fisico Carlo Rovelli, nonché isola tedesca del Mare del Nord, e Sylt, che è anche il nome di un'altra isola, ma più su, al confine della Germania con la Danimarca. «Voglio passarci del tempo», butta lì. Sulle isole o tra i buchi bianchi dell'ultima teoria di Rovelli? De Bevilacqua però è già oltre, immersa nella spiegazione: il primo è un faretto ultrapiatto capace di altissime performance, il secondo è un binario che si accontenta dello spessore di millimetri là dove i suoi competitor raggiungono i due centimetri. «La schiena è in acciaio armonico: volendo, si piega a mano». In sintesi: si potrà srotolare e stendere a piacimento per agganciare quasi qualunque luce, perché compatibile con moltissime lampade. In primis, quelle dei grandi nomi che collaborano con l'azienda: tra gli altri, Herzog & de Meuron e il loro Dreispitz, un nuovo sistema componibile che si adatta sia alla sospensione che alla parete. Mario Cucinella, che ha progettato Trilix, una lampada da tavolo e da interni che può diventare un bollard per il giardino. Dello studio BIG c'è l'ampliamento delle famiglie Vine e Veil. E Foster + Partners riprendono il discorso su Ixa. «Ho appena incontrato Kazuyo Sejima: confrontarsi e collaborare con gli architetti è sempre un'esperienza vitale. Mi interessa il loro punto di vista nella gestione dello spazio». Ma, soprattutto, le piace «la rete della cultura del progetto: con Artemide vogliamo portare il futuro nel presente, e per farlo ci serve dialogare con gli amici. Il tema non è mai semplicemente la genesi di una lampada, ma il confronto sul tema della luce, la sua efficienza, la distribuzione, i costi per l'umanità e il pianeta». È quello che Carlotta de Bevilacqua ama chiamare «il combinato di molte cose» – espressione ricorrente – per indicare l'approccio circolare, l'unione di intenti e di sforzi, la volontà di arrivare in posti che altri non considerano nemmeno mete possibili.
E questo spiega la determinazione messa nella comprensione di ciò che verrà: la sfera di cristallo in questo caso è lo studio, mischiato alla curiosità. Ha una lista di donne con cui le interessa interagire: tra queste ci sono Benedetta Tagliabue e Giulia Foscari, che è anche autrice della monumentale ricerca Antarctic Resolution (portata alla scorsa Biennale Architettura). «Il mondo è fatto di limiti. E i limiti sono la faccenda più interessante dell'architettura: solo partendo da lì riusciamo a progettare qualcosa che non esiste e che possa migliorare la qualità di vita delle persone. Con la luce, che è un'energia». Inesauribile, alla stessa stregua di Carlotta de Bevilacqua: dopo Pure Integralis, la tecnologia luminosa capace di sanificare le superfici dai microrganismi patogeni, è in arrivo CHD, la tecnologia che integra tre funzioni in una; la suddetta Integralis, quella che rispetta i cicli circadiani e il brevetto del 2010 per nutrire le piante. La felicità non è mai stata così a portata di mano.
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