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Nelle collezioni di Mercedes Benz non può mancare una berlina W116

Il modello unisce una qualità costruttiva oggi impensabile, e capace di emozionare, con spese di gestione più che affrontabili

di Vittorio Falzoni Gallerani

3' di lettura

Con il progetto W (Wagen) 116 nasce ufficialmente la S Klasse, un nome che è a tutt’oggi leggenda nel segmento delle berline di altissima gamma. Non che le precedenti W108 e W109 fossero state inadeguate nel loro ruolo di ammiraglie, ma si trattava comunque di vetture che, al di là delle loro piacevoli linee arrotondate e luminose, erano ancora strettamente imparentate con le precedenti “Heckflosse” (Codine) risalenti al 1959; al punto che le versioni derivate Coupé e Cabriolet rimanevano del tutto identiche.

Presentata al Salone di Parigi del 1972, in autunno, la nuova berlina era invece del totalmente nuova soprattutto a livello delle sospensioni che, posteriormente, abbandonavano il ponte ballerino a semiassi oscillanti a favore di una nuova struttura, sempre a ruote indipendenti, ma con bracci triangolari: un importante contributo alla sicurezza, in questo caso attiva, come sempre la stella polare dei progettisti della Mercedes Benz.

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Rispetto alle citate progenitrici è nuovo anche il motore a sei cilindri in linea M110 da 2,8 litri, visto per la prima volta l’anno precedente sulle più piccole W114 (le cosiddette /8); si tratta di uno dei motori più longevi nella storia della Casa di Stoccarda ed è anche unanimemente riconosciuto come uno dei migliori. Sulla W116 questa pregiata unità a doppio albero a camme in testa viene offerta in due versioni: una alimentata da un carburatore Solex per 156 CV per la 280 S e l’altra, alimentata ad iniezione elettronica sviluppante la bellezza di 185 CV, per la 280 SE.

Versione, quest’ultima, che forniva praticamente le stesse prestazioni dell’ammiraglia 350 SE, l’unica che ereditava tale e quale un motore dalla vecchia linea: il V8 da 3,5 litri accreditato di 200 CV; molto più assetato del sei cilindri forniva però sicuramente, soprattutto se accoppiato al cambio automatico, una dolcezza di marcia sconosciuta al più brillante sei cilindri. Il quale gradiva meno tale tipo di trasmissione e, infatti, disponeva di un quattro marce, anziché del tre marce dedicato al V8, in grado di distribuire meglio la minore coppia motrice disponibile.

La linea della nuova berlina denunciava al primo sguardo la paternità di quel Friederich Geiger che aveva disegnato la SL 107 nata l’anno prima e presentava anche visivamente quell’attenzione alla sicurezza cui si è accennato: un aspetto massiccio che lasciava trasparire la effettiva maggiore massa rispetto alle precedenti e già citate W108 e W109. Dovuta essenzialmente ai rinforzi alla scocca attorno all’abitacolo ed al superiore equipaggiamento essa suggerì quasi subito l’adozione di un motore ancora più generoso del 3.5, rivelatosi pressoché indispensabile nel caso degli esemplari a passo lungo (le SEL) e con retrotreno autolivellante, disponibili dalla primavera del 1973, e spesso full optional come richiesti dal mercato americano.

E’ così che viene utilizzato il V8 da 4,5 litri e 225 CV della 280 SEL 4.5 W108, avente una coppia motrice mostruosa come il consumo, dando vita a quelle 450 SE ed SEL che andarono ad occupare provvisoriamente il vertice della gamma W116. Diciamo provvisoriamente poiché nel 1975 lo stesso diavoletto che ispirò la creazione della 300 SEL 6.3 su base W109 nel 1968, ritornò in azione suggerendo di trapiantare anche sulla W116 il V8 M100 della Mercedes Benz 600, per l’occasione portato a 6,9 litri di cilindrata e 286 CV.

Dotata di sofisticatissime sospensioni idropneumatiche, questa Mercedes si rivelò un’automobile unica al mondo, capace come era di mettere in imbarazzo le Porsche 911 nelle partenze da fermo e contemporaneamente di trasportare quattro persone con un confort principesco; provandola per Quattroruote nel Marzo 1976, Paul Frère concluse il suo agiografico testo con questa frase: “un solo aggettivo può descrivere questa straordinaria vettura: è favolosa!”

Una definizione che fa comprendere l’attuale valutazione di uno di questi esemplari che, purché non sia in versione USA, a parità di condizioni è di circa il quadruplo di quella attribuibile alle altre versioni; che si posiziona sotto i ventimila Euro, importo, quest’ultimo, da prendere in considerazione solo in presenza di esemplari veramente impeccabili e con molti accessori (funzionanti si badi bene: sono macchine che hanno più di quaranta anni).

In tutti i casi ci pare di poter dire che si tratta di automobili che possono interessare principalmente i collezionisti Mercedes Benz, nella cui raccolta essa non può mancare, con la sola eccezione di qualche eccentrico appassionato con necessità di spostamenti piuttosto limitata ed extraurbana che, comperando una 280 per 10/12.000, 00 Euro si ritrova con un mezzo di trasporto personalissimo ed elegante. Potendo inoltre godere di una qualità costruttiva oggi impensabile, e capace di emozionare, con spese di gestione più che affrontabili.

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