Nella provincia di Cuneo, terra di banche locali per lo sviluppo delle Pmi
La zona ha resistito al processo di consolidamento degli istituti
e vanta un record di presenze: sportelli punto di riferimento per consulenze
di Filomena Greco
4' di lettura
Ha resistito al processo di consolidamento del sistema bancario italiano e oggi conta 11 tra banche locali e Casse di risparmio, oltre a una rete di fondazioni preziose per la “restituzione” ai territori di parte delle risorse che confluiscono in dividendi. La provincia di Cuneo fa del suo rapporto con la rete di banche locali un punto di forza per lo sviluppo economico del territorio. E da queste parti essere riusciti a mantenere una presenza forte di istituti di credito locali è un valore aggiunto. «L’Italia, a differenza di altri paesi – sottolinea Antonio Miglio, presidente della Cassa di Risparmio di Fossano – ha deciso che serviva consolidare e favorire le banche più grandi. Se guardiamo alla Germania, che ha 1.700 banche, o alla Francia, che ne conta tra le 600 e le 700, e le confrontiamo con il centinaio di istituti presenti in Italia c’è da chiedersi se siamo noi nel giusto o loro». Negli anni Novanta le banche locali erano 15, il numero e la struttura finanziaria negli ultimi trent’anni ha tenuto, «questo è servito a sostenere lo sviluppo industriale della provincia e della sua rete di Pmi» aggiunge Miglio. E non si tratta di una presenza “residuale”, schiacciata dai grandi gruppi, ma esattamente il contrario: «Lo dimostra il caso della Cassa di Risparmio di Fossano, tra gli altri, territorio nel quale sono presenti 16 istituti di credito ma la Cassa conta il 60% della raccolta e il 40% degli impieghi».
Sportelli e razionalizzazione
In realtà le ricadute dei processi di consolidamento nel comparto bancario si vedono anche nel Cuneese come sottolinea Carlo Ramondetti, direttore generale di Banco Azzoaglio: «Sul territorio – spiega – la fusione tra Intesa Sanpaolo e Ubi ha stravolto la geografia dell’intera provincia, con una riduzione della densità di sportelli per abitante, un valore che fino all’anno scorso è stato tra i più alti d’Italia, uno ogni settecento abitanti, un po’ come i macellai». Il vero tema sarà capire come questa riorganizzazione impatterà sui numerosi comuni. «I sindaci di molti dei 220 centri in provincia di Cuneo cominciano a ricevere richieste di copertura del servizio, istanze che poi arrivano a noi con altrettanta frequenza. Alcune valli, al confine con la Liguria, stanno cominciando ad accusare un impoverimento dei servizi bancari. La stessa pandemia ha dimostrato che la digitalizzazione è un percorso segnato ma lo sportello continua ad essere importante per servizi di consulenza e di assistenza, potenzialmente aumentati».
Nuove vocazioni
Meno operatività ma più servizi a valore aggiunto, questo il trend che spinge verso un cambio del modello di business che è tutto da costruire. In prospettiva, cosa faranno le banche del territorio? Occuperanno con nuovi sportelli gli spazi lasciati liberi dalle banche più grandi? «Devo distinguere due piani - risponde Ramondetti – sul modello classico di retail il problema c’è, i margini finanziari sono contenuti quindi l’approccio tradizionale è destinato a cambiare, una ulteriore razionalizzazione bisognerà farla. Discorso diverso invece per le banche private che devono andare verso una propria specializzazione». Per Banco Azzoaglio proprio durante la pandemia il focus sulle imprese si è radicato e il modello di riferimento è tornato ad essere quello della banca commerciale. «Abbiamo lavorato sul settore della consulenza d’impresa – racconta Ramondetti – e abbiamo strutturato un servizio per il credito agevolato a partire dalla gestione dei decreti sull’emergenza, una vocazione che abbiamo rafforzato grazie alla partecipazione in Anteos, società per la consulenza e la finanza d’impresa strutturata, nella convinzione che finita la fase di emergenza e di aiuti straordinari bisognerà ripensare i rapporti con le imprese e dotarsi di strumenti adeguati». In prospettiva anche il credito di filiera andrà ripensato e rafforzato nella fase post-pandemica, a cominciare proprio dal comparto dall’agricoltura, settore nel quale Cuneo può diventare una sorta di laboratorio per nuovi modelli di cooperazione sul fronte bancario e creditizio
Bcc e Casse rurali
Il mondo delle Bcc e delle Casse rurali conta 8 istituti con sede principale in provincia di Cuneo e filiali tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. A seguito della riforma del 2016 il comparto si è diviso in due: da un lato Banca Alpi Marittime e Banca d’Alba che fanno riferimento a Iccrea, tutte le altre Bcc del territorio si sono aggregate a Cassa Centrale. Secondo Sergio Marro, presidente della Federazione delle federazione Banche di credito cooperativo di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e presidente della Cassa Rurale di Boves, «Cuneo ha una tradizione, qui sono nate tutte le princiali banche di credito coorperativo dell’intera area. Non vedo necessità di ulteriori fusioni, abbiamo costituito i Gruppi con l’idea però di mantenere ognuno la propria autonomia e indipendenza. Ora siamo concentrati sul far funzionare bene i Gruppi, si tratta di un lavoro non semplice che sta iniziando a dare i propri frutti». La presenza di questo tessuto ha rappresentato un valore aggiunto per l’economia del territorio. «Nel panorama attuale restiamo una realtà tradizionale, è difficile pensare a come potrà evolvere il sistema del credito bancario nei prossimi anni, anche alla luce del cambiamento delle abitudini, ma per ora resistiamo e siamo in buona salute». Anche le Bcc sono cambiate però, aggiunge Marro, «e grazie a questa alleanza con le banche di secondo livello come Iccrea siamo in grado di offrire qualsiasi tipo di servizio, quello che non è cambiato è la richiesta da parte del tessuto economico di dialogo e di collaborazione che noi continuiamo a garantire».
Difficile dire come evolverà in futuro il sistema del credito cooperativo. Secondo Ramondetti il credito cooperativo va comunque verso una aggregazione “di fatto”. Le singole Bcc e Casse rurali restano autonome ma si sono associate nei due poli di Iccrea e Banca Centrale. «Si tratta di un processo che nei prossimi anni probabilmente porterà qualche consolidamento, anche se al momento non sono ancora emersi segnali chiari in questa direzione. Dal punto di vista strategico però l’aggregazione è stata fatta, le capogruppo vigilano sugli andamenti e pongono obiettivi e criteri di gestione. Ci immaginiamo che nel medio periodo ci sarà una polarizzazione intorno a queste due realtà».
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