Nella Russia indebolita dalle sanzioni crolla anche il mercato degli smartphone cinesi
Le spedizioni dei principali produttori cinesi di smartphone - Xiaomi, Oppo e Huawei - sono dimezzate dallo scoppio della guerra, scrive il Financial Times
di Biagio Simonetta
3' di lettura
La partnership fra Russia e Cina sarà anche solidissima, e la loro amicizia «senza limiti». Quello che succede nel mondo reale, però, racconta di una nuova fase fatta di difficoltà. Perché negli ultimi giorni, i maggiori produttori cinesi di smartphone stanno tagliando le loro spedizioni in Russia a causa del crollo del rublo e delle sanzioni occidentali. E questo nonostante le pressioni di Pechino per sostenere Vladimir Putin e l'economia russa.
L'isolamento finanziario della Russia, in sostanza, sembra talmente violento da non lasciare spazio ai rapporti privilegiati. Rapporti che non stanno proteggendo i gruppi cinesi dalle ricadute economiche di questa guerra. E chi credeva che la fuga dei gruppi occidentali dalla Russia (l'ultimo è McDonad's) potesse aprire nuove opportunità per le aziende cinesi nel mercato russo, si trova a dover fare i conti con una realtà diversa. Con un rublo talmente debole e un default così prossimo che spengono sul nascere ogni speranza di business.
Mercato appetitoso ma in crisi
Le spedizioni dei principali produttori cinesi di smartphone - Xiaomi, Oppo e Huawei - sono state dimezzate dallo scoppio della guerra, secondo fonti riportate dal Financial Times. I marchi cinesi rappresentano circa il 60% del mercato russo degli smartphone. E la sospensione delle vendite di Apple e Samsung in Russia, doveva aprire nuovi spazi. Invece l'indebolimento finanziario di Mosca pare stia avendo effetti pesantissimi. Le fabbriche cinesi che producono tecnologia di consumo, dagli smartphone ad altri gadget, negli ultimi anni hanno fatto leva sulla Russia per la loro crescita sul mercato estero. Un Paese da 140 milioni di abitanti è un piatto ricchissimo, del resto. E i numeri dicono che il commercio bilaterale ha raggiunto, nel 2021, il record di 146 miliardi di dollari, che rappresenta circa il 14% delle importazioni russe.
Rischio perdite
Ma mentre a causa dell'invasione russa in Ucraina, le società occidentali da (Nike ad Apple, fino a Netflix) si sono mosse per tagliare i legami con Mosca, il crollo del rublo ha reso la vita difficile anche alle aziende cinesi. Vendere prodotti alla Russia senza subire perdite è di fatto impossibile, oggi. «Sarebbe necessario fissare un nuovo prezzo ogni giorno, per scongiurare le perdite», ha detto Ivan Lam, analista di Counterpoint Research, aggiungendo che moltissimi distributori di smartphone russi hanno di fatto smesso di effettuare nuovi ordini presso i produttori cinesi a causa dei rischi sul cambio.
È un corto circuito finanziario, insomma, che – almeno seguendo le cronache di questi giorni - non pare consentire alla Cina di trarre vantaggio da questa brusca interruzione dei rapporti commerciali fra l'Occidente e la Russia. Anche perché la Russia sembra essere sull'orlo di un default.
Dall’auto al biomedicale, è incertezza
Intanto Great Wall Motor e Geely, due delle più grandi case automobilistiche cinesi, hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di sospendere le loro attività in Russia, provando a fare un segnale al mercato. Alcuni gruppi cinesi, vorrebbero mantenere le loro ambizioni a lungo termine nel mercato russo, nonostante le condizioni commerciali siano diventate insostenibili. «I marchi stranieri lasciano questo vuoto, ma i consumatori russi probabilmente non sono in grado di acquistare i prodotti cinesi che riempiranno quel vuoto», ha detto al Financial Times Tu Le, amministratore delegato di Sino Auto Insights.
E ne è testimone Wuhan Zoncare Bio-medical Electronics Co, un produttore cinese di apparecchiature mediche, che ha assistito all'annullamento di molti ordini da clienti russi poiché il divieto di Swift ha reso loro difficile effettuare pagamenti in dollari o euro. «Riteniamo che il mercato russo abbia molto potenziale e che il Paese avrà bisogno di prodotti cinesi più che mai dopo la guerra. Ma per ora, aspetteremo tempi migliori per entrare nel Paese» ha spiegato un dirigente dell'azienda.
La sensazione, insomma, è quella di una convivenza con l'incertezza. Diverse società cinesi hanno segnalato un maggiore utilizzo dei pagamenti in renminbi da parte dei loro clienti russi, senza però nascondere i problemi. Perché oggi, aprire un conto in renminbi presso la filiale della Bank of China di Mosca, è diventata un'impresa, a causa dell'aumento sproporzionato della domanda. Nelle prossime settimane, quando le sanzioni occidentali diventeranno più asfissianti, la tenuta dell'amicizia «senza limiti» fra Mosca e Pechino sarà messa a dura prova. Perché per ora l'asse commerciale sembra essersi fatto trovare impreparato.
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